Bollette alle stelle, la Saxa Gres spegne i forni: 350 operai a casa fino alla fine di gennaio

Venerdì 31 Dicembre 2021 di Paolo Carnevale
Il presidente della Saxa Gres, Francesco Borgomeo

Costi energetici troppo alti, la Saxa Gres spegne i forni per un mese e manda in cassa integrazione i dipendenti degli stabilimenti di Anagni e Roccasecca, circa 350 lavoratori, fino alla fine di gennaio.
Tutta colpa dell'aumento del costo dell'energia che sta provocando seri danni oltre che ai privati cittadini anche alle industrie, costrette a fare i conti con bollette sempre più salate; tanto da rendere sempre più difficile andare avanti con la produzione.

Come succede appunto anche nel caso del gruppo Saxa Gres che, nonostante i tanti ordini ricevuti, ha dovuto fare scelte drastiche per tamponare il caro energia.

A fare il punto il dottor Francesco Borgomeo, presidente del gruppo Saxa Gres responsabile, oltre che degli stabilimenti in provincia di Frosinone, anche di altre strutture al di fuori della Regione come quella di Gualdo Tadino.

Tanti ordini, ma i costi ora sono insostenibili 

«Purtroppo - ha detto Borgomeo -, paghiamo l'aumento del costo dell'energia che negli ultimi tempi sta diventando, soprattutto per le aziende, assolutamente insostenibile. Abbiamo avuto rincari nella bolletta fino al 500%. In queste condizioni, anche se abbiamo molti più ordini che negli anni passati, abbiamo dovuto fermarci».

Per Borgomeo non è il caso di drammatizzare: «Abbiamo deciso di posticipare fino al 31 gennaio del 2022 una chiusura che inizialmente era prevista fino al 10 gennaio». Resta però la preoccupazione per un tema, quello dell'aumento dei costi dell'energia, che dovrà essere affrontato a livello strutturale dal governo per evitare effetti a lungo termine.

«Il problema - ha detto ancora Borgomeo - è che non siamo autosufficienti a livello energetico. E fino a quando sarà necessario importare il gas della Russia, come facciamo noi, sarà sempre più complicato lavorare con questi costi. Ci siamo allineati, nostro malgrado alla decisione presa già da settimane, da altri colossi del vetro, del cemento, dell'acciaio e della ceramica: settori che possono produrre solo con un massiccio impiego di energia per alimentare i loro forni».

Borgomeo però è ottimista. «Abbiamo ordini per il 2022 doppi rispetto al fatturato 2021. Recupereremo in estate questi giorni di fermo produttivo, per mantenere fede agli impegni presi con i clienti, confidando in una soluzione che nel frattempo raffreddi i prezzi».

I timori del sindacato

C'è ora il problema dell'energia, sul quale mette in guardia il segretario provinciale della Ugl Enzo Valente: «La chiusura parziale della produzione degli stabilimenti di Anagni, Roccasecca e Gualdo Tadino, è un effetto degli aumenti dei prezzi energetici che mettono a rischio le imprese, rischia di paralizzare la ripresa economica del Paese». Non solo per il settore ceramiche, ma anche in altri campi: «Il timore ha detto ancora Valente è che anche per il settore carta, sul quale la provincia conta molto in termini di sviluppo economico e lavoro, con migliaia di impiegati, possa avere ripercussioni negative». Di qui l'appello al governo, per «intervenire immediatamente, aprendo un tavolo di confronto».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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