Fca-Renault, la fusione saltata ultimo capitolo di una storia di equilibri difficili tra Italia e Francia

Giovedì 6 Giugno 2019
Fca-Renault, la fusione saltata ultimo capitolo di una storia di equilibri difficili tra Italia e Francia

Che vengano dal mercato, dalle possibili prede, o direttamente dall'Eliseo per le imprese italiane acquistare in Francia è sempre stata finora una corsa ad ostacoli e quello Fca-Renault è solo l'ultimo caso da dover leggere in questa prospettiva.

Oltralpe le diverse campagne hanno sempre visto blitz epocali seguiti da cocenti sconfitte o silenziose retromarce: basti pensare allo stop imposto a fine anni Ottanta a De Benedetti su SGB (rappresentava il cuore dell'economia belga ma per i francesi il Belgio è pur sempre 'mercato domesticò) o all'Enel su Suez-Electrabel nel 2006 (la fecero fondere con Gdf malgrado sterili ammonimenti dell'Ue sugli ostacoli alla concorrenza) e due anni fa i paletti che si vollero porre a Fincantieri su Stx, diventato tema della campagna presidenziale di Emmanuel Macron.

Questo nonostante non si possa certo parlare di reciprocità: i francesi sono saldamente al comando nelle aziende italiane della moda e del lusso (Gucci, Fendi, Loro Piana, Bulgari) e al 50% anche nella Luxottica di Leonardo Del Vecchio, l'unico che comprava all'estero. Forte la presenza francese anche nelle banche (Bnl e Cariparma, e quote in Mediobanca), nell'energia (Edison) nell'alimentare (Parmalat, Galbani da pochi giorni il Parmigiano Reggiano già in mano inglese in verità, e perfino il panettone Cova) e nella grande distribuzione grazie alla presenza di Carrefur e Auchan.

Se qualcuno dicesse che non si tratta però di aziende strategiche per il paese si potrebbe affermare da un lato che la moda è nel podio delle nostre voci più determinanti per il pil e dall'altro come Telecom, con tutta la sua rete, abbia come azionista importante Vivendi, la stessa società che fu 'sterilizzatà nel cda di Mediaset. Anche l'Italia in passato tentò diverse difese della nazionalità, non solo a parole. Precisamente sulle banche, quando gli spagnoli del Bbva e gli olandesi dell'Abn Amro misero gli occhi e le mani su Bnl e Antonveneta.

Fu un vero e proprio catenaccio all'italiana ma andò male.

Esiste certamente un'Italia che compra in Francia (Carte Noire) ma il saldo è nettamente negativo, complice la dimensione e la debolezza delle nostre imprese ma anche quella preferenza nazionale tanto cara a molti in Europa. Le nozze tra due colossi dell'occhialeria come Essilor e Luxottica di Leonardo del Vecchio ha rafforzato ancora di più la squadra ItalFrance nell'economia privilegiando gli asset industriali a quelli della moda e dell'alimentare e lo sfumato matrimonio (almeno per ora) tra Fca e Renault avrebbe certamente consolidato questo processo con un merger da 30 miliardi di euro.

Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 14:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA