Coronavirus, Eurogruppo: ecco chi è il falco olandese contrario agli Eurobond

Venerdì 10 Aprile 2020 di Francesca Pierantozzi
Wopke Hoekstra

Niente. Nemmeno la più grave crisi economica e sociale dell'Unione, né la prima pandemia mondiale dell'era contemporanea, sono riuscite a scalfire il primo, unico e feroce comandamento degli olandesi: il debito non va condiviso. «Inaccettabili» per i francesi, «fuori luogo» per l'ex presidente della Commissione europea Junker, semplicemente «disgustosi» per il premier portoghese Costa, gli olandesi non si sono fatti nemmeno tanto pregare e hanno vestito con una certa esuberanza i panni dei cattivi dell'euro.

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LE POSIZIONI
Dopo Margareth Thatcher (e il suo leggendario «I want my money back») e dopo l'Angela Merkel dei tempi d'oro, tocca al ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra - 45 anni, battuta tagliente, cinico astro nascente dei cristiano democratici della Cda - svolgere il ruolo del nefasto Signor No. E non è chiaro se sia tutta farina del suo sacco oppure se altro non è che un megafono dei falchi tedeschi, pronti a usarlo nei negoziati difficili. Non è del resto un mistero che l'Olanda sia il paese satellite più integrato nei valori ordoliberisti che da sempre guidano la Germania.
 



Dopo essersi scaldato i muscoli con le discussioni sul futuro bilancio dell'Ue, Hoekstra avanza sinistro sul ring del dibattito sulle misure per rianimare l'economia europea messa a dura prova dell'epidemia. La linea non è molto articolata: no, no e no. No al Mes con condizioni soft, no a un Fondo che mutualizzi i debiti (siano pure solo quelli futuri) e no, per carità, a Eurobond, Covid-bond o a qualsiasi emissione che preveda solidarietà nell'Unione e l'annesso rischio di pagare per i presunti paesi spendaccioni. L'asticella è una questione di giustizia, sostiene Hoekstra, che ormai ha superato a destra il suo pure molto liberal premier Mark Rutte, e del quale, dicono gli osservatori, ambisce a prendere il posto.

Nella sua foga di Savonarola delle finanze europee, è stato rimbrottato perfino dai suoi concittadini e costretto ad ammettere di aver mostrato poca empatia quando, davanti alle curve epidemiche che si impennavano tragicamente in Italia e Spagna, non aveva trovato meglio da dire che sarebbe stata necessaria una bella inchiesta europea per fare luce sull'inefficienza dei sistemi sanitari dei due Paesi. Come meravigliarsi se poi il dibattito a Bruxelles si trasforma in rissa e i presunti virtuosi olandesi finiscono sul banco degli imputati per via di un fisco decisamente generoso in patria? E pensare che dal curriculum di Hoekstra emergono predisposizioni europee evidentemente ormai dimenticate: laurea a Leiden University, poi master alla Luiss Guido Carli a Roma e seconda specializzazione in Affari Pubblici all'Insead in Francia.

Accanto a Rutte, pure apostolo dell'ortodossia finanziaria fino all'esasperazione, Hoekstra fa ormai la figura del falco. Appena arrivato al dicastero delle Finanze, ha preso con energia la guida dei paesi che nell'Eurogruppo fino ad allora erano etichettati come i musoni del brutto tempo e che lui ha trasformato nella Nuova Lega Anseatica: Finlandia, Svezia, Danimarca e i tre Stati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania. A onor del vero, va anche detto che il governo applica comunque il liberalismo esasperato che ha nel dna anche in casa: nonostante la curva epidemica cominci a impennarsi (quasi 3 mila morti, un bilancio più grave di quello inglese rispetto alla popolazione), le autorità non vogliono imporre il lockdown.

Stessa follia della Svezia. Gli analisti più generosi spiegano che una mentalità tanto rigida non è soltanto frutto di un'ossessione per la sanità finanziaria. Il paese si prepara infatti a subire pesantemente il contraccolpo della crisi: in primo luogo perché l'economia si basa molto sulle esportazioni e poi perché il sistema pensionistico funziona in gran parte per capitalizzazione. Il che significa che il crollo dei mercati azionari provocherà fatalmente un taglio netto delle pensioni.

E non sarebbe facile per il governo - spiegano gli estimatori di Rutte - impegnarsi a sostenere per esempio il sistema previdenziale italiano, e spiegare poi ai propri pensionati che dovranno rassegnarsi a prendere meno. Poco importa se in questo modo il principio ispiratore dell'Unione, la solidarietà, andrà a farsi benedire.
 

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