Diesel, perché costa più della benzina? L'effetto-gas e i controlli della Finanza, ecco cosa c'è da aspettarsi

La guerra in Ucraina e la speculazione, cosa sta succedendo?

Domenica 8 Gennaio 2023 di Roberta Amoruso
L'impennata dei prezzi di benzina e diesel

Ormai è una tendenza in atto da tempo: il diesel costa più della benzina, lì dove il gasolio è arrivato in queste ore a superre i 2,5  euro a litro in alcuni distributori. La razione va ricercata nella ripartenza post-pandemia, ma anche nel conflitto in Ucraina, con tanto di sanzioni che hanno tagliato le importazioni dalla Russia.

LA RIPARTENZA

In primo luogo, dunque, la ripartenza post-pandemia ha portato ad un aumento generalizzato del prezzo dei carburanti, dalla benzina al gasolio. Ma ad amplificare l'effeto della ripresa a pieno regime della produzione industriale ha contribuito la guerra in Ucraina. Già, perché fino a prima del conflitto l’Unione Europea importava dalla Russia circa il 30% del gasolio.

E le sanzioni decise dalle autorità europee hanno imposto un progressivo taglio alle importazioni da Mosca, incluse quelle di petrolio e prodotti raffinati.

EFFETTO GAS E PROSPETTIVE

Non solo. Il consistente aumento del prezzo del gas ha portato molte attività industriale ad incrementare i consumi di gasolio. Di qui la minore disponibilità di scorte a fronte di una domanda cresciuta notevolmente  negli ultimi mesi e dunque l'aumento del prezzo del diesel oltre quello della benzina. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? Il rallentamento dell’economia in atto fa ben sperare sulla riduzione dei consumi energetici dell’apparato industriale. Ma le scorte di petrolio e prodotti petroliferi a livelli storicamente bassi non forniscono al momento un cuscinetto molto rassicurante in caso di eventuali balzi dei prezzi. Questo vuol dire che un aumento improvviso della domanda o uno shock nella produzione o nella distribuzione può far scattare nuove impennate improvvise anche nei carburanti.

I CONTROLLI

La stretta sui controlli è partita da settimane su benzina e gasolio. Ma l’operazione anti-speculazione del governo passerà innanzitutto dal report in via di definizione da parte della Guardia di Finanza che ha acceso un faro sui distributori di tutta Italia e sulle eccessive differenze di prezzo. Anche la Procura di Roma si è mossa con un’indagine ad hoc. Mentre le associazioni dei consumatori hanno appena depositato una valanga di esposti in tutta Italia sul caro-benzina. Il report della Guardia di Finanza in stretto contatto anche con l’Antitrust sarà cruciale per capire fin dove potrà arrivare la stretta dei controlli e l’affondo delle sanzioni. Mentre, su un altro fronte, si chiede al governo una marcia indietro dopo lo stop definitivo allo sconto sulle accise.

IL TAVOLO ANTI-SPECULAZIONE

Sui prezzi dei carburanti «Ho già chiesto nelle scorse settimane a Mister Prezzi un costante monitoraggio con la collaborazione della Guardia di Finanza per realizzare un modello di controllo più efficiente e evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni», spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. «La prossima settimana - continua Urso - riunirò le associazioni dei consumatori per confrontarci sugli strumenti più idonei».

L’AFFONDO DI SALVINI

Ne parleremo con il presidente del Consiglio. Sicuramente c’è speculazione in corso e bene fa la Finanza a fare dei controlli perché non ci possono essere dei distributori che ce l’hanno a 1,70 e distributori che ce l’hanno a 2,40. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo però, a livello di governo, porterò un ragionamento», dice da parte sua il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini a proposito dei rincari dei carburanti a margine dell’incontro in prefettura a Como dopo il sopralluogo al cantiere della Variante Tremezzina.

