Case green, l'Italia alza la voce: testo da cambiare. Pichetto Fratin: «I nostri edifici sono antichi e preziosi»

Domani vota Bruxelles, il relatore irlandese: «Ampia flessibilità»

Martedì 7 Febbraio 2023 di Giusy Franzese
Case green, l'Italia alza la voce: testo da cambiare. Pichetto Fratin: «I nostri edifici sono antichi e preziosi»

Il governo italiano «difenderà senza tentennamenti» la «peculiarità» del patrimonio immobiliare italiano. A ribadire una posizione di “battaglia” sulla direttiva Ue sulle “case green”, che domani sarà votata dalla commissione industria del Parlamento europeo, ci sono il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, quello degli Affari Europei, Raffaele Fitto, il ministro del Made in Italy e delle imprese, Adolfo Urso. Nonostante alcune novità introdotte, infatti, il testo che sarà messo ai voti domani resta particolarmente penalizzante per l’Italia che ha un patrimonio immobiliare con quasi il 58% delle case nelle due classi energetiche più basse (34,5% classe G e 23,2% classe F), cosa che costringerebbe i proprietari di immobili a fare imponenti e costosi lavori nell’arco di pochi anni per rispettare i target di efficientamento energetico imposti da Bruxelles. La direttiva sulle case verdi «va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d‘Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni. E il governo difenderà senza tentennamenti questa linea tutelando il valore degli immobili e non imponendo in tempi insostenibili onerosi lavori ai privati» ha detto Pichetto Fratin. Stessa determinazione da parte di Fitto: «Il governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il governo difenderà questa peculiarità».

I casi Spagna e Grecia

Non sarà comunque una battaglia facile. Oltre all’Italia, chiaramente contraria alla direttiva, in realtà c’è solo la Romania. Spagna e Grecia, che pure hanno un patrimonio immobiliare con caratteristiche non troppo dissimili dal nostro paese, stranamente non sembrano particolarmente interessate al dossier e finora non si sono fatte sentire. La Germania è divisa tra favorevoli e contrari. Secondo le indicazioni raccolte finora, il testo del relatore dovrebbe ricevere il voto favorevole di tutti i gruppi politici, salvo Ecr (di cui fa parte FdI) e Id (di cui fa parte la Lega). A metà marzo però dovrà affrontare l’esame della plenaria ed è lì che potrebbero arrivare i nuovi emendamenti. L’iter poi prevede la negoziazione del testo approvato dal Parlamento in Consiglio. L’approvazione finale - secondo le intenzioni della presidenza di turno svedese - potrebbe arrivare entro il 30 giugno. Il tempo per giocare altri round, quindi c’è. «È nostra intenzione negoziare in Europa per degli obiettivi realistici e modalità di attuazione che non mettano in difficoltà le imprese e le famiglie» assicura Urso. 

 

Il testo ai voti

Il testo che sarà messo ai voti domani prevede che il 15% degli edifici più energivori sarà la nuova classe G, entro il primo gennaio 2030 dovranno scalare ben tre classi per arrivare alla E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D (il 74% delle abitazioni italiane, calcola l’Enea, attualmente non raggiunge la D). Obiettivo: emissioni zero al 2050. Ogni Paese avrà la possibilità di derogare il 22% del suo patrimonio immobiliare. Saranno “esentate” le case di vacanza, i palazzi storici, chiese e abitazioni indipendenti di meno di 50 metri quadrati. Deroghe che però non risparmierebbero l’Italia da una stangata senza precedenti secondo Confedilizia che dice no “all’obbligo”. Gli emendamenti adottati «lasciano ampia flessibilità» ai Paesi, ha ribadito ieri Ciaran Cuffe (Verdi), relatore per l‘Europarlamento sulla nuova direttiva. «C‘è stata molta misinformazione in Italia, si è detto che Bruxelles dirà agli Stati membri cosa fare, ma nulla è più lontano dalla realtà» ha aggiunto. Immediata la replica di Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, relatrice ombra della direttiva casa in commissione: «Affermare che Bruxelles non dirà agli Stati membri cosa fare”, ovvero proprio ciò che fanno le direttive Ue, è davvero poco credibile. Altro che misinformazione». 

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