Cartelle, la svolta "cortesia" del Fisco: sarà obbligatorio rispondere a chi non vuole pagare

L’obiettivo è semplificare le procedure e ridurre drasticamente il contenzioso

Martedì 28 Febbraio 2023 di Andrea Bassi
Cartelle, la svolta "cortesia" del Fisco: sarà obbligatorio rispondere a chi non vuole pagare

Migliorare i rapporti tra il Fisco e i contribuenti. Evitando, quanto più possibile, che le dispute arrivino davanti ai giudici tributari. La riforma fiscale alla quale sta lavorando il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, e che sarà portata in Consiglio dei ministri entro la prima metà di marzo, avrà tra i suoi capisaldi una vera e propria rivoluzione degli accertamenti fiscali in modo da ridurre, il più possibile, le “liti” con l’Agenzia delle Entrate.

In quest’ottica, dovrebbe trovare spazio anche una revisione del meccanismo dell’autotutela. 

L’ATTO

Di cosa si tratta? Oggi quando un contribuente riceve un atto di accertamento fiscale o una anche cartella esattoriale, se ritiene che la pretesa sia ingiusta e pensa di poterlo dimostrare, può scrivere direttamente all’Agenzia chiedendo di annullare l’atto. 

Si pensi, per esempio, ad una multa già pagata e della quale si conserva la ricevuta, o a una revisione di una rendita catastale di un appartamento fatta senza un sopralluogo, o alla richiesta del pagamento di un’imposta non dovuta. Il contribuente, come detto, quando ritiene di avere valide ragioni per chiedere l’annullamento dell’atto, può presentare una istanza di autotutela all’Agenzia senza particolari formalità. 
Uno strumento che, tuttavia, oggi ha diversi limiti. Il primo è che non c’è un obbligo di risposta da parte dell’amministrazione. Se infatti l’Agenzia delle Entrate tace, non scatta il silenzio-assenso, ma l’istanza si presuppone rifiutata. Non solo.

La presentazione dell’istanza non interrompe neppure il decorso dei termini per presentare ricorso in Commissione tributaria. L’effetto di questo meccanismo è che, soprattutto per gli atti fiscali di piccolo importo, i contribuenti spesso decidono di pagare, pur avendo valide ragioni, perché magari il ricorso davanti ai giudici tributari avrebbe tempi lunghi e costi molto più alti. 

La riforma fiscale, dunque, dovrebbe intervenire su questo punto. In che modo? Rendendo in qualche modo obbligatoria la risposta dell’amministrazione all’istanza di autotutela del contribuente, sia che si tratti di una accettazione, sia che si tratti di un rifiuto. Anche perché oggi, come anche confermato da una sentenza della Corte Costituzionale, il silenzio dell’amministrazione fiscale all’istanza di autotutela non è impugnabile dal contribuente. L’intenzione, dunque, sarebbe quella di migliorare i rapporti tra i cittadini che pagano le tasse ed il Fisco, evitando quanto più possibile il contenzioso tributario. Contenzioso le cui pendenze al 30 settembre 2022 si attestano ancora a quota 274.863. Il Fisco oggi risulta totalmente vincente in queste controversie solo nel 50 per cento dei casi. 

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IL PASSAGGIO

Un altro tassello della riforma dell’accertamento, poi, riguarderà il “concordato preventivo biennale” tra le imprese e l’Agenzia delle Entrate. Un progetto al quale lo stesso vice ministro Leo ha fatto riferimento durante un’audizione in Parlamento. Funzionerebbe così. Grazie alle grande mole di banche dati che oggi l’amministrazione finanziaria ha a sua disposizione, sarebbero gli uffici a “compilare” la dichiarazione delle tasse per le piccole imprese e le partite Iva. Un conteggio delle imposte che riguarderebbe non un singolo anno, ma un biennio. Una volta ricevuta questa dichiarazione «precompilata», l’impresa, l’artigiano o il commerciante, potranno accettarla o rifiutarla. In caso di accettazione del calcolo delle tasse fatto dall’Agenzia delle Entrate, quest’ultima si impegnerebbe a non effettuare nessun accertamento fiscale in quello stesso biennio nei confronti dell’impresa o del commerciante. Una sorta di scambio: se versi al Fisco quanto calcolato dall’Agenzia in base ai dati in suo possesso, per due anni potrai lavorare serenamente senza essere disturbato. E se fatturi di più di quanto ha calcolato l’Agenzia? «Te lo tieni in tasca», ha spiegato Leo, in una logica di «semplificazione». 

IL MECCANISMO

Nel caso però in cui il contribuente non accettasse la “proposta” del Fisco, gli accertamenti scatterebbero immediatamente. Anche questo meccanismo dovrebbe servire, nelle intenzioni del governo, a migliorare i rapporti tra l’amministrazione fiscale e i contribuenti riducendo le controversie davanti ai giudici. Anche per le medie e grandi imprese arriverà una riforma degli accertamenti. Verrà rafforzata la “cooperative compliance”, ossia l’adempimento collaborativo, una sorta di dialogo costante tra il Fisco e le imprese di grandi dimensioni (possono accedere quelle con più di un miliardo di fatturato). «La norma risale al 2015», ha ricordato Leo, «deve essere sicuramente aggiornata, abbassando le soglie e facendo svolgere al professionista una sorta di ruolo di cinghia di trasmissione, nel momento in cui si fa il cosiddetto tax control framework, la certificazione del cosiddetto rischio fiscale». Allo studio ci sarebbe insomma, una sorta di “visto”, validato dai revisori o dai professionisti che certificano la correttezza di quanto dichiara l’azienda. 

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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