Gas, giù i consumi del 15% e più aiuti: decolla il piano della Ue

A settembre i Paesi dovranno approntare i progetti. Per l’Italia possibile taglio da 8,3 miliardi di metri cubi. Von der Leyen: «Sul tetto al prezzo lavori in corso». Autorizzati sostegni di Stato per imprese e famiglie

Giovedì 21 Luglio 2022 di Gabriele Rosana
Gas, giù i consumi del 15% e più aiuti: decolla il piano della Ue

BRUXELLES - Meno 15% di gas nei prossimi otto mesi, fino alla primavera, per farsi trovare preparati di fronte a possibili nuove (e anche totali) interruzioni delle forniture russe, che rischiano di far perdere all’Europa l’1,5% del Pil.

Oltre alla riapertura a tempo delle centrali a carbone e diesel, lì dove utili a fare meno dei flussi di Mosca. 

LA STRATEGIA

Ieri la Commissione europea ha svelato la sua strategia per ridurre la domanda di metano e coordinare i piani di contingentamento dei Paesi membri, lasciando alle capitali ampi margini di manovra sulle misure concrete da mettere in campo a settembre per attenuare i consumi, come anche sulla scelta dei settori interessati dai razionamenti (anche se in questo caso le raccomandazioni non mancano). «Ci servono davvero vetrine illuminate 24 ore al giorno? O il condizionatore a 20 gradi?», ha esemplificato il numero due della Commissione e capo del Green Deal Frans Timmermans. Il piano, ribattezzato “Risparmiare gas per un inverno al sicuro” e che prevede anche un aumento delle soglie degli aiuti di Stato per fronteggiare il caro-energia, nella prima fase di applicazione - dal 1° agosto prossimo al 31 marzo 2023 - non prevede tuttavia alcun obbligo. Il taglio del 15% sarà soltanto su base volontaria, e sarà calcolato sulla base della media ponderata dei consumi degli ultimi cinque anni: a regime, farebbe mettere da parte l’equivalente di 45 miliardi di metri cubi di gas importato dalla Russia. Bruxelles si limiterà a monitorare l’impegno e, se del caso, ad assistere i Paesi membri nell’itinerario verso la riduzione della domanda. Per l’Italia si stima un taglio da 8,3 miliardi di metri cubi. Il regolamento proposto ieri dalla Commissione, però, contempla anche l’ipotesi in cui il target di contrazione del 15% diventi obbligatorio per i Ventisette, e ciò in seguito all’attivazione di un allerta a livello Ue, su richiesta di almeno tre Stati membri o su iniziativa dell’esecutivo. 

L’imperativo per Ursula von der Leyen è «solidarietà», la stessa vista «quando abbiamo affrontato la pandemia, approvato il Recovery Plan, avviato la campagna vaccinale, e poi messo a punto le sanzioni contro la Russia. Possiamo reagire anche a questa crisi solo se staremo uniti». Nel regolamento non si prevedono condivisioni obbligatorie degli stock, ma si incentivano i governi a concludere accordi bilaterali per condividere le forniture in caso di crisi. Da studiare ancora il price cap sul gas, anche se la von der Leyen da detto che si sta lavorando. 
Insomma, con 12 Stati già colpiti dalla chiusura dei rubinetti decisa da Gazprom, l’Europa non si vuole fidare delle garanzie né vuole cedere ai ricatti di Mosca, «che usa il gas come un’arma», ha ricordato von der Leyen. Oggi è prevista da programma la riattivazione del gasdotto Nord Stream 1, chiuso dall’11 luglio per manutenzione; e proprio ieri Putin, dopo aver accusato il Canada di aver volutamente ritardato la riconsegna della turbina della stazione di compressione del gas di Portovaya, sul Baltico, ha avvertito che se non avrà rassicurazioni sul ripristino dell’apparecchiatura potrà tornare a ridurre i volumi diretti nel continente del 20%. Lo zar ha sottolineato che la Russia manterrà i suoi impegni. 

LE LINEE

Il testo Ue seguirà una procedura legislativa semplificata, che bypassa il Parlamento europeo, e potrebbe ricevere luce verde già martedì prossimo, quando si incontreranno i ministri dell’Energia, appuntamento preceduto da tre riunioni in rapida sequenza a livello di ambasciatori proprio per facilitare la fumata bianca in tempi stretti. Fra i governi, però, si prepara già la levata di scudi: ancora poche ore prima della presentazione del provvedimento, era palpabile l’irritazione di molte capitali per l’assenza di flessibilità e per la previsione di una percentuale uguale per tutti, che non tiene conto da una parte del lavoro già fatto da molti Paesi, tra cui l’Italia, che hanno rinunciato a importanti volumi di gas nel proprio mix energetico in nome della transizione ecologica, e dall’altra del livello basso o nullo di dipendenza dal metano russo di altri Stati. 
E pure Business Europe, la Confindustria Ue, si è dimostrata cauta: «Limitazioni forzate alla produzione avrebbero effetti economici disastrosi e un impatto irreversibile sulle imprese».

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA