Gas, il piano di Bruxelles inguaia l'Italia: i possibili effetti sul PIL

Martedì 9 Agosto 2022
Gas, il piano di Bruxelles inguaia l'Italia: i possibili effetti sul PIL
(Teleborsa) - La strategia messa a punto da Bruxelles sul fronte dell'approvvigionamento energetico per i Paesi membri rischia di complicare non poco i piani di ripresa per il nostro Paese.



E' quanto emerge dall'ultimo studio internazionale condotto da professori di alcune università europee, tra i quali Marco Mele e Cosimo Magazzino, di recente pubblicato rivista di settore "Energy Reports", stando al quale ci sarebbe una strettissima correlazione tra consumi energetici e crescita del PIL al punto da "influenzare" lo stato di salute di un Paese indirizzandone la prosperità socio-economica.

Prendendo in considerazione una forbice temporale piuttosto ampia, in particolare dal 1926 al 2008, lo studio indaga la relazione bidirezionale tra consumo di energia e crescita economica per l'Italia.

"L'analisi - si legge - dimostra che se si prendono in considerazione intervalli temporali molto brevi e le relative bande di frequenza, gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del Pil sono evidenti. Pertanto una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del Pil del Paese".



"Dimostrati gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del Pil, possiamo affermare che una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del Pil dell'Italia che va da 2,61–2,85 anni a un massimo di 3,5 anni. Quindi, una riduzione di gas – così come prospettato dal Consiglio UE – avrà quasi sicuramente un effetto avverso sulla ripresa economica del nostro Paese che verrà scontata nei prossimi anni".

Intanto, proprio nelle scorse ore è arrivato il via libera formale al regolamento del Consiglio Ue per il risparmio del consumo di gas nel periodo che va dal primo agosto al 31 marzo 2023. Il piano prevede la riduzione volontaria del 15% della domanda di gas naturale per questo inverno.

Il regolamento prevede la possibilità per il Consiglio di lanciare un "allerta" sulla sicurezza dell'approvvigionamento, nel qual caso la riduzione della domanda di gas diventerebbe obbligatoria. Il via libera formale è arrivato con la conclusione della cosiddetta procedura scritta che ha visto i sì da parte di 25 Stati membri. Ungheria e Polonia hanno votato contro.
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