Coronavirus, patente di immunità: che cos'è e perché può salvare economia e borse

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Roberta Amoruso
Medici al lavoro in reparto Covid

Come si fa rimettere in moto l’economia mondiale al tempo del coronavirus, fermare la recessione e salvare anche i mercati quando ci sono 900mila casi accertati di Covid-19 nel mondo e circa 185mila guariti? Conosciamo bene ormai i limiti di numeri ufficiali che dipendono dal numero di tamponi. In realtà si parla di milioni di contagiati in tutto il mondo.

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I ricercatori dell’Imperial College di Londra stimano che soltanto in 11 Paesi del Vecchio Continente siano state infettate tra 7 e 43 milioni di persone. Sarebbero 5,6 milioni soltanto in Italia. Certo, anche questi numeri andrebbero presi con la dovuta cautela. Ma non si possono certo ignorare. Anzi, vanno sfruttati. Perchè la soluzione per l’economia è la caccia agli immuni. È proprio nel numero al galoppo dei contagi e dei guariti, infatti, la chiave per salvare l’economia mondiale secondo gli economisti del team healthcare di Citi.

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La chiave, nel breve periodo, è più nella diagnosi che nella cura, finchè non ci sarà il vaccino.

E potrebbe risultare cruciale di qui a fine aprile quando necessariamente la macchina economica del mondo dovrà essere ripartita gradualmente. Ormai il lockdown da Covid-19 interessa il 92% del Pil globale. Ma il cuore dell’economia pensa già a come ripartire. Ci vorranno dovuti presidi di sicurezza per tutti i lavoratori, a partire dalle mascherine tanto rare, termoscanner all’ingresso, assicurazione per tutti e turnazioni programmate per rispettare le distanze. Ma non basta.
 


Più dei tamponi preventivi, comunque importanti prima del reinserimento al lavoro, saranno i test sugli anticorpi a fare la differenza. In Gran Bretagna sono già partiti. La Germania ha un piano preciso per fare un test di massa. Ma anche in Italia non siamo così lontani. Il Veneto, che in questa emergenza ha fatto scuola, avvantaggiato anche dal focolaio circoscritto a Vo’ Euganeo, ha già messo in campo centinai di migliaia di test sierologici, una sorta di patente di immunità. Appunto, un test rapido per rilevare nel sangue la quantità di anticorpi protettivi contro il Covid-19. Tra l’altro è un test molto meno costoso e può essere effettuato anche in laboratori periferici.

Anche la Lombardia ha già imboccato questa strada. Perché il vero vantaggio, come spiegano anche gli analisti di Citi, è poter trovare coloro che sono già immuni (e quindi con una possibilità infinitesimale di ricontagio a breve) pur non avendo i sintomi della malattia. Secondo i calcoli degli economisti, entro la fine di aprile gli Usa potrebbero coprire con questi test il 60% della forza lavorativa, il 95% entro maggio. Di fatto, questi test potrebbero rendere agibili al lavoro subito e in sicurezza tra i 20mila e i 400mila lavoratori americani ora isolati e già esposti al virus in modo da ridurre il lockdown entro poche settimane.

Subito dopo, con la diffusione a tappeto dei test sugli anticorpi, 90 milioni di lavoratori Usa potrebbero tornare in campo, praticamente il 60% del totale. Nessuna controindicazione? In realtà una ce n’è e non va comunque sottovalutata, visto c’è la possibilità di falsi positivi. E soprattutto non c’è da fidarsi di quelli online, avverte l virologo, Roberto Burioni. Questa sembra la via giusta per gli economisti anche ridare un po’ di fiducia ai mercati in attesa di un calo dei contagi che forse non sarà definitivo. Probailmente il virus girerà ancora per mesi, seppure con numeri diversi, si spera. Un approccio di graduale reinserimento dei lavoratori immuni, sostiene Citi, potrebbe infatti essere meno fuorviante per i mercati rispetto al “riaccendere la luce” spinti automaticamente solo dal calo dei contagi. Del resto almeno due delle condizioni della ripresa dei mercati secondo un po’ tutti gli analisti, oltre agli interventi necessari di banche centrali e governi, sono proprio, la discesa netta dei contagi e lo stop almeno graduale del lockdown. Con il mese di marzo, Wall Street ha chiuso con un calo del 23% il suo peggior primo trimestre della storia, e il peggior trimestre dal 1987. Per Piazza Affari il “rosso” di marzo è del 22%, con 145 miliardi bruciati. Mentre rispetto a tre mesi fa si registra un -27,5%, il dato peggiore dal 1997. È stato raggiunto il fondo? Potrebbe essere proprio l’utilizzo di massa dei test sugli anticorpi a dirlo. I tempi della ripresa dipenderanno anche da questo. 

Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 15:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA