L'Eni spinge sul business verde, il progetto da 1 miliardo di euro

Domenica 9 Maggio 2021
Claudio Descalzi

VENEZIA Eni, l'Ad Claudio Descalzi in una lettera agli azionisti in vista dell'assemblea del 12 maggio ribadisce l'accelerazione verso la transizione energetica confermando la piena neutralità carbonica dal 2050, rivendica la grande resilienza nell'anno del Covid e spinge sull'idrogeno blu. Ma è sul progetto di stoccare l'anidride carbonica prodotta in Italia nei giacimenti esauriti al largo di Ravenna che si scatena la polemica con il movimento Fridays For Future di Greta Thumberg pronto alla protesta proprio il 12 maggio nella città romagnola.
«Siamo impegnati per arrivare alla completa neutralità carbonica entro 2050 per fare la nostra parte contro i cambiamenti climatici - avverte Descalzi -. Nonostante le enormi sfide legate alla pandemia, gli investimenti previsti nel piano 2021-2024 confermano l'impegno di Eni in questa direzione, prevedendo un aumento della componente legata alla decarbonizzazione ed allo sviluppo dei business green e retail. Il piano di Eni è concreto, dettagliato ed economicamente sostenibile. Fa leva su tecnologie proprietarie, sull'integrazione, la diversificazione e l'espansione delle attività. Un elemento cardine della strategia - sottolinea Descalzi - sarà la maggiore focalizzazione sullo sviluppo di capacità da fonti rinnovabili e biocarburanti e la fusione dei nostri business delle energie rinnovabili e del retail gas&power, con l'obiettivo di passare dagli attuali 10 milioni di clienti a 15 milioni di clienti e 15 GW di capacità rinnovabile al 2030».
«Nell'anno più difficile nella storia dell'industria energetica, Eni ha dato prova di grande resilienza e flessibilità rispondendo con prontezza alla crisi e nel contempo accelerando nel processo irreversibile di transizione energetica», si legge nelle risposte del gruppo alle domande degli azionisti in vista dell'assemblea.

In pochi mesi, sottolinea l'Eni, «è stato rivisto il programma di investimento e costi e minimizzato l'impatto sulla cassa e sul debito, aumentando la liquidità ed assicurando la solidità patrimoniale. In particolare nel 2020 sono stati ridotti gli investimenti del 35% rispetto al budget e i costi operativi di 1,9 miliardi di cui il 30% strutturali».


INTEGRAZIONE
«Gli investimenti complessivi, pari a 4 miliardi di euro nel corso del piano quadriennale - evidenzia l'Eni -, sono riferiti in larga misura allo sviluppo rinnovabili e mirati ad una diversificazione sia in termini geografici che tecnologici. Eni intende consolidare la propria presenza in Italia e Usa e allo stesso tempo sviluppare nuove iniziative progettuali in altri Paesi Ocse quali il Regno Unito e i paesi del Sud Europa». L'Eni approva il Piano di rilancio del governo Draghi e afferma come «la produzione di idrogeno blu rappresenta la soluzione più conveniente nel breve-medio termine per ridurre l'impronta di carbonio di impianti altamente energivori». L'uso dell'idrogeno, sottolinea ancora il gruppo, «rappresenta una soluzione alla decarbonizzazione di settori industriali altamente energivori in cui l'elettrificazione non è un'opzione attualmente percorribile o risolutiva. L'idrogeno rappresenta una valida opzione per una mobilità sostenibile nel medio termine per trasporto pesante e a lungo raggio». Eni «ha sviluppato inoltre significative competenze nel campo della combustione di miscele idrogeno-gas naturale nelle turbine a gas esistenti».
La Co2 delle imprese potrebbe presto essere raccolta e stoccata sotto il mare, nei giacimenti esauriti di idrocarburi. È il progetto sul quale è al lavoro l'Eni al largo della coste romagnole avversato dagli ambientalisti. La compagnia energetica vuole pompare la Co2 di scarto da produzioni industriali in alcuni suoi giacimenti offshore esauriti. In Italia ogni anno vengono emesse 70-80 milioni di tonnellate di anidride carbonica (principale responsabile del riscaldamento globale) da raffinerie, fabbriche di acciaio, cemento, fertilizzanti, carta. I settori più difficili da decarbonizzare. L'Eni sta già realizzando un impianto di stoccaggio del carbonio in giacimenti esauriti nella baia di Liverpool, per decarbonizzare il locale distretto industriale. Un progetto cofinanziato dal governo inglese. A Ravenna Eni vorrebbe fare lo stesso, con un investimento di 1 miliardo e la promessa di notevoli ricadute occupazionali. I giacimenti potrebbero ricevere 2,5 milioni di tonnellate di Co2 all'anno e hanno una capacità complessiva stimata di 500 milioni di tonnellate. La società sostiene che l'impianto è sicuro: a suo dire i giacimenti esauriti a 3-4000 metri di profondità sono ottimali per la Co2, perché hanno contenuto idrocarburi per milioni di anni, sono isolati da strati di terreno impermeabili e non presentano rischi sismici.


LA PROTESTA
Gli ambientalisti, e i ragazzi di Fridays For Future, la pensano diversamente e non solo per i rischi potenziali dello stoccaggio: «Il progetto dell'Eni rallenta la reale decarbonizzazione, sottrae altri miliardi alla riconversione del nostro sistema energetico e apre la strada all'era dell'idrogeno, che con sé porta la costruzione di nuovi gasdotti e il potenziamento del monopolio energetico da parte di poche aziende dalla storia inquinata».
 

Ultimo aggiornamento: 11:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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