Copyright, svolta a Strasburgo tutele sul web a editori e artisti

Mercoledì 27 Marzo 2019 di Antonio Pollio Salimbeni
Copyright, svolta a Strasburgo tutele sul web a editori e artisti

BRUXELLES 348 sì, 274 no, 36 astenuti. Passata. Quando l’Europarlamento ha dato il via libera alla direttiva sul diritto d’autore è scoppiato l’applauso. Fino a poco prima tutti ritenevano che l’approvazione sarebbe stata sul filo del rasoio. Invece la partita del copyright si chiude così, dopo tre anni di faticoso negoziato e di contrasti tra lemajor della rete (a partire da Google, Facebook) da una parte e i creatori e fornitori di contenuti, dai musicisti agli interpreti e sceneggiatori, agli editori di stampa e ai giornalisti, dall’altra.
 



Tra due anni, questi i tempi dell’entrata in vigore delle nuove regole, i titolari dei diritti d’autore potranno negoziare accordi migliori sulla remunerazione che deriva dall’uso delle loro sulle piattaforme Internet. I colossi digitali non godranno più di quella specie di FarWest grazie a regole ferme al 2001, che hanno permesso loro di fatturare l’uso gratis o quasi di contenuti prodotti da altri. Semplicemente dovranno stringere accordi con i proprietari dei diritti. In alternativa c’è la rimozione dei contenuti protetti da copyright. In sostanza, le piattaforme digitali saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati nei loro siti per i quali – per esempio nel caso delle notizie - gli editori avranno il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti.

Che hanno diritto a una “giusta remunerazione”. I parlamentari del Movimento 5 Stelle e della Lega hanno votato contro la direttiva confermando l’adesione alla campagna condotta a favore della “libertà del Web” che sarebbe, secondo questa visione, messa a rischio da un “bavaglio alla rete”. In realtà nel testo della direttiva non c’è nulla che conduca a forme di censura. D’altra parte, M5S e Lega hanno confermato la posizione espressa dal governo italiano sull’accordo con il Parlamento: voto contrario come quello di Olanda, Lussemburgo, Polonia e Finlandia. A favore Forza Italia, gran parte dei parlamenta ri Pd e del gruppo conservatori e riformisti (destra ed euroscettici). Tutti i gruppi si sono divisi: a favore gran parte dei popolari, i socialdemocratici tedeschi e austriaci hanno votato contro mentre la maggioranza del Pse ha votato a favore; divisi spaccati i liberali dell’Alde i sovranisti dell’Enf; solo una minoranza degli eutoscettici dell’Effd (di cui fa parte il M5S) a favore; per lo più contrari Verdi e Sinistra Unita.

RISULTATO STORICO
Il risultato, secondo molti è storico”perché riequilibra decisamente il potere commerciale tra produttori di contenuti creativi e i colossi digitali, è condensato in due aspetti che hanno costituito lo scoglio sul quale si è misurato un aspro conflitto nel quale le major della Rete non hanno risparmiato risorse finanziarie per una campagna intrusiva condotta con molti colpi bassi e una virulenza mai vista.
Viene stabilito il principio per cui gli autori di un contenuto editoriale che compare in una piattaforma digitale devono essere remunerati dagli editori i quali dovranno essere remunerati dai cosiddetti “aggregatori” di informazione. Per esempio Google News. Poi viene sancito che chi presta servizi di condivisione di contenuti on line deve ottenere un’autorizzazione dal titolare del diritto d’autore attraverso una licenza. Senza licenza, le grandi piattaforme digitali diventano responsabili della situazione di illegalità.Secondo il presidente Siae Mogol «hanno vinto la ragione e la cultura sui soldi». «Una grande vittoria per la stampa in Italia», è stato il commento del presidente degli editori di giornali europei Carlo Perrone. «Piena soddisfazione» per il voto parlamentare che è «un passaggio importante verso una più efficace difesa del diritto d’autore nello spazio digitale», è stata espressa dal presidente Fieg Andrea Riffeser Monti. Il 9 aprile i ministri Ue sono attesi dare il loro avallo formale al testo. «Credo che alla fine prevarrà il buon senso anche al Consiglio», ha indicato il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, augurandosi che «Il governo italiano cambi idea, difenda le imprese, la creatività e l’identità italiane». 

Ultimo aggiornamento: 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA