Cereali, sì a nuovi granai: in Italia coltivabili altri 200mila ettari

Bruxelles toglie il vincolo del “riposo” obbligatorio ai terreni. Produzione aggiuntiva di 15 milioni di quintali di mais e grano

Giovedì 24 Marzo 2022 di Carlo Ottaviano
Sì a nuovi granai: in Italia coltivabili altri 200mila ettari

Diecimila e cinquecento ettari in Campania, 11 mila in Lombardia, 12.300 in Veneto, altri 17.544 in Piemonte e 20 mila in Emilia Romagna. Sono queste le regioni maggiormente interessate allo sblocco dei terreni a riposo per fronteggiare gli effetti della guerra in Ucraina e la mancanza di cereali e altre colture proteiche.

Nel Centro Italia, i dati approssimativi indicano circa 5 mila ettari nel Lazio e poco più di 3 mila in Abruzzo. Complessivamente nel Paese sono 200 mila gli ettari “liberati” dal vincolo del riposo permanente che pesa sul 5% delle superfici agricole. La decisione è stata presa ieri mattina a Bruxelles dalla Commissione UE «per consentire eccezionalmente e temporaneamente agli Stati membri di derogare ad alcuni obblighi del greening». 

Cambio di strategia

È di fatto un sostanziale cambiamento della Pac, la politica agricola comune, approvata solo pochi mesi fa e della strategia Farm to Fork. È quindi «consentita la produzione di qualsiasi coltura su terreni a riposo che fanno parte di zone ecologiche prioritarie nel 2022», pur garantendo il pagamento per le previste pratiche ambientali. In totale in Europa saranno così disponibili quattro milioni di ettari. «Una dimensione comparabile - ha detto il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski - all’intera superficie dei Paesi Bassi o alla superficie agricola della Repubblica Ceca: è molto importante per la produzione aggiuntiva di cibo, che è assolutamente necessaria nella situazione attuale». Il via libera al ripristino delle coltivazioni nei terreni a riposo - secondo le previsioni di Coldiretti - dovrebbe consentire una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. «Un quantitativo - secondo il presidente dell’organizzazione Ettore Prandini - che potrebbe aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività».

Minore dipendenza

L’Italia potrebbe così limitare la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà (47%) del mais per il bestiame, il 35% del grano duro per la pasta e il 64% del grano tenero per il pane. L’eccezionalità del momento e il fatto che già in aprile bisogna seminare i cereali, spinge a rendere il provvedimento immediatamente esecutivo. Questa è stata la chiave di lettura dell’incontro che in serata il ministro Stefano Patuanelli ha avuto con i vertici di Coldiretti. Tra gli altri provvedimenti in tema agricolo decisi ieri dall’Ue, anche l’attivazione della riserva di crisi Pac da 500 milioni (48 milioni per l’Italia), che gli Stati membri potranno cofinanziare al 200%, così come l’ulteriore quadro temporaneo sugli aiuti di Stato alle aziende in crisi.

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«Ma entrambe le misure - spiegano alla Cia Agricoltori Italiani - dipendono dalle risorse singole che ogni Paese metterà in campo e, quindi, potrebbero creare delle disparità nei sostegni al settore». Le decisioni di Bruxelles per l’Italia si traducono in una disponibilità di 195 milioni già nel 2022. «Tocca ora al dibattito parlamentare - precisa il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - proseguire su questa strada potenziandolo». Nel pacchetto anche lo stoccaggio delle carni suine; sistemi di monitoraggio per assicurare la continuità delle forniture. Non mancano le critiche a partire dalla soglia massima - 35 mila euro per le aziende agricole, 400 mila per le imprese alimentari - per gli aiuti previsti. «Misure inadeguate e troppi limiti burocratici», sintetizza Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 07:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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