Coronavirus, il presidente di Federalberghi Bocca: «Per l'assegno Inps passeranno mesi, lavoratori degli alberghi senza Cig»

Mercoledì 25 Marzo 2020 di Andrea Bassi
Coronavirus, il presidente di Federalberghi Bocca: «Per l'assegno Inps passeranno mesi, lavoratori degli alberghi senza Cig»

«Benché gli alberghi non siano stati ricompresi nell'ultimo dpcm del governo tra le attività da fermare, il 95% delle strutture sono al momento chiuse». Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, non nasconde la sua preoccupazione per il settore che rappresenta. Uno di quelli maggiormente colpiti dalla crisi generata dall'epidemia di coronavirus.
Gli alberghi insomma si sono completamente fermati?
«Come detto le strutture sono chiuse. E lo sono per l'impossibilità fisica dei clienti di raggiungerle. Gli italiani non si possono muovere. Un albergo è una macchina che costa, perché ha dipendenti, ha utenze. Moltissimi imprenditori hanno scelto la strada della chiusura volontaria. Restano aperti gli alberghi che ospitano personale sanitario o parenti di contagiati. Federalberghi sta anche facendo accordi con le Regioni per mettere a disposizione migliaia di camere per i contagiati lievi, quelli che non hanno bisogno di assistenza medica e possono svolgere la quarantena nelle strutture».
Non c'è stato bisogno insomma, delle requisizioni paventate dal governo?
«Non c'è bisogno di nessuna requisizione. Noi le camere le abbiamo sempre messe a disposizione. Lo abbiamo fatto ai tempi del terremoto e con gli immigrati. Gli albergatori italiani non si sono mai tirati indietro».
Le risposte del governo alla crisi del settore le giudicate soddisfacenti?
«Ad oggi abbiamo un solo decreto, il cosiddetto Cura Italia, che per le nostre imprese non prevede nulla».
Nulla?
«Nulla. Avrebbe però dovuto mettere in sicurezza i lavoratori delle imprese colpite».
Perché usa il condizionale. La Cassa integrazione semplificata copre anche il settore alberghiero?
«Guardi, noi siamo perfettamente d'accordo sulla filosofia alla base del decreto, ossia che il primo atto da compiere era quello di mettere in sicurezza i dipendenti. Peccato che questo decreto sia oggi completamente inattuabile».
In che senso inattuabile?
«Glielo spiego. Un'impresa chiusa, come sono chiusi gli alberghi, è un'impresa che non ha cassa, non ha disponibilità liquide».
Dunque?
«Dunque è un'impresa che non può avere uscite, non può fare pagamenti. Giustamente il decreto del governo prevede che la Cassa integrazione in deroga e il Fis, il fondo integrativo salariale, siano pagati direttamente dall'Inps».
Qual è allora il problema?
«Il portale dell'Inps abituato a ricevere mille richieste, oggi ne sta ricevendo decine di migliaia. Quindi per diversi giorni è stato impossibile entrare nel sito dell'Istituto. Solo ieri si è sbloccato. E noi sappiamo già che l'Inps per lavorare queste decine di migliaia di pratiche che stanno arrivando, e quindi procedere ai pagamenti, necessiterà di mesi».
I dipendenti rischiano di rimanere senza aiuti per questo tempo?
«Esatto. Stiamo parlando di persone che guadagnano mille euro al mese e che con quei mille euro fanno la spesa. In questo periodo che cosa faranno. Anzi, le dico di più. Il problema ci sarà già tra pochi giorni. Molti alberghi hanno chiuso all'inizio di marzo, e tra qualche giorno sarà tempo di paga. Le aziende oggi non hanno i soldi per poter anticipare la Cassa integrazione. Rischiamo di lasciare decine di migliaia di persone senza risorse».
Il decreto prevede tuttavia delle misure di sostegno alla liquidità delle aziende. Sono misure delle quali beneficiate oppure no?
«Per quanto riguarda il nostro settore nel decreto Cura Italia c'è un solo paragrafo e riguarda i voucher. Cioè la possibilità per l'albergo di non rimborsare i soldi già ricevuti dal cliente, ma bensì di fare un buono da utilizzare in seguito. Noi oggi ci stiamo molto preoccupando sia della Cassa integrazione, perché siamo un settore labour intensive, e in secondo luogo non riusciamo a capire come mai in questo decreto per gli esercizi commerciali C1, cioè i negozi, ci sono delle agevolazioni fiscali che però non sono state allargate alla categoria D2, quella degli alberghi. Il negozio quando riapre inizierà a riavere i clienti, per un albergo ci vorranno mesi prima che ritornino i turisti».
Sono molti gli alberghi che non hanno la proprietà delle mura?
«In Italia sono il 40% delle strutture. Per noi sarebbe un segnale molto importante di attenzione da parte del governo se il credito d'imposta del 60 per cento sui canoni fosse allargato anche agli alberghi».
Ci sono altre misure che potrebbero essere utili al settore?
«Noi abbiamo presentato una serie di proposte che speriamo possano essere accolte. A partire da un credito di imposta per gli italiani che decideranno di fare le vacanze in Italia. Questo perché oggi l'unico mercato sul quale possiamo puntare per l'estate è il mercato nazionale».
Si parla della possibilità che nel prossimo decreto del governo, quello che arriverà ad aprile, ci siano anche degli indennizzi per le attività più colpite?
«Noi abbiamo chiesto che ci sia un ristoro per la perdita di fatturato degli alberghi. Non basta spostare in avanti le scadenze tributarie o contributive. Al 30 maggio il settore sarà probabilmente nelle stesse condizioni di oggi. E a giugno dovremo anche pagare le tasse sui risultati di bilancio del 2019 che sono stati dei buoni risultati».
Era un altro mondo.
«Totalmente un altro mondo».
 

Ultimo aggiornamento: 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA