Coronavirus, aiuti alle imprese: garanzia statale con prestiti fino a 25% ricavi

Giovedì 2 Aprile 2020 di Andrea Bassi
Coronavirus, aiuti alle imprese: garanzia statale con prestiti fino a 25% ricavi

ROMA Salvare le imprese, adesso, è diventata la parola d'ordine per il governo. Prima il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e poi il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, hanno detto che il consiglio dei ministri di domani approverà un primo decreto legge per rafforzare la garanzia dello Stato per le imprese per consentire alle banche e alla Cassa depositi e prestiti di iniettare nei conti delle aziende italiane altri 200 miliardi di euro, che si sommano ai potenziali 350 miliardi di liquidità garantiti dal decreto marzo. Il punto resta sempre lo stesso, fare in modo che i finanziamenti arrivino davvero e arrivino in fretta.

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Tesoro e ministero dello Sviluppo sono ancora al lavoro sul provvedimento. Le ipotesi sono diverse e si cerca una sintesi. Ma ci sono alcune certezze. Ai prestiti potranno accedere tutte le aziende, le piccole, le medie e le grandi. Per le piccole e le medie si opererà attraverso il Fondo centrale di garanzia. Nel decreto di marzo è stato potenziato con 1,5 miliardi di euro. Si tratta della garanzia data dallo Stato al sistema bancario che, secondo le stime del Tesoro, permetterà di erogare fino a 100 miliardi di credito.

Il fondo sarà potenziato con altri 5 miliardi circa. Ma soprattutto sarà allargato anche alle imprese fino a 500 dipendenti, oggi del tutto escluse. Lo Stato garantirà fino al 90% del credito. Non sarà possibile, al momento, arrivare fino al 100% come chiesto dalle imprese perché occorrerebbe un via libera di Bruxelles. Il Tesoro sta ancora trattando con la Commissione sul tema, ma non sarà facile anche perché l'Ue ha già detto no alla Germania. La garanzia, comunque, dovrebbe essere «a prima richiesta», in modo da blindare le banche e rendere immediatamente accessibili i fidi.

IL MECCANISMO
Quanti soldi potrà richiedere la singola impresa? Su questo punto si sta ancora lavorando. Gualtieri ha aperto all'idea di parametrare la cifra al fatturato dell'impresa. Alla Camera il deputato di Italia Viva, Massimo Ungaro, ha fatto riferimento ai «Prestiti solidali speciali» adottati in altri Paesi che coprono fino al 20% del fatturato di un'impresa. Anche in Italia ci potrebbe essere un meccanismo simile, con soglie di fatturato più basse per le imprese più grandi e via via più alte per le più piccole fino ad arrivare a un 20-25% di fatturato. Posto che il tasso di interesse dei prestiti sarà zero, in quanti anni dovrà essere restituito? Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha chiesto una durata di 30 anni. Confindustria lo stesso. Il Tesoro non vuole andare oltre 8-10 anni. La mediazione potrebbe essere 15 anni.

GLI STANZIAMENTI
I prestiti garantiti, poi, saranno potenziati anche per le grandi imprese. Al momento è stato stanziato un fondo di 500 milioni presso la Cassa depositi e prestiti per garantire prestiti fino a 10 miliardi, anche se manca ancora il Dpcm attuativo della misura. La somma sarà potenziata. C'è anche un altro strumento che dovrebbe essere rafforzato. Il decreto di marzo ha previsto un prestito a vista di 3 mila euro per gli imprenditori persone fisiche (le partite IVA, anche se non iscritte al registro delle imprese) con accesso senza bisogno di alcuna valutazione da parte del Fondo. L'importo potrebbe essere portato a 25 mila euro.

Sulla strada del decreto il nodo principale resta quello delle risorse. Il provvedimento dovrebbe essere finanziato con 10 miliardi di euro. Ma per trovarli servirebbe fare nuovo deficit e ottenere l'autorizzazione del Parlamento. Cosa evidentemente impossibile entro domani. Un'ipotesi sarebbe quella di utilizzare i fondi europei non ancora impegnati. Ieri il presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen ha dato mano libera agli Stati, eliminando anche i vincoli territoriali. Ma si tratterebbe di risorse sostanzialmente sottratte alle Regioni del Sud per finanziare soprattutto imprese del Nord.

Dopo il decreto imprese, poi, dovrebbe arrivare il decreto famiglie con il Reddito di emergenza.

Un'altra partita ancora tutta da giocare. Su platea e importi la discussione è ancora aperta. «Il benchmark», spiega Marco Leonardi, consigliere di Gualtieri, «è il reddito di cittadinanza per il quale viene pagato un assegno medio di 500 euro. Non sarebbe corretto», dice Leonardi, «dare un contributo maggiore a quello oggi erogato ai percettori del reddito di cittadinanza».

Ultimo aggiornamento: 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA