Il monopolista di Stato russo Gazprom torna a chiudere da questa mattina i rubinetti del gasdotto Nord Stream (la condotta che porta il metano in Germania) per tre giorni di lavori di manutenzione programmata, proprio mentre in Europa si accelera per elaborare un piano in due tempi contro il caro-energia e, in Italia, Mario Draghi rivendica quanto fatto per fronteggiare questa crisi.
IL PIANO
Un vertice da cui, appunto, ci si aspetta di uscire con un piano ben definito. E cioé da subito, per cominciare, con l’adozione di interventi emergenziali e straordinari. Come un tetto temporaneo al prezzo del gas, ma solo quello che viene usato per produrre corrente elettrica, la via maestra per allentare la pressione sulle bollette per famiglie e imprese. Un’ipotesi, questa, su cui si sarebbe registrata l’apertura di massima della Germania. «Abbiamo notevoli problemi da risolvere e una serie di possibilità per influenzare i prezzi», ha detto ieri il vicecancelliere tedesco Robert Habeck, confermando di aver contattato i suoi colleghi titolari della Transizione ecologica e dell’Energia. Sul price cap, tra l’altro, è arrivato ieri l’endorsement del leader dei popolari europei, il bavarese Manfred Weber, in visita a Roma per sostenere il centrodestra: «La proposta di Draghi va nella giusta direzione della solidarietà europea», ha chiosato dalla Stampa estera. Un’apertura - raccontano - che era stata richiesta con insistenza nei giorni scorsi da Forza Italia per permettere al leader Silvio Berlusconi di affiancare il premier nella battaglia europea.
Se poi effettivamente Berlino si allineerà al Sud Europa nella messa a punto di un tetto temporaneo al gas impiegato nella generazione di elettricità, allora sarà più difficile per l’Olanda rimanere sulle barricate. Anche perché, in parallelo, a Bruxelles è stato rotto il tabù della riforma del mercato dell’energia elettrica, un punto su cui la Spagna di Pedro Sánchez (che ieri ha incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz) ha costruito una solida alleanza dell’Europa mediterranea, insieme a Italia, Grecia e Francia: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha chiarito la volontà di gettare le basi per una più strutturale revisione delle regole che consenta di slegare la definizione del costo dell’elettricità da quello del gas (l’ultima fonte che entra in funzione per soddisfare la domanda), così da ristabilire il legame diretto con le fonti comparativamente più economiche come le rinnovabili e, dove presente, il nucleare.
Questa misura legislativa, tuttavia - ha confermato ancora ieri la Commissione europea - richiederebbe tempo e non entrerebbe in vigore prima del prossimo anno. È lungo queste due direttrici, in sostanza, che si muove il lavoro dei tecnici dell’esecutivo Ue e degli sherpa degli Stati membri in vista della riunione straordinaria dei ministri dell’Energia del 9 settembre, che dovrebbe essere anticipata di qualche giorno dalla pubblicazione, da parte della Commissione, di una serie di proposte su come affrontare la crisi energetica. «I prezzi dell’energia stanno battendo record dopo record. Le conseguenze per le famiglie e le imprese non sono sostenibili; dobbiamo affrontare questo problema insieme e con urgenza», è tornata a ribadire ieri von der Leyen, parlando dal “Baltic Sea Energy Security Summit”, in Danimarca, da dove ha pure annunciato che la media del riempimento delle riserve sotterranee di gas nell’Unione ha raggiunto il target dell’80%, l’obiettivo vincolante al 1° novembre pattuito in Europa nei mesi scorsi. E nel colloquio con Scholz, Sánchez ha ricordato la necessità di migliorare l’interconnessione della penisola iberica, in cui si concentra il 30% della capacità di rigassificazione di tutta l’Europa, al resto del continente. Anche attraverso il progetto di gasdotto sottomarino che colleghi Barcellona a Livorno.