Francia, Spagna, Grecia. E la Germania in avvicinamento costante. In Europa si costruisce un consenso ampio sul tetto al prezzo del gas all’ingrosso proposto dall’Italia. L’obiettivo è di vincere le ultime resistenze, in particolare olandesi, e fare presto, per arrivare a una decisione prima dell’estate. La discussione sull’energia non era inserita formalmente all’ordine del giorno del summit dei leader che si è aperto ieri a Bruxelles, dominato dalla concessione dello status di Paesi candidati a Ucraina e Moldavia e dalla questione allargamento, ma ha finito per monopolizzare gli incontri bilaterali, a cominciare da quello tra Mario Draghi e Emmanuel Macron, così come gli scambi a latere fra i capi di Stato e di governo.
Crisi del gas, corsa al carbone. Terza proroga al taglia-bollette
Fino a essere messa nero su bianco in un nuovo rafforzato paragrafo nel capitolo delle conclusioni del vertice dedicato all’economia di cui si parlerà oggi nel secondo giorno di summit: nel testo, la Russia viene accusata di usare non solo il grano, ma pure le forniture di gas come «un’arma» d’aggressione, facendo aumentare i prezzi e continuando a incassare i pagamenti nonostante la parallela riduzione dei volumi.
L’OBIETTIVO
Dietro c’è un piano preciso: chiedere al presidente del Consiglio europeo Charles Michel (a cui spetta la decisione finale) la convocazione di un nuovo summit straordinario entro metà luglio - come prevede la proposta avanzata dall’Italia e sostenuta, tra gli altri, anche da Parigi e Atene -, così da accelerare sul dossier e mettere pressione all’esecutivo Ue in modo che presenti lo studio di fattibilità sul “price cap” temporaneo da mettere in campo in caso di interruzione delle forniture di gas prima di quella data. I leader tornano quindi a incalzare la Commissione, ricordando il mandato di tre settimane fa: è il riferimento, mediato, al tetto temporaneo discusso allo scorso vertice tra le possibili misure per contenere i prezzi dell’energia e mantenerli accessibili per tutti. «I tagli di Gazprom non sono passati inosservati», facevano notare fonti diplomatiche alla vigilia del summit, spiegando che l’istituzione di un tetto al prezzo del metano sarebbe un’iniziativa non solo per frenare la speculazione e le quotazioni alle stelle, ma pure per tornare a colpire Mosca con un provvedimento che, in fin dei conti - evidenziano a Bruxelles -, segue lo spirito delle sanzioni adottate finora per porre un freno alle entrate della Russia. Non tutti gli esecutivi sono però a bordo, e la tela diplomatica continua a essere intessuta.
LE POSIZIONI
La Germania, dopo settimane di scetticismo, sarebbe ora disponibile a valutare il “price cap” (Draghi ha insistito sul punto con Olaf Scholz una settimana fa, durante il viaggio a Kiev), ma in particolare i Paesi Bassi, spalleggiati dal Lussemburgo, si fanno notare tra coloro che puntano ancora i piedi.
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