Governo Meloni cosa farà, altro bonus bollette poi pensioni e fisco: le prime misure

Tra i primissimi interventi del governo la proroga degli aiuti per il caro energia. Manovra senza scostamento: 8 miliardi solo per adeguare gli assegni previdenziali

Venerdì 21 Ottobre 2022 di Andrea Bassi
Governo Meloni cosa farà, altro bonus bollette poi pensioni e fisco: le prime misure

Il tempo corre. E Giorgia Meloni sembra non volerne perdere. Anche perché i dossier lasciati sul tavolo dal governo Draghi sono molti e urgenti. A partire da quelli economici. Saranno proprio questi a dover essere affrontati per primi. Giancarlo Giorgetti, ministro in pectore dell’economia, li conosce già bene, visto che è stato uno dei principali ministri economici anche del governo Draghi.

Giancarlo Giorgetti, chi è il nuovo ministro dell'Economia e delle Finanze

Al Tesoro molto probabilmente sarà affiancato da Federico Freni come sottosegretario, che pure ha lavorato fino all’ultimo minuto ai decreti emergenziali.

Al ministero dell’Economia dovrebbero arrivare anche Maurizio Leo come vice ministro con la delega al Fisco, il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, come sottosegretario in quota Forza Italia e Alessandro Colucci, in rappresentanza di Noi Moderati, la gamba centrista di Maurizio Lupi. 


I PRIMI PASSI

L’impegno più immediato, sarà l’approvazione di un decreto “bollette” o, in alternativa, l’uso del decreto aiuti ter in discussione in Parlamento, per prorogare gli aiuti a famiglie e imprese. Fino ad oggi il governo Draghi ha speso quasi 66 miliardi per proteggere imprese e famiglie, almeno in parte, dall’aumento dei prezzi dell’energia. Senza queste risorse, ha spiegato la Banca d’Italia, l’inflazione sarebbe salita di un altro punto. Dunque la Meloni e Giorgetti ripartiranno proprio da qui, dalle bollette. Una parte delle misure emergenziali scadranno a novembre. Nell’ultimo consiglio dei ministri, Mario Draghi ha prorogato lo sconto sulle accise di benzina e diesel fino al 18 novembre. Lo scudo dovrà essere ulteriormente allungato per evitare un rincaro immediato di 35 centesimi per gli automobilisti. Ma a fine novembre verranno meno anche gli aiuti contro il caro bollette per le imprese. Si tratta del credito di imposta fino al 40 per cento sui costi energetici pagati dalle aziende ed estesi nell’ultimo decreto aiuti anche a bar e ristoranti con consumi a partire da 4 chilowattora.

 

In realtà quello del credito di imposta è un meccanismo che non piace molto alle imprese per la difficoltà di “monetizzare” lo sconto fiscale con il sistema bancario. Ma dato il poco tempo a disposizione, è probabile che venga riconfermato così com’è. Come pure il bonus alle famiglie con redditi bassi per fronteggiare il caro-energia. Il governo Draghi ha approvato due erogazioni. La prima di 200 euro per chi dichiara fino a 35 mila euro di reddito, è stata pagata a luglio. La seconda di 150 euro per chi dichiara fino a 20 mila euro di reddito, sarà pagata a novembre. Nel prossimo decreto sarà introdotta una misura simile che sarà, molto probabilmente, pagata a dipendenti, pensionati e autonomi nel mese di dicembre. L’importo non dovrebbe discostarsi troppo da quelli decretati dal governo Draghi, ma molto dipenderà dalle risorse a disposizione. Per quest’anno nei conti pubblici, grazie al buon andamento delle entrate, c’è un “tesoretto” da 10 miliardi. Per spenderlo, però, sarà necessario farsi approvare dal Parlamento una deviazione dal deficit come del resto ha già fatto Draghi per i precedenti decreti aiuti.

LE RISORSE

Probabile anche che il nuovo governo decida di non impiegare tutte le risorse (potrebbero bastarne la metà per il decreto di novembre) per lasciare un po’ di fieno in cascina per la manovra di bilancio che sarà il vero banco di prova. Per il prossimo anno serviranno almeno 40 miliardi e, al momento, disponibili ce ne sono la metà. C’è da coprire l’adeguamento alle pensioni che costa almeno 8 miliardi. Ci sono da finanziare anche per il prossimo anno le misure sulle bollette, che costano 14 miliardi ogni tre mesi. C’è da fronteggiare l’aumento del costo del debito pubblico. E ci sono i contratti dei dipendenti pubblici da rinnovare, per i quali servirebbero 10 miliardi. Senza contare alcuni impegni presi in campagna elettorale da onorare, come una nuova flessibilità in uscita per evitare che dal primo gennaio del prossimo anno si torni alla legge Fornero. Pur volendo rimandare qualche dossier, servirà una manovra da almeno 30 miliardi. Da finanziare, è la sfida, senza scostamenti di bilancio. Ma nelle prossime settimane il governo Meloni dovrà occuparsi a tempo pieno anche dell’attuazione del Pnrr. Per ottenere la rata di 21,9 miliardi entro fine anno andranno raggiunti tutti e 55 gli obiettivi previsti. Trentadue sono stati già raggiunti e altri 21 sono in linea. Ma per due il lavoro non sarà semplice: l’attuazione della legge sulla concorrenza e della fine del mercato tutelato del gas. Quello che solo qualche giorno fa l’Arera ha chiesto di mantenere in vita. 

 

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci