Gigafactory tricolori, parte il cantiere: dal Pnrr c'è un miliardo, per l'Italia è una grande opportunità

Domenica 21 Agosto 2022 di Giorgio Ursicino
Una gigafactory della ACC

Gigafactory, nuova frontiera dell’industria mondiale.

Mentre ancora covano sotto le ceneri le polemiche per lo stop in Europa nel 2035 alla vendita di tutte le auto a motore endotermico, i grandi costruttori del settore ed i nuovi players hanno iniziato da tempo la riconversione totale. Non basta. La nuova mobilità sostenibile, e quindi elettrica, aprirà molte opportunità e il nostro Paese ha l’industria e la tradizione adeguate per sfruttare questo enorme filone. Un bacino dal quale attingere risorse è sicuramente il Pnrr, quanto già previsto ed ulteriori risorse che potrebbero liberarsi con una rimodulazione del piano: ipotesi molto gettonata in questa fase di campagna elettorale. Alle gigafactory si dovranno affiancare le attività che l’automotive del futuro richiede per le quali siamo colpevolmente carenti.

Aumenterà la richiesta di chip ed è pronto a decollare l’investimento dalla multinazionale americana Intel che ha deciso di destinare 5 miliardi all’Italia. Sfruttando la presenza di Stellantis, uno dei giganti globali, si potrà entrare anche nel business dei semiconduttori, direttamente o attirando le “tigri” orientali che hanno in mano buona parte del business planetario. L’Ue ha previsto risorse per 15 miliardi che dovranno portare il continente a raggiungere almeno il 20% della produzione mondiale. Per il momento nel nostro Pnrr c’è 1 miliardo, ma il nuovo esecutivo dovrà fare molto di più per inserirsi in un comparto tanto ricco che genererà Pil aggiuntivo e posti di lavoro. Intanto le case automobilistiche stanno trasformando i loro stabilimenti da termici ad elettrici per realizzare le nuove vetture altamente innovative, ma la grande novità è la nascita delle gigafactory che prima non esistevano e rappresenteranno il valore aggiunto primario.

In questo quadro l’Italia figura in coda alla classifica dei paesi industrializzati ed automobilisticamente evoluti, anche se ora sembra salita sull’ultimo vagone del treno per non restare fuori dai giochi. Dunque, tre o quattro gigafactory nel 2030 dovrebbero essere operative anche nella Penisola, sebbene le realtà più strutturate hanno i centri di comando all’estero dove si effettua anche la ricerca avanzata. L’iniziativa ormai certa è promossa da Stellantis, il gruppo transatlantico che ha illustrato tutte le fasi del progetto “batterie” e si è impegnato ad investire 2,3 miliardi che verranno affiancati ai 370 milioni dello Stato. In realtà la gigafactory non sarà di totale proprietà di Stellantis che però sarà il principale “cliente”, dovendo soddisfare la produzione italiana nei prossimi anni.

La società che controlla la futura gigafactory di Termoli, in provincia di Campobasso, che nascerà in un ex sito Fiat e poi FCA - si chiamerà ACC - è una gigantesca start up voluta dall’asse franco-tedesco pochi anni fa. All’inizio era una jount venture paritetica voluta dell’Eliseo fra Total Energies e PSA estesa poi a Berlino con l’ingresso in società (un terzo ciascuno) di Mercedes-Benz. La gigafactory di Termoli sarà controllata e gestita da ACC che ne ha altre due in Europa, a Billy-Berclau Douvrin, in Francia, e Kaiserslautern, in Germania. A regime i tre impianti dovrebbero avere caratteristiche simili per un capacità di 40 GWh l’anno ciascuno. Quest’anno e la prima metà del prossimo serviranno per il lavoro di preparazione e progettuale, i lavori veri e propri dovrebbero partire nell’autunno del 2023.

Contemporaneamente ci sarà la riduzione dell’attuale attività di motori a benzina e trasmissioni, un processo che partirà nel 2024 per avere il totale stop della produzione nel 2026. Nello stesso periodo partirà una prima linea di batterie agli ioni di litio che verrà completata da una seconda nel 2028. La piana attività dell’impianto è prevista nel 2030 con l’impiego di 2mila addetti e parte della produzione verrà esportata. Le altre gigafactory in programma nel nostro Paese sono quelle della Italvolt nell’ex stabilimento Olivetti di Scarmagno che ha visto il coinvolgimento della Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e i comuni di Scarmagno, Romano Canavese e Ivrea.

L’impianto si rivolgerà al mercato, avrà una capacita importante di 45 GWh e 3mila addetti. Più piccolo il progetto in Campania, a Taverola, dove nell’ex fabbrica Whirlpool, 670 operai dovrebbero realizzare una produzione di 8 GWh, potendo contare sui 417 milioni resi disponibili dall’Ue. Per il momento sono rumors che vorrebbero l’interesse del gruppo Volkswagen nella Motor Valley dove hanno già realtà industriali strategiche come Lamborghini e Ducati.

Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 20:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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