L’OPERAZIONE BOICOTTAGGIO

Intanto, sui prezzi dei carburanti parte una nuova offensiva del Codacons, che chiama in causa l’Antitrust chiedendo di aprire una istruttoria per la possibile fattispecie di intesa anticoncorrenziale. «Abbiamo deciso inoltre di lanciare un boicottaggio nazionale dei distributori più cari, - spiegano dall’associazione - invitando gli automobilisti italiani a verificare i prezzi sul proprio territorio, anche attraverso le apposite app che segnalano i gestori più convenienti, e a non fare rifornimento presso le pompe che applicano prezzi eccessivi». Di recente sempre il Codacons ha presentato un esposto alle Procure e alla Gdf per aggiotaggio. «Vogliamo capire - spiegano da Codacons - se all’interno della filiera dei carburanti ci siano cartelli, accordi o altre strategie vietate dalla legge tese a far salire immotivatamente i listini di benzina e gasolio alla pompa. Al netto dell’aumento delle accise deciso dal Governo che non ha prorogato lo sconto di 18,3 centesimi, l’incremento dei prezzi registrato negli ultimi giorni presso i distributori di tutta Italia sembra non rispondere all’andamento delle quotazioni petrolifere: prendendo in esame solo le ultime settimane, si scopre che il Brent in due mesi ha subito un deprezzamento del -25,5%, passando dai 99 dollari al barile del 7 novembre 2022 agli attuali 73,7 dollari. Situazione analoga per il Wti, che passa dai 92,5 dollari al barile di novembre ai 78,6 dollari di oggi (-15%). Anche rispetto al 30 dicembre 2022, ultimo giorno di rilevazioni per l’anno passato, quando il petrolio chiuse a 80,26 dollari al barile, le quotazioni sono in calo del -8,2%. A fronte di tale crollo delle quotazioni, e al netto del rialzo delle accise, i prezzi di benzina e gasolio stanno salendo ad una velocità eccessiva, al punto che in modalità servito il diesel arriva a superare in alcuni casi i 2,5 euro al litro in autostrada. Per tale motivo il Codacons, dopo la denuncia a Procure e Guardia di finanza, presenterà un formale esposto all’Antitrust, chiedendo di aprire una pratica per possibile cartello anticoncorrenza nel settore dei carburanti, e di acquisire presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa. «Chiediamo al Governo di estendere gli ambiti di applicazione della legge 231 del 2005 che vieta gli aumenti eccessivi dei prezzi al dettaglio nel settore agroalimentare, introducendo lo stesso principio anche al comparto dei carburanti e definendo in modo certo e preciso il »prezzo anomalo«, ossia la percentuale massima di aumento dei listini oltre la quale scatta l’illecito sanzionabile in base alle leggi dello Stato», dichiara il presidente Carlo Rienzi. «Abbiamo deciso inoltre di lanciare un boicottaggio nazionale dei distributori più cari, invitando gli automobilisti italiani a verificare i prezzi sul proprio territorio, anche attraverso le apposite app che segnalano i gestori più convenienti, e a non fare rifornimento presso le pompe che applicano prezzi eccessivi. Al tempo stesso chiediamo ai consumatori di inviarci le foto dei distributori che praticano per benzina o gasolio prezzi superiori ai 2 euro al litro, per le segnalazioni del caso alle autorità competenti» - aggiunge Rienzi. Tutti gli interessati possono inviare una mail all’indirizzo info codacons.it, indicando l’ubicazione dei distributori e allegando una foto dei prezzi praticati.

L’ALLARME AGRICOLTURA

In un Paese come l’Italia dove l’88% delle merci viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. È quanto afferma invece la Coldiretti in riferimento all’avvio del monitoraggio della Guardia di Finanza contro anomalie e speculazioni sui prezzi alla pompa. A subire le conseguenze dei rincari è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei costi per frutta e verdura. «Un effetto preoccupante - commenta la Coldiretti - dopo che l’impennata dell’inflazione ha già pesato sul carrello degli italiani che hanno speso quasi 13 miliardi in più per acquistare cibi e bevande nel 2022 a causa proprio dei rincari energetici e della dipendenza dall’estero, in un contesto di aumento dei costi dovuto alla guerra in Ucraina che fa soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole».

Ultimo aggiornamento: 21:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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