Gas, dal Tap più metano: nuova spinta al "piano Mattei"

I flussi dall’Azerbaigian saliranno da 10 a 20 miliardi di metri cubi

Lunedì 13 Febbraio 2023 di Giusy Franzese
Gas, dal Tap più metano: nuova spinta al "piano Mattei"

 Puntare a «una totale eliminazione del gas russo». Giorgia Meloni e i suoi ministri economici lo hanno detto più volte durante le missioni in Africa che hanno caratterizzato l’azione del governo in questa prima fase del 2023. Diversificare le fonti e le forniture, è la parola d’ordine per fare in modo che mai più il nostro Paese si ritrovi a essere “ostaggio” di altre potenze straniere, come è accaduto dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Una strategia avviata dal governo Draghi e implementata dal governo Meloni.

Già attualmente le forniture di gas dalla Russia verso l’Italia si attestano, a seconda dei giorni, tra l’8 e il 11% del totale dell’import di gas. Niente a che vedere con il 40% del periodo pre guerra in Ucraina. 

Ora è tutto più bilanciato: in media il 22/23% del nostro import arriva dai rigassificatori, il 20% dal Nord Europa, il 30% dall’Algeria, il 5% dalla Libia, il 12% dall’Azerbaigian. Ma si può fare di più. Il “piano Mattei” per l’Africa, lanciato dalla Meloni, ha ambizioni più grandi: punta a far diventare lItalia hub energetico del Mediterraneo per tutta l‘Europa. Attraverso le nostre coste dovrà transitare gas a sufficienza non solo per coprire il fabbisogno annuale interno (attualmente circa 72 miliardi di metri cubi) ma anche per esportarlo verso altri Paesi. Il piano, da attuare al massimo nell’arco della legislatura quindi in cinque anni, punta a far passare in Italia 140 miliardi di gas. 

LA SFIDA

In questo contesto avrà un ruolo sempre più rilevante il Tap, il gasdotto lungo 878 km che trasporta il gas estratto in Azerbaigian fino in Puglia nel comune di Melendugno (Lecce). La sfida sarà raddoppiare la quantità di gas trasportata: dagli attuali 10 miliardi annui di metri cubi a 20. È con questo target in testa che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è atterrato ieri sera a Baku capitale dell’Azerbaigian, dove a partire da oggi incontrerà i massimi vertici istituzionali del Paese a cominciare dal presidente della Repubblica fino ai ministri dell’Energia e dell’Economia. 

Il raddoppio dei flussi di gas trasportati con il Tap, ovviamente è soltanto uno dei tasselli di una strategia complessiva che comprende più gas estratto al largo delle nostre coste, più rigassificatori, incremento delle forniture dall’Algeria e dal resto dell’Africa. La sola produzione nazionale, attualmente ferma a 7 miliardi di metri cubi, potrebbe salire a 50 o, secondo alcune stime, anche a 80 miliardi di metri cubi. Coprendo così l’intero fabbisogno nazionale. L’Algeria dal canto suo, già oggi il primo paese fornitore di gas per l’Italia, può contare su circa 160 miliardi di metri cubi di giacimenti. La Libia, che a causa delle vicende interne ha ridotto drasticamente il suo contributo, può contare, a sua volta, su oltre 50 miliardi. 

I RIGASSIFICATORI

«Anche con il raddoppio del Tap serviranno i rigassificatori», ha spiegato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. «Sono le nostre riserve di sicurezza per non rimanere a secco». E a vedere l’andamento degli stoccaggi di gas in effetti è difficile dargli torto: in base all’ultima rilevazione della piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (all’8 febbraio 2023) l’Italia è al 67% della capacità complessiva, sotto la media Ue (68%) e in discesa di mezzo punto rispetto alla rilevazione di due giorni prima. La Francia sta peggio di noi (-1 punto) al 57,41%. E sono in calo anche le riserve in Germania (-0,75%), ora a quota 74,71%. È l’effetto freddo che ha colpito l’Europa nelle ultime settimane. 

«Dobbiamo cominciare a ricostruire le scorte di gas per l’anno 2023-2024» ha ammesso Pichetto Fratin. Che sottolinea: «L’entrata in funzione del rigassificatore di Piombino dà la garanzia ulteriore di riuscire ad arrivare a ottobre con le scorte oltre il 90%». La nave galleggiante di Piombino sarà pronta a maggio. Poi, nel 2024, sarà operativo il rigassificatore di Ravenna. Nel piano del governo c’è anche l’intenzione di riavviare al più presto, con un patto sul territorio, il cantiere per i due rigassificatori del Sud autorizzati e bloccati da decenni: quello di Porto Empedocle, dell’Enel, capace di trasportare 8 miliardi di metri cubi, e quello a Gioia Tauro di Sorgenia e Iren tra gli 8 e i 12 miliardi di metri cubi.

Ultimo aggiornamento: 08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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