Grandi Comuni, più tasse per sanare i conti in rosso: ecco la norma “salva-città”

La norma salva-deficit dà la possibilità (ma non alla Capitale) di aumentare l’Irpef

Sabato 7 Maggio 2022 di Luca Cifoni
Grandi Comuni, più tasse per sanare i conti in rosso: ecco la norma salva-città

Più tasse ai cittadini per risanare i conti, con l’aiuto del governo. I grandi Comuni in difficoltà potranno sottoscrivere un accordo per il ripiano del disavanzo ed evitare il dissesto. Ma solo a condizione di impegnarsi ad attuare una serie di misure di equilibrio finanziario, che vanno dall’incremento dello 0,2 per cento dell’aliquota dell’addizionale Irpef alla riduzione delle posizioni dirigenziali, con l’obiettivo finale di utilizzare al meglio i fondi del Pnrr e migliorare la qualità dei servizi.

Dunque si tratta di uno scambio offerto a queste amministrazioni, che nelle prossime settimane dovranno decidere se imporre ai propri cittadini un aggravio - certo non gradito - in nome di un bilancio in ordine.

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IL CAPITOLO

La norma “salva-città” (riguarda in realtà i capoluoghi di Provincia) è stata inserita nel capitolo del decreto energia dedicato proprio al sostegno agli enti territoriali e rappresenta la prosecuzione di misure analoghe alle quali al Mef ha lavorato la vice ministro Laura Castelli. Si tratta di un’opzione che i sindaci avranno a disposizione e che in prima battuta tocca essenzialmente 14 Comuni, quelli che nel 2020 hanno avuto un disavanzo pro capite superiore ai 500 euro. Sono dislocati principalmente nel Centro e nel Mezzogiorno: a parte Alessandria, si tratta infatti di Rieti, Frosinone, Chieti, Salerno, Avellino, Andria, Lecce, Brindisi, Potenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Agrigento e Nuoro. Il disavanzo da prendere in considerazione è quello del 2020 definitivamente approvato e trasmesso al 30 aprile alla Banca dati delle amministrazioni pubbliche presso il Mef. Si trovano al di sopra della soglia dei 500 euro per abitante anche Napoli, Reggio Calabria, Torino e Palermo che però, in quanto capoluogo di area metropolitana, rientrano in una normativa ad hoc inserita nell’ultima legge di Bilancio. Non è interessata invece Roma Capitale, che oltre ad avere regole a sé stanti ha un deficit pro capite più basso.

L’ELENCO

Quali impegni dovranno prendere i Comuni, se vorranno aderire all’offerta del governo? L’elenco è lungo e dettagliato. Si parte come detto dall’incremento dell’addizionale Irpef: 0,2 per cento in più, anche in deroga al tetto fissato a livello nazionale allo 0,8 per cento. Poi altre misure che ottengano un miglioramento pari ad almeno il 20 per cento del disavanzo da ripianare, da scegliere in un menu che comprende aumento di canoni di locazione e di concessione, incremento della riscossione anche tramite rateizzazione delle somme dovute, riduzione del 2 per cento delle spese generali e di gestione, piena attuazione delle misure di razionalizzazione delle società partecipate, riorganizzazione della struttura amministrativa con obiettivo prioritario di snellire le posizioni dirigenziali, riordino degli uffici per evitare doppioni, gestione unitaria dei servizi strumentali, contenimento della spesa per il personale in base alla riduzione delle posizioni, razionalizzazione degli spazi per risparmiare sugli affitti, nonché ulteriori misure decise dallo stesso Comune.

Ma non finisce qui: è richiesto un incremento degli investimenti da realizzare anche attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr. E il miglioramento della qualità, della quantità e della diffusione su tutto il territorio comunale dei servizi erogati alla cittadinanza andrà certificato attraverso un’apposita relazione annuale. Tutti gli impegni dovranno essere garantiti in anticipo, nel senso che la loro realizzazione, da verificare presso un apposito tavolo tecnico al ministero degli Interni, è condizione necessaria per poter sottoscrivere l’accordo. Al tavolo, cui partecipano anche rappresentanti del ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, potranno poi essere proposte opportune variazioni delle misure proposte dal Comune interessato.

IL CANALE

Insieme all’avvio del percorso di ripiano del disavanzo, i sindaci potranno usufruire anche della sospensione per due anni dell’eventuale dichiarazione di dissesto, con tutte le sue conseguenze. Il decreto - che deve ancora essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e quindi potrebbe subire ancora qualche modifica - prevede un canale alternativo per accedere alla procedura di ripiano: in questo caso il parametro non è più il disavanzo ma il debito, che deve essere superiore a 1.000 euro pro capite. Sono ugualmente richiesti l’incremento dell’addizionale Irpef e le altre misure di miglioramento dei conti. Come accennato, sono 18 i Comuni italiani che hanno un disavanzo maggiore di 500 euro per abitante. E 8 superano la soglia dei 1.000: si tratta di Napoli, (“primatista” con 2.674 euro) Reggio Calabria, Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Torino e Vibo Valentia.
 

Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA