Covid, Bankitalia: "Con pandemia gettito IVA cresce più dei consumi"

Venerdì 26 Novembre 2021
Covid, Bankitalia: "Con pandemia gettito IVA cresce più dei consumi"
(Teleborsa) - Se in tempi di crisi il gettito dell'IVA tende a ridursi di più, o a crescere di meno, rispetto ai consumi – a causa dell'aumento di comportamenti volti all'evasione fiscale e della riduzione della quota di spesa destinata ai beni durevoli, caratterizzati da aliquota più elevata, da parte dei consumatori – in Italia, nel periodo successivo all'inizio della pandemia, la dinamica dell'IVA è stata invece nettamente più sostenuta di quella dei consumi. È quanto emerge dallo studio della Banca d'Italia "L'impatto (inatteso) del Covid 19 sul gettito Iva" a cura di Francesco Berardini e Fabrizio Renzi.

"Un risultato – spiegano gli autori dello studio – strettamente connesso con le peculiarità della crisi economico-sanitaria legata al Covid19:
le misure di contenimento e la paura del contagio hanno determinato un drastico calo della quota di spesa per servizi, caratterizzata da aliquote più basse e da una maggiore propensione all'evasione; il consumo di beni durevoli, contrariamente alle precedenti recessioni, è tornato ai livelli pre-crisi dopo un solo trimestre; sono inoltre aumentate, in parte attraverso canali digitali, le transazioni elettroniche". In particolare – rilevano Berardini e Renzi – "quest'ultimo cambiamento, che ha influito positivamente sulla compliance, potrebbe fornire un contributo permanente ai conti pubblici".

La dinamica del gettito dell'IVA è di norma spiegata con buona approssimazione da quella della spesa per consumi finali effettuata dalle famiglie, con un'elasticità prossima all'unità e tale relazione – sottolinea lo studio – è influenzata dagli andamenti ciclici. In particolare, in periodi di recessione si osserva un calo del gettito superiore a quello dei consumi (in altri termini, l'elasticità risulta superiore all'unità): aumentano, di norma, i comportamenti volti all'evasione fiscale e i consumatori riducono gli acquisti di beni durevoli, caratterizzati da aliquota più elevata. Tuttavia Berardini e Renzi rilevano come "contrariamente a queste evidenze empiriche e alle attese, dal secondo trimestre del 2020 la dinamica dell'IVA (corretta per gli effetti delle modifiche normative) è stata notevolmente più sostenuta di quella dei consumi. Il divario è stato crescente nel tempo; si può stimare – stimano gli autori – che la differenza abbia raggiunto circa 10 punti percentuali nel primo semestre del 2021". Un risultato che – spiegano – "sarebbe strettamente connesso con l'emergenza sanitaria, che avrebbe indotto modifiche dei comportamenti e delle abitudini di spesa determinando una ricomposizione del paniere di spesa a favore di beni ad aliquota più elevata e un recupero di compliance". Il primo fattore – si legge nella nota – è conseguenza diretta delle misure restrittive disposte per contrastare la pandemia che hanno limitato l'accesso a molte categorie di servizi, determinando un forte e persistente calo della relativa spesa; l'acquisto di beni durevoli (caratterizzati da aliquota più elevata), contrariamente alle precedenti recessioni, è tornato dopo solo un trimestre ai livelli pre-crisi. Anche il recupero di compliance deriverebbe da tale ricomposizione della spesa, poiché la propensione all'evasione tende a essere più alta nei settori che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi. L'aumento della compliance sarebbe stato favorito inoltre dalla maggiore propensione all'utilizzo di pagamenti elettronici (sia presso negozi fisici sia attraverso canali digitali), anch'essa influenzata dall'emergenza sanitaria e dalla relativa paura del contagio.

In conclusione, secondo gli autori, "l'andamento relativamente favorevole del gettito dell'IVA registrato durante la crisi indotta dal Covid-19 appare strettamente connesso con le peculiarità della crisi: la forte riduzione della spesa per servizi e l'incremento delle transazioni con moneta elettronica". Nel dettaglio i dati contenuti nello studio mostrano che nel 2020, la spesa per consumi finali delle famiglie ha fatto registrare, in termini nominali, un calo dell'11 per cento; ad esso è corrisposto un calo dei versamenti IVA (nel periodo da febbraio 2020 a gennaio 2021) del 9 per cento; e se si tiene conto degli effetti delle sospensioni dei versamenti disposte dal Governo nel corso dell'anno, il calo dell'IVA si riduce al 6 per cento circa. Tenendo conto delle sospensioni, si è quindi registrato un divario di 5 punti percentuali tra la dinamica della base macroeconomica e l'andamento dell'IVA, principalmente attribuibile a un aumento della compliance. Nel primo semestre del 2021 la spesa per consumi delle famiglie ha registrato un aumento del 5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre il gettito dell'IVA, al netto degli effetti stimati delle sospensioni dei versamenti disposte nel corso del 2020, è risultato in miglioramento di circa il 14 per cento. "La differenza tra l'andamento dei consumi e quello dei versamenti dell'IVA, ancora più ampia di quella osservata nel corso del 2020, – sottolineano Berardini e Renzi – sarebbe imputabile, oltre ai fattori descritti, anche a una ripresa significativa della spesa per investimenti privati il cui effetto era stato trascurabile nel 2020. Nel medio termine, la ricomposizione della spesa, conseguenza diretta delle misure restrittive, potrebbe essere in buona parte transitoria; è invece verosimile che le modifiche nelle modalità di pagamento siano in buona misura persistenti (specie se si considera che il ricorso a pagamenti elettronici era in aumento già prima della crisi)". L'analisi conferma, dunque, l'esistenza di una relazione negativa tra l'evasione e la quota delle transazioni effettuate con moneta elettronica ma – come evidenziano gli autori – "resta tuttavia da approfondire il legame tra strumento di pagamento utilizzato e settore in cui viene effettuata la spesa: il maggiore utilizzo di moneta elettronica potrebbe – affermano Berardini e Renzi – essere in parte un effetto indiretto della ricomposizione della spesa verso settori a maggiore livello di compliance, dove anche l'utilizzo del contante è meno frequente".











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