Case green, primo sì a Strasburgo: «Nel 2030 in classe E». L'Italia guida la rivolta

La spaccatura sul voto del Parlamento. Pichetto Fratin: «Testo insoddisfacente»

Martedì 14 Marzo 2023 di Gabriele Rosana
Case green, via libera del Parlamento Ue: entro il 2023 classe energetica D per tutti

Il Parlamento europeo dice il suo primo sì alla stretta sulle case “green”, ma la spaccatura su uno dei dossier più rappresentativi della svolta verde Ue è segnata. E a rischiare è la stessa ampia “maggioranza Ursula” che governa l’Ue, messa in crisi dall’avanzamento del suo Green Deal. Con 343 sì, 216 no e 78 astenuti, i deputati Ue riuniti nella plenaria di Strasburgo hanno approvato ieri la posizione negoziale dell’Eurocamera sulla direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, sventando il blitz bipartisan tentato da un’ampia pattuglia di eletti popolari e liberali, che hanno provato a smontare o diluire parti della riforma. Rimangono, così, i target individuati nella bozza che aveva ricevuto una prima luce verde in commissione parlamentare: gli edifici residenziali esistenti dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, per passare quindi alla D entro il 2033 (per gli immobili non residenziali e quelli pubblici, gli obiettivi sono anticipati rispettivamente al 2027 e al 2030).

Interventi di efficientamento che in Italia, secondo le cifre circolate a Bruxelles, potrebbero interessare tra i 3,1 e i 3,7 milioni di immobili: per tener conto delle differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, infatti, nella classifica A1-G, quest’ultima categoria dovrà corrispondere al solo 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ciascun Paese. 

Case green, la stretta europea che penalizza l’Italia. I proprietari saranno obbligati a ristrutturare

LE DEROGHE

Il braccio di ferro sulle deroghe non ha ampliato, invece, il novero delle eccezioni: rimangono escluse dalla stretta “green” le seconde case, gli edifici di culto e pure quelli del patrimonio culturale e di pregio storico, mentre viene data a ogni Paese la possibilità di esentare il 22% del parco immobiliare in caso di difficoltà economiche e tecniche nella ristrutturazione. Nessuna sanzione per chi non si uniformerà alle regole Ue: ogni Stato sarà libero di scegliere che via seguire quanto alle contromisure. Adesso il Parlamento potrà cominciare le trattative con i governi riuniti nel Consiglio e la Commissione. Solo al termine, la direttiva sulle case “green” tornerà in plenaria per il via libera definitivo. Ma le prossime tappe potrebbero essere tutt’altro che scontate. 

IL CASO DEI MOTORI

E c’è un precedente che, per sua stessa ammissione, non fa dormire sonni tranquilli al relatore del provvedimento, l’europarlamentare irlandese dei Verdi Ciarán Cuffe: quanto successo a inizio mese con lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, un altro dossier chiave del Green Deal Ue, finito nel congelatore a un passo della definitiva approvazione per l’opposizione di Italia e Polonia e dallo scetticismo della Germania. I liberali tedeschi dell’Fdp potrebbero essere, ancora una volta, la testa d’ariete, nonché una spina nel fianco per la posizione Ue del governo Scholz: dopo aver presentato una serie di emendamenti che puntavano ad ammorbidire la riforma, ieri si sono espressi per bocciare in blocco la direttiva. Andando a rafforzare l’asse del no, che ha visto finora gli italiani in prima linea gli italiano, ma che al Consiglio (aspettando le eventuali mosse di Berlino) potrebbe contare sul sostegno di diversi Paesi dell’Est Europa.

Come già in occasione del voto sullo stop ai motori tradizionali, il passaggio parlamentare sulle case “green” ha compattato le forze della maggioranza di governo in Italia: Forza Italia ha votato contro il testo con la fronda dei ribelli del Ppe (soprattutto tedeschi, a cominciare dal capogruppo Manfred Weber, e francesi), insieme a Lega e Fratelli d’Italia. A favore, invece, si sono espressi gli eletti di Pd, M5S e Verdi, mentre si sono astenuti quelli del Terzo Polo. Se i dem difendono le deroghe inserite nel testo e i fondi Ue per le ristrutturazioni, la Lega ha contestato una «euro-patrimoniale nascosta. Un duro colpo all’Italia, alle nostre imprese e ai nostri lavoratori». «Chiediamo alla premier Giorgia Meloni di impegnarsi in prima persona per scongiurare l’introduzione di una disciplina pericolosa per il nostro Paese», ha fatto eco, in una nota, Confedilizia. E di testo «insoddisfacente» per il nostro Paese ha parlato il ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: «Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Manca in questa versione una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come “bene rifugio” delle famiglie». 
 

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA