Colf, baby sitter e badanti: stipendi fino a 145 euro in più. Stangata per le famiglie

Nessun accordo tra le parti per mitigare gli effetti dell'adeguamento all'inflazione

Martedì 17 Gennaio 2023 di Giusy Franzese
Colf, baby sitter e badanti: stipendi fino a 145 euro in più. Stangata per le famiglie

Anche il terzo incontro al ministero del Lavoro non ha prodotto nessun risultato. Le parti - organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori domestici e associazioni dei datori di lavoro - non sono riuscite a trovare un compromesso e così, in base a quanto previsto dal contratto nazionale della categoria, a partire da gennaio scatta l'adeguamento automatico: le retribuzioni di colf badanti e baby sitter dovranno essere adeguate all'80% del dato inflazionistico registrato dall'Istat al 30 novembre 2022.

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Colf, baby sitter e badanti: stangata per le famiglie

In pratica gli aumenti saranno pari al 9,2% della retribuzione, inoltre nel caso di lavoratori conviventi va aumentata anche l'indennità di vitto e alloggio dell'11,5%.

Una stangata, protestano le organizzazioni dei datori di lavoro, ovvero le famiglie. Che ricordano come l'inflazione stia erodendo anche le loro entrate senza per adesso alcuna compensazione. Salvo che per i pensionati che, però, come è noto, hanno ricevuto un adeguamento totale all'inflazione (calcolata sull'intero anno e quindi comunque più bassa del 9,2%) soltanto per le fasce di reddito più basse.


IL MECCANISMO
L'adeguamento automatico non è una novità di quest'anno. Ma finora, visti i bassi livelli di inflazione, non era stato un problema così grave. Adesso invece, con l'inflazione galoppante, per le famiglie c'è un doppio danno: al costo della vita che aumenta devono aggiungere stipendi più alti ai collaboratori domestici. Si tratta di nuovi sacrifici economici da affrontare in un periodo già molto complicato. Sacrifici importanti, visto che per alcune categorie si arriva ad incrementi fino a 145 euro al mese, considerando anche ferie, tredicesima e rateo di tfr. Per questo motivo al tavolo con i sindacati Fidaldo (l'associazione che raggruppa le associazioni dei datori di lavoro Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld) aveva proposto una scaglionamento degli incrementi nel corso dell'anno. Ma dai sindacati - dicono - è arrivata «una chiusura totale». A loro volta i sindacati replicano: gli adeguamenti sono previsti dal contratto nazionale di lavoro, «siamo sorpresi» dalle richieste dei datori di lavoro.

 


Ora i rischi di aumenti così pesanti potrebbero portare le famiglie a decisioni drastiche: rinunciare alla collaborazione domestica, oppure ridurre il numero di ore impegnate del lavoratore, oppure - nel peggiore dei casi - passare a rapporti in nero Che poi significa meno tutele per il lavoratore e meno contributi per le casse previdenziali. Insomma un risultato finale in cui ci perdono tutti. Tra l'altro il lavoro sommerso nel settore è già molto diffuso. Proprio ieri Domina ha stimato che su circa due milioni di lavoratori, il 52,3% è irregolare.
L'adeguamento comunque è assorbibile, ovvero è dovuto solo a chi attualmente riceve una retribuzione pari ai minimi tabellari (che variano a seconda della mansione svolta, dell'anzianità di servizio, l'orario a tempo pieno o meno e se si è convivente oppure no). Se invece la retribuzione è già superiore di oltre il 9,2%, l'incremento non è dovuto. Bisognerà adeguare lo stipendio per la differenza nel caso, infine, l'attuale retribuzione sia superiore ai minimi ma non tale da superare l'adeguamento previsto.


LE CATEGORIE
«Qualora non siano già assorbiti negli stipendi concordati, già dalla busta paga di gennaio le famiglie dovranno mettere in budget un aumento del 9,2% sui minimi retributivi» spiega Assindatcolf, una delle principali associazioni dei datori di lavoro domestici. «Gli impatti maggiori - prosegue - si potrebbero avere per quelle figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come nel caso delle badanti (livello Cs): la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l'aumento dei contributi, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più. Ancora più pesante l'impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs): lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di contributi, tfr, ferie e tredicesima) subirà un incremento di 1.743 euro». Si tratta di aumenti molto più alti rispetto a quelli che hanno ricevuto altre categorie di lavoratori con i rinnovi contrattuali, dai metalmeccanici ai lavoratori del commercio. «In questo scenario prevediamo un aumento del lavoro nero» commenta sconsolato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. La pensa così anche Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione: «Il nostro timore è quello di sempre, ovvero che il bacino del lavoro sommerso superi purtroppo ancora, anche se di poco, i rapporti di lavoro regolari». Per Emanuela Loretone della Filcams Cgil nazionale si tratta però di un «allarmismo eccessivo». A ogni modo a questo punto diventa più difficile l'avvio della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale scaduto a dicembre scorso: «Saremo più rigidi e intransigenti» avvertono i datori di lavoro.

Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 12:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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