Cuneo fiscale, cos'è e perché il taglio è importante: ecco come cambiano stipendi e buste paga. L'Italia è tra i Paesi in cui è più alto

Mercoledì 19 Aprile 2023
Cuneo fiscale, cos'è e perché il taglio è importante: così cambiano stipendi e buste paga

L’ultima manovra ha già ridotto del 3% i contributi sui redditi fino a 25 mila euro, portando al 2% il taglio del cuneo per gli stipendi tra 25 mila e 35 mila euro. Dunque la nuova misura dovrebbe portare al 4% la riduzione dei versamenti all’Inps per i redditi fino a 25 mila euro e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Secondo le simulazioni realizzate su questa ipotesi per il Messaggero dalla Fondazione nazionale Commercialisti, per chi ha un reddito da lavoro dipendente di 15 mila euro, l’aumento netto in busta paga sarebbe di circa 10 euro al mese (9,6 per l’esattezza). A 20 mila euro di stipendio annuo, si otterrebbero 11 euro netti al mese in più, che salirebbero a poco meno di 14 euro a 25 mila euro di retribuzione annua, per arrivare a 15,3 euro netti mensili a 30 mila euro e a 16,4 euro mensili a 35 mila euro annui di stipendio. Ma cos'è il cuneo fiscale? E perché se ne parla tanto?  

La definizione

Il cuneo fiscale è un indicatore percentuale che indica il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro (dirette, indirette e contributi previdenziali) e il costo del lavoro complessivo.

Può essere determinato sia per i lavoratori dipendenti sia per i lavoratori autonomi o liberi professionisti. In altre parole, la paga finale percepita dal lavoratore non è la stessa che viene versata dal datore di lavoro. La differenza tra il lordo e il netto corrisponde al cuneo fiscale ed è composta da imposte e contributi. Sono inclusi principalmente l’imposta sul reddito da lavoro (in Italia chiamata Irpef) e i contributi previdenziali che vengono versati sia dal lavoratore che dal datore di lavoro. 

I dati

Come spiega l'Ocse, per quanto riguarda il calcolo del cuneo fiscale bisogna tenere conto che la tassazione del lavoro e il versamento dei contributi sono soggetti a numerose specificità. Contratti diversi prevedono aliquote di tassazione differenti. Ma sono numerose anche le differenze tra i settori e la composizione del nucleo familiare. Per semplificare, si considera un lavoratore che percepisce uno stipendio medio e che non ha figli a carico. Il paese con il cuneo fiscale più alto è il Belgio (52,6%) seguito da Germania (48,1%) e Austria (47,8%). I tre stati con l’incidenza minore sono Paesi Bassi (35,3%), Polonia (34,8%) e Irlanda (34%). In questo scenario, il cuneo italiano è tra i maggiori. Si colloca infatti al quinto posto con una percentuale pari al 46,5% del costo del lavoro. Si tratta di un valore superiore di circa 5 punti percentuali rispetto alla media calcolata per i paesi europei che registrano il dato, si legge nell'analisi di Openpolis. 

Il taglio

Di quanto sarebbero tagliati i contributi? Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ieri ha confermato quanto già aveva detto qualche giorno fa il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone. Il taglio “aggiuntivo” rispetto a quello già in vigore, sarebbe dell’1%. Questo significa che lo sconto salirebbe al 4% per gli stipendi fino a 25 mila euro l’anno e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Si tratterebbe in sostanza di “mini aumenti” che, al netto delle tasse, oscillerebbero da poco meno di 10 euro al mese per uno stipendio di 15 mila euro a poco più di 16 euro per una retribuzione di 35 mila euro l’anno. Anche per questo il governo avrebbe allo studio anche altre soluzioni.

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