Coronavirus, a Pasqua -40% di ricavi per dolci e colombe e 6 miliardi di turismo perso. Ma prezzi delle uova quasi triplicati

Giovedì 2 Aprile 2020 di Roberta Amoruso
Uova di Pasqua donate all'Ospedale Goretti di Latina
Sarà una Pasqua magra un po’ per tutti. Non solo perché il numero dei contagi ricorda che ancora in troppi sono colpiti dal virus. Ma anche perché alle perdite quotidiane dell’economia si aggiungerà il bilancio pesante delle perdite di Pasqua. Le decine di PMI che incentrano la propria produzione esclusivamente su uova al cioccolato e lievitati da ricorrenza (oltre 40) rischiano di perdere quest’anno circa il 30 - 40% del fatturato. Numeri che non potranno non farsi sentire sull’occupazione dice l’Unione Italiana Food - l’associazione che rappresenta le principali aziende dolciarie italiane. Colpa del disorientamento dei consumatori. Ma anche della chiusura dei bar e delle pasticcerie e dei problemi riguardanti gli spazi espositivi nella GDO (c’è meno disponibilità a ospitare i bancali con questi prodotti per le norma di distanziamento nei supermercati, che impongono di lasciare più spazi aperti per il transito delle persone). Di qui la frenata degli ordini.

LA SPECULAZIONE
Una crisi che non scoraggia però la più bassa delle speculazioni. Anzi. La incoraggia stando alla denuncia del Codacons. Volano infatti i prezzi di colombe e uova di Pasqua sul web, dove raggiungono livelli record mai registrati prima. Oggi ad esempio un uovo di Pasqua della Kinder nel formato più grande da 320 grammi viene venduto su Amazon a 55,99 euro, quando il suo prezzo normalmente è attorno ai 18 euro, con un abnorme incremento del +230% rispetto ai listini medi, spiega l’associazione. Non va meglio per la classica colomba: quella Bauli, ad esempio, è venduta sul web a 19,90 euro; la colomba prodotta da Motta a 19,22 euro, mentre per la marca Tre Marie il prezzo raggiunge i 24,50 euro a confezione, nonostante nei supermercati una colomba industriale costi mediamente 7,00 euro, prezzo che può scendere a 3,00 euro con sconti e promozioni. E l'Antitrust ha già acceso più di un faro.
Non solo. Le regole del lockdown costeranno 6 miliardi al sistema turistico. Niente spostamenti verso parenti, amici, vacanze o gite fuori porta che l’anno scorso aveva interessato 20 milioni di italiani, fa sapere Coldiretti su dati Ixé. Sull’orlo del crack sono alberghi, ristoranti ma anche i 23 mila agriturismi presenti in Italia, per i quali la Pasqua segna tradizionalmente l’inizio della stagione turistica con il risveglio della natura in primavera. Quest’anno però pic nic all’aperto e pranzi delle feste si sposteranno dentro le mura di casa, fa sapere la Coldiretti, pronta però a garantire la tradizione a tavola con gli agricoltori di Campagna Amica. Sono state organizzate, infatti, in tutta Italia, consegne a domicilio dei prodotti tipici e di qualità del territorio. L’obiettivo è assicurare a tutti una tavola di Pasqua apparecchiata a casa direttamente dai contadini nell’ambito della campagna #MangiaItaliano a difesa del Made in Italy, del territorio, dell’economia e del lavoro. Una spinta a portare sulle tavole la tradizione delle feste e a non rinunciare a prodotti come l’uovo al cioccolato o la colomba, salvaguardando un comparto importante del made in Italy alimentare, è arrivato nei giorni scorsi dalla Ministra delle Politiche agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova che, dalla sua pagina Facebook, all’insegna dell’hashtag #iononrinuncioalletradizioni, ha incoraggiato il consumo dei prodotti tipici pasquali di cui, uova al cioccolato e colombe sono parte integrante.
ALLARME PIL
Il rischio è alro per l'Italia denuncia Confesercenti senza  «senza un
intervento di grande respiro». Il prolungamento annunciato del lockdown fino al 13 aprile costerà in generale al sistema Italia altri 5 miliardi di euro di consumi e quasi 8,5 miliardi di Pil in meno,stima l'associazione dopo il Dpcm che ieri sera ha allungato le chiusure per coronavirus fino a dopo Pasqua. Un conto che si aggiunge ai 30 miliardi di consumi e 55 miliardi di Pil già bruciati fino ad ora dall'emergenza. 
IL PESO DELL'INVENDUTO
Secondo i dati di Unione Italiana Food, in media la produzione di uova di cioccolato e ovetti in Italia riguarda 31.207 tonnellate di prodotto per un fatturato di circa 275 milioni di euro. Mentre quello delle colombe pasquali tocca quasi le 23.000 tonnellate per un valore di circa 160 milioni di euro. Si tratta di prodotti immancabili nelle nostre tavole, scelti da 7 famiglie italiane su 10. Il paradosso, in questa situazione, è che, nonostante l’emergenza, l’industria dolciaria sarebbe assolutamente pronta a far fronte alle esigenze delle festività pasquali, a maggior ragione nello scenario attuale, nel quale diventa ancora più prezioso il conforto delle uova di Pasqua e della sorpresa e per i più grandi della colomba. «Il mercato fatica a decollare - afferma Mario Piccialuti, Direttore Generale di Unione Italiana Food – e cominciamo a temer che questo possa trasformarsi in uno scoglio difficilmente superabile per tante PMI che sono specializzate in dolci della ricorrenza pasquale. Per chi non ha una diversificazione di prodotto e fa solo lievitati da ricorrenza, la Pasqua può arrivare a rappresentare anche la metà del fatturato annuale, con prospettive di perdita molto gravi se la stagione non portasse gli esiti sperati. In particolare, le aziende che operano solo attraverso il canale tradizionale, come bar e pasticcerie, si trovano in condizioni pressoché di immobilismo e pertanto la loro situazione inizia ad avere risvolti davvero critici». In questo particolare momento - chiude Mario Piccialuti - «chiediamo alla GDO massima sensibilità e ci auguriamo che in questa situazione vogliano essere al fianco delle aziende, a volte anche molto piccole che lavorano soprattutto in queste settimane. Se accetteranno di tenere un po’ più a lungo questi prodotti nei punti vendita sicuramente la risposta dei consumatori sarà positiva». 
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