Equo compenso per autonomi, cosa è e a chi si applica. Sanzioni e prestazioni escluse

La giusta remunerazione per le prestazioni professionali (proporzionata, cioè, alla «quantità e alla qualità del lavoro svolto») entra nell'ordinamento

Giovedì 13 Aprile 2023
Equo compenso per autonomi, cosa è e a chi si applica

La giusta remunerazione per le prestazioni professionali (proporzionata, cioè, alla «quantità e alla qualità del lavoro svolto») entra nell'ordinamento, rafforzando un principio inserito nel 2017: l'Aula della Camera ha acceso il definitivo semaforo verde sulla proposta di legge di FdI e Lega sull'equo compenso per i servizi resi ai clienti pubblici e privati.

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Equo compenso è legge

Il provvedimento, al vaglio dei deputati in terza lettura, è stato licenziato con 243 voti a favore, nessun voto contrario e 59 astensioni da parte del Pd. A dover applicare le norme per la corresponsione di adeguati emolumenti (fissati, per gli iscritti ad Ordini e Collegi, da appositi parametri ministeriali per le diverse categorie) le imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie), nonché le aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni di euro, ma anche la Pubblica amministrazione e le società disciplinate dal testo unico in materia di società a partecipazione pubblica.

Escluse, invece, le prestazioni effettuate per «le società veicolo di cartolarizzazione e quelle in favore degli agenti della riscossione».

Gli Ordini e i Collegi potranno sia sanzionare i loro iscritti che acconsentiranno a ricevere pagamenti con somme più basse dei "palettì ministeriali", sia promuovere una «class action» per difenderli (opportunità, questa, che riguarda anche le rappresentanze dei professionisti riuniti in associazioni). Prevista, poi, l'istituzione presso il ministero della Giustizia di un Osservatorio sull'equo compenso per verificare la corretta applicazione delle norme. 

I professionisti coinvolti

La legge si applica anche agli autonomi appartenenti alle professioni non regolamentate tra cui ad esempio amministratori di condominio, tributaristi e revisori legali).  Questi dovranno attendere la messa a punto di valori di riferimento per la prima volta, operazione che la legge affida al ministero delle Imprese e del made in Italy. Ma solo gli avvocati potranno contare da subito su parametri appena aggiornati (in vigore da ottobre scorso). Le altre categorie hanno valori molto vecchiche tra l’altro non tengono conto di nuove competenze. Subito dopo l’approvazione quindi dovrà partire un grande lavoro di riscrittura e aggiornamento dei parametri, affidato agli Ordini e ai ministeri vigilanti. La revisione sarà biennale.

LE SANZIONI

La legge sull’equo compenso indica per quali clausole può scattare la nullità dei contratti tra professionista e committente, rilevabile anche d’ufficio. Oltre agli accordi basati su parametri non congrui, sono nulli anche tutti i contratti che prevedono l’anticipazione delle spese a carico del professionista o che vietano di prevedere acconti. Sanzionabile anche deontologicamente da parte dell’Ordine il professionista che accetta incarichi al di sotto delle soglie dei parametri.

LE REAZIONI

Soddisfatta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (prima firmataria del testo, insieme al deputato leghista Jacopo Morrone), perché «si riconosce la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti». Il ministro del Lavoro Marina Calderone ha parlato di «una norma di civiltà», annunciando che «a breve» riprenderanno gli incontri del tavolo sugli autonomi a via Veneto, nel quale si potranno «esaminare e proporre ulteriori interventi» sul testo normativo. Plauso degli Ordini riuniti in ProfessionItaliane (ma «occorrerà apportare modifiche» per rendere la legge più efficace) e del Consiglio nazionale dei commercialisti che auspica una «estensione delle tutele», mentre per Confcommercio la disciplina «è un primo passo».

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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