​Compagnie aeree, allarme fallimento: Alitalia torna allo Stato

Lunedì 16 Marzo 2020
Compagnie aeree, allarme fallimento: Alitalia torna allo Stato

Si fa sempre più pesante l'impatto dell'emergenza coronavirus sul trasporto aereo. Con le compagnie di tutto il mondo alle prese con drastiche riduzioni dei voli e la prospettiva allarmante che questa situazione possa mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza. E mentre dall'Europa agli Usa si moltiplicano le richieste ai governi di aiuti immediati per il settore, l'Italia corre ai ripari prevedendo un fondo ad hoc per soccorrere le compagnie. Per il caso specifico di Alitalia, poi, avvia anche un percorso verso la nazionalizzazione attraverso la creazione di una newco pubblica, confermando con poche modifiche le indiscrezioni delle bozze del provvedimento anti-virus dei giorni scorsi.

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Il decreto Cura Italia appena varato dal governo dedica un articolo specifico alle misure urgenti per il trasporto aereo, prevedendo per le compagnie misure di compensazione dei danni subiti per il coronavirus e l'istituzione di un fondo con una dotazione di 600 milioni per il 2020 per tutto il settore. Soldi che saranno destinati in parte anche all'ex compagnia di bandiera per la quale, in particolare, viene autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Tesoro o da una società a prevalente partecipazione pubblica, anche indiretta.

Di fatto un ritorno di Alitalia nelle mani dello Stato, dopo diversi fallimentari tentativi di privatizzazione e quasi tre anni di amministrazione straordinaria durante i quali le casse pubbliche hanno già iniettato nella compagnia prestiti ponte per 1,3 miliardi di euro. Nel frattempo non salta la procedura di vendita avviata dal commissario Giuseppe Leogrande che, si precisa nel decreto, attuerà «ogni atto necessario o conseguente nelle more dell'espletamento della procedura di cessione» e fino «all'effettivo trasferimento» degli asset. Iter per il quale è imminente la scadenza (mercoledì 18) per le manifestazioni di interesse. Intanto la situazione nel mondo si fa di giorno in giorno più grave per il settore. Dopo l'allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che ha stimato perdite quest'anno per il settore tra 63 e 113 miliardi di dollari, la prospettiva ora sembra aggravarsi ulteriormente. La maggior parte delle compagnie mondiali rischia la bancarotta entro la fine di maggio a causa del coronavirus, avverte la società di consulenza per l'aviazione Center for Aviation, sollecitando «un'azione coordinata di governo e del settore per evitare la catastrofe». A lanciare l'allarme sono anche le singole aviolinee, che intanto intensificano le cancellazioni registrando crolli a doppia cifra in Borsa (-27% per il colosso Iag).

Da British Airways che pianifica un taglio globale dei suoi voli di «almeno il 75%» ad aprile e maggio, ad Air France-KLM che prevede una riduzione delle attività tra il 70 e il 90% nei prossimi mesi, fino a Lufthansa che riduce la capacità sul lungo raggio fino al 90%. Soffrono anche le lowcost, con EasyJet che tratteggia un «futuro incerto per l'aviazione europea», con un reale «rischio sopravvivenza» per le compagnie, e si prepara alla possibilità di mettere a terra la maggior parte degli aerei. E Ryanair che addirittura non esclude la completa messa a terra dei velivoli. Voli già sospesi per Austrian Airlines, compagnia austriaca del network Lufthansa.

Situazione analoga negli Usa, con United Airlines, che ha annunciato la riduzione della sua capacità del 50% ad aprile e maggio. Le compagnie aeree americane intanto puntano ad almeno 50 miliardi di dollari di assistenza finanziaria da parte del governo per il coronavirus. Aiuti che, spiegano alcune fonti al Wall Street Journal, sono al momento allo studio: fra le possibilità, prestiti e sgravi fiscali.
 

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