Stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, la svolta Ue. Salvini: «È una follia»

La proposta spacca il Parlamento europeo: passa con 340 sì e 279 no

Martedì 14 Febbraio 2023
Stop alle auto a benzina e diesel dal 2035: via libera definitivo dal Parlamento europeo

L’Europa stringe sui veicoli a emissioni zero. Con un tempismo abbastanza inedito nei palazzi Ue, nel giorno in cui l’Eurocamera ha dato il via libero definitivo alla riforma che vieterà l’immatricolazione delle auto a benzina, diesel e gpl a partire dal 2035 , la Commissione europea ha presentato ieri il suo piano “green” pure per i mezzi pesanti come bus urbani, pullman e camion.

Nella plenaria di Strasburgo, gli europarlamentari hanno approvato con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti il regolamento che prevede emissioni zero per le nuove autovetture e i furgoni a partire dalla metà del prossimo decennio, anticipato da obiettivi intermedi, rispettivamente del 55% e del 50% al 2030.

Salve dagli obblighi, invece, le supercar come la Lamborghini. Luce verde è arrivata dai gruppi dei socialisti e democratici (dove siede il Pd), dai liberali (di cui fanno parte i renziani), oltre che da sinistra, verdi e dall’ala più riformista e nordica dei popolari del Ppe. La principale famiglia dell’Aula si è, tuttavia, spaccata, con importanti frange che hanno optato per il no, come la delegazione di Forza Italia, con una mossa che ha compattato i partiti della maggioranza italiana, votando insieme ai conservatori dell’Ecr (il raggruppamento di Fratelli d’Italia) e ai sovranità dell’Id (dove si trova la Lega). L’eurodeputato berlusconiano Massimiliano Salini ha contestato «una decisione che fa felici solo gli ultrà di un ambientalismo burocratico e superficiale, sordo alle esigenze di famiglie e imprese. Vigileremo affinché entro il 2026 la Commissione riesamini in modo accurato l’impatto del regolamento».

RIVALUTAZIONE
Fra tre anni, infatti, dopo una valutazione d’impatto, l’esecutivo potrebbe decidere di riconsiderare lo stop. La proposta di Bruxelles sui mezzi pesanti prevede, invece, che tutti i nuovi bus urbani che circoleranno a partire dal 2030 dovranno essere a emissioni zero e introduce pure un taglio della CO2 prodotta pari al 90% a partire dal 2040 per le flotte degli altri mezzi pesanti come autocarri, pullman a lunga percorrenza e rimorchi. «Oltre 300mila europei muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Vogliamo migliorare la qualità dell’aria e della vita dei nostri cittadini», ha detto il numero due della Commissione e zar del Green Deal Frans Timmermans, annunciando la rivoluzione nel trasporto merci su strada, le cui emissioni, secondo i calcoli di Bruxelles, oggi «superano del 44% quelle del trasporto aereo e del 37% quelle del trasporto marittimo». Mentre gli autobus cittadini saranno da subito interessati alla svolta “green” per le loro specifiche modalità d’impiego (possono essere ricaricati di notte) , la proposta introduce un’esenzione per i piccoli costruttori e garantisce una deroga per il 10% dei veicoli pesanti destinati a circolare in condizioni difficili (ad esempio in montagna), che potranno ancora impiegare i motori termici. La bozza pubblicata ieri dovrà adesso seguire lo stesso iter della stretta sulle automobili ed essere prima emendata e poi negoziata tanto dai governi riuniti dal Consiglio quanto dagli eurodeputati. 

ITALIA CONTRO
La decisione, benché attesa e scontata, in Italia ha scatenato una raffica di polemiche. Il nostro paese è senza dubbio in ritardo sulla transizione energetica nel settore della mobilità, anche rispetto a Germania e Francia. È quindi scontato che il governo di Roma si preoccupi, il Belpaese potrebbe trovarsi in difficoltà alla data stabilita perché per noi troppo ravvicinata. Cercare di spostarla, però, non sarà facile. Il primo ad alzare la voce è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: «Ci vuole gradualità, regali alle industrie cinesi sulla pelle degli italiani non se ne fanno. Se fra 10 anni non hai 50 mila euro per comprare l’auto, cosa fai? Vai a lavorare coi pattini a rotelle? Mettere fuori legge le auto benzina e diesel è una fesseria nell’arco di così poco tempo». Sul tema è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: «Gli obiettivi ambientali non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti per le nostre città e incidono negativamente sull’effetto serra. Crediamo però che questa “exit strategy” debba condurre a medio termine a un comparto riconvertito più forte. L’automotive italiana rappresenta il 20% del Pil ed è un comparto strategico che dà lavoro a 250.000 persone. Ora dobbiamo procedere su due direttrici: una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli e spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti». Facile a dirsi, ma meno a farsi visto che i biocarburanti per le esigenze di massa sono molto più lontani dell’auto elettrica. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro per delle Imprese e dal made in Italy Adolfo Urso: «Siamo convinti oggi più che mai che sia necessaria una seria riflessione in Europa per rendere compatibili gli obiettivi green del 2035, che tutti noi condividiamo, con la effettiva possibilità del nostro sistema industriale di convertire la produzione nelle tappe prefissate. Sarà nostro impegno tutelare a Bruxelles e con i partner europei, gli interessi della filiera automotive e quindi della occupazione nel nostro Paese». 


 

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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