Credit Suisse-Ubs, le Borse recuperano. Crollano le azioni della banca svizzera (-60%) ma il settore bancario regge l'onda d'urto

Anche l‘avvio positivo di Wall Street, per lo meno del Dow Jones, ha aiutato le Borse europee, tutte in netto rialzo insieme alle banche

Lunedì 20 Marzo 2023
L'operazione Credit Suisse-Ubs alla prova dei mercati

Dopo una mattinata difficile per i mercati chiamati a smaltire l’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di Ubs, a metà seduta era già scattato il sereno sui listini europei.

Quanto questa calma sia apparente o reale, si capire nei prossimi giorni. Intanto, sembra che le garanzie del governo di Berna, il sostegno della Banca nazionale svizzera e le misure di emergenza sulla liquidità decise dalle Banche centrali internazionali hanno provato a blindare la fiducia dei mercati. Inevitabile il crollo del Credit Suisse oltre il 60%, considerato il prezzo dell’offerta di scambio, non soggetta ad accettazione da parte degli azionisti, che svalutava il titolo di due terzi al prezzo di 0,76 franchi svizzeri. Anche Ubs, arrivata a perdere il 16%, ha poi virato per guadagnare oltre il 3%. Anche l‘avvio positivo di Wall Street, per lo meno del Dow Jones, ha aiutato le Borse europee, tutte in netto rialzo insieme alle banche, già in parte rassicurate anche dalle autorità europee che, a differenza con quanto deciso per il Credit Suisse, hanno ribadito che le obbligazioni bancarie in caso di salvataggio sono penalizzate solo in seconda battuta dopo le azioni. Milano guadagna l’1,5%. La crescita del Dax e del Ftse 100 è intorno all’1%, mentre l’Eurostoxx 50 guadagna l’1,4%.

GIUDIZIO IN CHIAROSCURO

Probabilmente il matrimonio Ubs-Credit Suisse - in tempi rapidi e con trattative al minimo - era l’unica soluzione possibile per dare stabilità al sistema finanziario svizzero (e, di conseguenza, europeo). Ma le formule adottate sono state accolte con un generale scetticismo dagli analisti del settore, senza contare la critica implicita formulata da Vigilanza Bce, Eba e Srb nella nota in cui ricordano che nell’Unione Europea le eventuali perdite continueranno a ricadere «prima sugli azionisti e poi sugli obbligazionisti» (mentre a berna si è scelto il percorso contrario). Secondo gli analisti della canadese RBC, peraltro, il matrimonio con CS non è la “prima scelta” che Ubs avrebbe fatto mentre da Vontobel si sottolinea come sulla carta, i tre miliardi per l’acquisizione sono una cifra piuttosto bassa visto che poche settimane fa il valore di Credit Suisse era diverse volte più alto. Allo stesso tempo però - continua l’analista Andreas Venditti - l’operazione «cambia sostanzialmente la struttura degli investimenti di UBS e le questioni che al momento toccano il settore bancario globale non sono ancora chiuse». Secondo la Banca cantonale di Zurigo (ZKB), «i potenziali vantaggi sembrano comunque superare gli svantaggi per UBS» ma questo però «solamente se si riuscirà a ricostruire la fiducia», cosa che secondo gli esperti probabilmente avverrà. Altri economisti sottolineano le numerose questioni in sospeso. Il vero valore dell’operazione è difficile da giudicare, secondo l’americana Jefferies, anche perché Credit Suisse al momento registra forti perdite. A detta della banca d’investimenti Usa KBW, sul lungo termine l’affare sarà positivo, ma bisognerà aspettare un pò prima che l’operazione smetta di fare troppo rumore. Per gli esperti di Capital Economics, l’esperienza con questo tipo di «matrimoni forzati» è piuttosto eterogenea: esistono esempi positivi, ma anche casi con esiti decisamente negativi.

IL NODO OBBLIGAZIONI

Sullo sfondo, tuttavia, la vera questione è l’impatto sugli investitori dalla decisione del regolatore svizzero Finma di cancellare al 100% le obbligazioni AT1 di Credit Suisse - che fanno parte della categoria ribattezzata CoCo bond - mentre il titolo registra forti perdite ma resta ancora “liquido”. In genere, le obbligazioni AT1 dovrebbero essere al di sopra del patrimonio netto nella gerarchia del debito. Secondo Neil Wilson, capo analista dei mercati di Markets.com, questo «sfacciato» ribaltamento delle gerarchie delle perdite avrà conseguenze sulla fiducia dei mercati in questo tipo di strumenti. Anche per Charles-Henry Monchau, chief investment officer di Syz Bank, potrebbero esserci «ricadute» sui mercati del credito globali per questo «sviluppo interessante, dato che anche gli obbligazionisti non garantiti di solito si collocano al di sopra degli azionisti nella struttura del capitale». Il fatto che «i detentori di azioni ottengano qualcosa e i detentori di CoCo bond non ottengano niente solleva seri interrogativi sul valore reale» di queste obbligazioni.

Ultimo aggiornamento: 17:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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