Poco più di dieci anni fa, quando l’Agenzia delle Entrate incorporò l’allora Agenzia del territorio portando al proprio interno la gestione del catasto, il personale complessivo della neonata struttura superava le 41 mila unità.
Statali, il calo
Il dimagrimento forzato dell’Agenzia ricalca, ma per certi versi in una versione più grave, il copione andato in scena per l’amministrazione pubblica nel suo complesso. Tra il 2008 e il 2019 tutti gli uffici pubblici si sono dovuti adeguare al blocco del turn over, ovvero del rimpiazzo con nuove assunzioni di coloro che andavano in pensione. Una scelta dettata dalla necessità di arginare il disavanzo di bilancio del Paese, che però ha lasciato tracce profonde nella macchina dello Stato. Le limitate deroghe concesse in questo periodo hanno permesso di assumere al massimo un dipendente per ogni tre pensionandi, mentre norme specifiche intervenute nel frattempo hanno permesso ulteriori uscite anticipate. In più l’Agenzia scontava un’età media particolarmente elevata (intorno ai 55 anni). Così se il numero “normale” delle uscite si aggirava sulle mille l’anno, questo dato è andato via via crescendo, aggravando l’emorragia complessiva. Nel frattempo naturalmente l’attività del fisco è cambiata; le tecnologie hanno guadagnato sempre più spazio e questo in una certa misura ha permesso di compensare il calo degli organici. Ma una volta automatizzate una serie di funzioni, la stessa innovazione ha bisogno dell’elemento umano. Con i concorsi già completati nel 2022 e con quelli previsti nel primo semestre di quest’anno scatta un primo blocco di circa 3.300 nuovi ingressi: agli oltre 2 mila nuovi funzionari per l’attività amministrativa e tributaria e ai circa mille tra geometri e ingegneri destinati al catasto si aggiungono analisti e specialisti di dati, oltre a esperti legali e di fiscalità internazionale. La definizione del programma di assunzioni è stata completata all’inizio di quest’anno: la seconda fase partirà da maggio e si protrarrà nel corso del prossimo anno, sempre in collaborazione con il Dipartimento della Funzione pubblica e con Formez, coinvolgendo circa 7.550 nuove posizioni. In tutto si arriva quindi a 10.850 dipendenti che andranno a rafforzare l’organico. Come ha ricordato recentemente lo stesso direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini, il contributo non sarà solo quantitativo ma anche qualitativo; si tratterà insomma di un sostanziale ringiovanimento dell’amministrazione finanziaria. Amministrazione che intende valorizzare le competenze: l’idea è puntare sull’approccio “per famiglie professionali” piuttosto che su quello tradizionale, gerarchizzato e burocratico.
Le tecniche
Alla nuova Agenzia toccherà in larga parte applicare la riforma che il governo si appresta a portare in Parlamento, e che dovrebbe entrare in vigore entro i due anni successivi. Tra i principi elencati nella legge delega c’è anche quello del pieno utilizzo dei dati a disposizione del fisco, da quelli dell’anagrafe tributaria e a quelli resi disponibili dalla fatturazione elettronica. Su questo patrimonio si baserà anche il contrasto all’evasione fiscale, ma le tecniche di intelligenza artificiale dovrebbero essere utilizzate anche a garanzia del contribuente: ad esempio attraverso il potenziamento dell’analisi del rischio, che permette almeno sulla carta azioni di accertamento sempre più mirate, precedute da una forte spinta all’adempimento collaborativo. Come in parte già avvenuto negli ultimi anni, si tratta insomma di convincere gli italiani che mettersi in regola è la scelta più conveniente.