Destro: «Caro energia, è uno tsunami: più sgravi e Cassa Covid. Sì ai razionamenti senza fermare le fabbriche»

Domenica 28 Agosto 2022 di Maurizio Crema
Leopoldo Destro
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«Siamo in piena emergenza, il rincaro dell'energia è uno tsunami peggio della pandemia che rischia di travolgere famiglie e imprese. Il governo deve agire subito, non si può attendere le elezioni e il prossimo esecutivo. I partiti si mettano d'accordo e diano subito il via libera a Draghi per attuare misure urgenti operative almeno fino a fine anno».
Leopoldo Destro, 49 anni, presidente di Assindustria Padova e Treviso (seconda Confindustria d'Italia), sta monitorando da vicino la situazione delle imprese venete: «C'è il rischio di riprendere il lavoro a singhiozzo dopo queste lunghe ferie - spiega - questi pesanti rincari energetici stanno tagliando i margini delle nostre aziende e anche la loro competitività.

Ci sono molti Paesi, come gli Usa, senza i nostri problemi. È assolutamente urgente varare nuove misure straordinarie».


Quali?
«Primo, proroga dell'attuale credito imposta sulle spese energetiche anche fino a fine anno, aumentando la percentuale dal 25% attuale ad almeno il 40%. Poi sospensione immediata degli Ets, i certificati verdi per l'inquinamento, conferma della cig straordinaria a costo zero attuata anche per la pandemia senza costi per le aziende e separare il prezzo del gas da quello dell'elettricità. Infine destinare all'industria locale la quota di produzione delle rinnovabili del Veneto, che costa notoriamente meno del gas. Sono tutte misure urgenti da attuare subito: le famiglie stanno soffrendo, le industrie si stanno fermando o lavorano in perdita, questo vuol dire che si rischiano licenziamenti e una crisi sociale».


Serve anche un tetto al prezzo del gas?
«Solo italiano lo vedo abbastanza complicato: le forniture rischiano di andare verso altri Paesi e se intervenissimo con risorse pubbliche per calmierare il prezzo di mercato, come in Spagna, rischieremo scostamenti gravosi di bilancio che col nostro debito non ci possiamo permettere. Su questo tema è meglio agire a livello europeo. Da mesi Draghi lo chiede, oggi vedo qualche segnale di buona volontà. Il governo in questi mesi ha fatto molto mettendo in campo decine di miliardi, oggi però siamo alla canna del gas. Ma credo che con queste nuove misure d'emergenza le nostre imprese sapranno superare le difficoltà: mercato ed export, malgrado i segnali di raffreddamento, danno segnali di tenuta. Ma bisogna muoversi subito e vararle almeno fino a fine anno. Invece in campagna elettorale ne sento parlare poco, e nessuno che s'impegni in una vera politica industriale ed energetica».


Con quali obiettivi?
«Dobbiamo puntare su un mix energetico che vede il gas sempre importante ma con fonti diversificate inclusi i rigassificatori di Piombino e Ravenna, investendo forte sulle rinnovabili, soprattutto eolico e solare. Ripenserei poi al nucleare di terza generazione. Il Giappone nonostante il disastro di Fukushima ha già programmato 7 nuovi reattori».


Non pensa troppo a lungo periodo?
«Se non programmiamo subito buttiamo via altri 10 anni dopo i 10-20 anni già buttati. Ma anche noi industriali dobbiamo farci parte attiva di questo processo, utilizzando in modo più virtuoso il gas e l'elettricità. La mia azienda, Aristoncavi, per esempio sta investendo in pannelli solari: purtroppo come tanti altri dobbiamo scontare i ritardi sull'arrivo dei materiali e nell'allacciamento alla rete. Credo però che questa austerità energetica ci porterà a essere un Paese e un sistema industriale più virtuoso e sostenibile».


È a favore anche del razionamento dell'energia?
«Bene abbassare i gradi negli ambienti di lavoro e nelle case. Se sarà necessario dovremo anche fare altri sacrifici per affrontare autunno e inverno. Ma non fermare le fabbriche. Sarebbe un danno doppio: perderemmo ordini e quote di mercato importanti. Faccio il nostro esempio: chiuderemo l'anno in crescita del 25% a 85 milioni, abbiamo tanti ordini e vogliamo ancora assumere una decina di persone oltre i 180 addetti attuali, che purtroppo non troviamo. Non possiamo fermarci».


Presidente, Confindustria è sempre per il libero mercato, ma qui non si sta affondando nella speculazione?
«Senz'altro, ci deve essere chiaramente una responsabilità di queste grandi multinazionali dell'energia. Per questo devono assolvere alla tassa sugli extraprofitti. Poi bisogna anche cambiare le regole di un mercato che non funziona. Qualcosa si muove: per esempio l'azione del Gse per comprare più rinnovabili e quindi calmierare i prezzi è sul tavolo. Ma mi permetta di ricordare il messaggio d'ottimismo del premier Draghi a Rimini: l'Italia ce la farà. Abbiamo superato la pandemia, prima la crisi del 2008 e, nel nostro territorio, il crac delle Popolari venete. Tutti insieme, cittadini, imprese, sindacati, politici, governo e anche banche, possiamo farcela anche questa volta. Rimango ottimista e fiducioso. Ma tutti i partiti devono firmare questo patto straordinario per il Paese».

 

Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 15:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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