Mosca stacca il gas all'Europa. Niente forniture di metano se restano le sanzioni

La Russia accusa l’Occidente: «Colpa vostra il blocco dei flussi»

Lunedì 5 Settembre 2022
Gas, prezzo vola a 275 euro dopo lo stop a Nord Stream. In netto rialzo anche il petrolio
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 La chiusura dei rubinetti russi del gas? «Tutta colpa delle sanzioni dell’Occidente» ha dichiarato ieri il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Come dire, a «Canada, Europa e Regno Unito» paesi che sono stati espressamente citati: chi è causa del suo male pianga sé stesso. Ma in realtà le sanzioni cominciano ad avere un impatto forte anche sul fronte interno della Russia. Venerdì scorso Mosca ha confermato lo stop ai rifornimenti di gas alla Germania via Nord Stream a causa di un problema tecnico: un guasto all’ultima turbina ancora in funzione. Da allora il “turbinagate” è diventato, almeno nel racconto di Mosca, l’esempio più lampante dell’effetto nefasto delle sanzioni sul mercato dell’energia, un effetto boomerang che si ritorcerebbe contro gli stessi sanzionatori. Secondo Peskov, infatti, la turbina Siemens inviata in Canada per riparazioni non può più essere re-importata in Russia. La turbina in questione è arrivata in Germania: Berlino assicura che è in realtà la Russia a bloccare la restituzione del pezzo. 

Per il Cremlino, ovviamente, una soluzione a tutti i problemi c’è: attenuare, se non rimuovere, le sanzioni decise dell’Occidente. «Non c’è nessun dubbio – ha precisato il portavoce ad un cronista di Interfax – le sanzioni impediscono la manutenzione delle unità». Peskov ha anche colto l’occasione per respingere in modo categorico «i continui tentativi dell’Occidente di far ricadere sulla Russia la responsabilità di una situazione che si è a tal punto degradata: è normale che si producano dei guasti nel funzionamento del gasdotto, e questo provoca naturalmente l’interruzione dei flussi».

Fino ad oggi le istituzioni russe hanno sempre sdrammatizzato gli effetti delle sanzioni sul fronte interno. A ferragosto la banca centrale russa prevedeva una ripresa già dal prossimo anno, con un tasso di crescita nel 2025 fino al 2,5 per cento. Meno fulgido l’avvenire contenuto invece in un rapporto interno finito il 30 agosto sul tavolo di una riunione a porte chiuse di alti funzionari dello Stato di cui l’agenzia Bloomberg è riuscita a visionare una copia.

IL RAPPORTO

Secondo i dati in mano al Cremlino, l’anno prossimo non sarà il trampolino della ripartenza, ma, al contrario, l’economia della federazione andrà incontro ad una «accelerazione della contrazione». Nessuna ripresa in vista in base a questi dati, che prendono in conto l’impatto delle sanzioni: la Russia, così è scritto, potrebbe trovarsi ad affrontare «una recessione più lunga e profonda del previsto, con l’estendersi delle sanzioni americane ed europee, penalizzando i settori su cui il paese ha fatto affidamento per anni per alimentare la sua economia». Già due settimane fa il New York Times citava dei dati che evidenziavano quanto le sanzioni cominciassero ad avere un impatto perfino nel settore più che mai strategico dell’industria della difesa, con il quasi arresto (una riduzione del 90 per cento) delle importazioni di tecnologie avanzate. 

Sono diversi gli scenari ipotizzati dal rapporto interno sull’economia della Russia riportato da Bloomberg. Il primo, quello “inerziale”, vede l’economia toccare il fondo il prossimo anno con l’8,3% di sotto al livello del 2021, mentre lo scenario “di stress” prevede un minimo nel 2024 all’11,9% sotto il livello dell’anno scorso. Tutti gli scenari prevedono comunque che la «pressione delle sanzioni si intensificherà e probabilmente altri Paesi si uniranno ad esse con l’Europa che si allontana dal petrolio e dal gas». A giugno la Russia è stata per la prima volta dal 1918 in default sul suo debito in valuta estera. Il default è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni Anche se l’evento ha avuto una valenza più che altro simbolica, resta un colpo al prestigio e anche un concreto segnale di allarme. 

Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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