Gas e petrolio, prezzi impazziti per la guerra in Ucraina: alta tensione sulle scorte

Il gas è arrivato a sfiorare 200 euro per megawattora, con rincari del 50%

Giovedì 3 Marzo 2022 di Roberta Amoruso
Metano e petrolio, prezzi impazziti: alta tensione sulle scorte
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Il gas vola fino a toccare il +60% in un colpo solo. Il petrolio corre verso quota 120 dollari a barile. E i prezzi delle materie prime, mais e grano in testa, sono letteralmente impazziti. L’impressione è che anche i mercati abbiano capito improvvisamente ieri che potrebbe essere davvero vicino il punto del distacco totale dalla Russia.

E quindi anche dal suo metano e dal suo petrolio, visto che di fatto è congelato almeno il 70% dell’export di greggio russo. Il primo segnale importante è arrivato ieri mattina proprio dal gas.

I contratti future ad Amsterdam sono arrivati dove non erano arrivati mai finora, a quota 194 euro per megawattora, oltre il picco di dicembre e a un passo da quella che è considerata la linea del Piave per il gas, i 200 euro per megawattora. a fine giornata il prezzo è arretrato a quota 174 (+42%). Ma oggi si aspetta un’altra giornata di fuoco, a caccia di forniture alternative a quelle russe. Mentre uno ad uno i big dell’energia hanno fatto un passo indietro dalle partecipazioni in Russia.

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IL PIANO 

Del resto lo stop delle forniture da Mosca, man mano Un passaggio cruciale al quale tutti i Paesi Ue si stanno preparando da giorni con piani ad hoc di emergenza. Lo sta facendo più degli altri l’Italia, che dipende per quasi il 45% dal gas russo. E lo fa riempendo gli stoccaggi alla velocità della luce. «Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi», ha detto due giorni fa il premier Draghi. Non c’è dunque rischio di rimanere a secco, per ora. Si sta già materializzando, però, il rischio di una nuova esplosione delle bollette per famiglie e imprese. Qualcosa di cui il governo intende tenere conto a dovere nel definire i sostegni in arrivo.

Del resto, non è soltanto una questione di gas e luce. La morsa delle sanzioni alla Russia ha fatto schizzare ieri anche il prezzo del petrolio Wti a New York. Ad alimentare le pressioni è arrivata la decisione dell’Opec di ignorare gli effetti della guerra. L’alleanza di 23 nazioni produttrici di petrolio, inclusa la Russia, guidata da Arabia Saudita ha infatti riconfermato per aprile il piano di aumenti graduali della produzione pari a solo 400.000 barili al giorno. Il petrolio è salito fino a 113 dollari al barile. E Paesi come la Germania e l’Italia hanno sbloccato parte delle riserve nazionali di greggio. Il nostro Paese contribuirà invece alla proposta dell’Aie per calmierare i prezzi con poco più di 2 milioni di barili.

Si aggrava anche il bilancio dei rincari delle materie prime agricole. Il grano ha raggiunto i massimi da 14 anni a 33,3 centesimi al chilo mentre il mais è balzato fino ai massimi dal 2013 (+1,79% a 738 dollari). La buona notizia è invece il rimbalzo delle dei principali listini europei, in scia con Wall Street. Per Milano il recupero è stato dello 0,7% nel terzo giorno di chiusura consecutiva per la Borsa Mosca. A spingere Wall Street al rally sono state le parole rassicuranti di Jerome Powell sul fronte dei tassi Il numero uno della Fed si à detto «incline a sostenere» un aumento dei tassi di un quarto di punto in marzo e a mantenere una certa «cautela» dopo l’invasione dell’Ucraina che ha «un impatto altamente incerto sull’economia». Non ci sarà dunque l’atteso aumento di 50 punti base temuto dai mercati. Tanto per confermare una prudenza attesa a questo punto anche dalla Bce.

Ultimo aggiornamento: 19:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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