Energia, contro il caro bollette nuove misure per 10 miliardi per le imprese

Mercoledì 19 Gennaio 2022 di Roberta Amoruso
Energia, contro il caro bollette nuove misure per 10 miliardi per le imprese

ROMA - Arrivano oltre 10 miliardi per salvaguardare la competitività delle imprese. E quindi evitare chiusure a catena.

Si può fare tagliando i costi fissi in bolletta e recuperando parte degli extra-profitti delle imprese energetiche. Ma anche tagliando l'Iva. Una via che farebbe ulteriormente crescere il conto dei tagli. È una priorità per il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani di fronte all'impennata dei prezzi dell'energia. E dunque se gli interventi sui meccanismi di mercato vanno decisi a livello Ue, ci sono almeno 5 «strumenti di compensazione» ora al vaglio del premier Draghi. Un pacchetto di proposte studiate dal Mite che arrivano a 10 miliardi (oltre all'utilizzo degli 1-1,4 miliardi di extragettito sulle accise proposto dal Mise) e che può fare davvero la differenza per azzerare, o quasi, almeno quegli 11 miliardi di oneri di sistema che appesantiscono ogni anno le bollette. Si tratta della componente Asos che copre gli oneri di sostegno alle fonti rinnovabili, considerato un interesse generale. I tempi sono infatti cambiati, i costi di produzione delle rinnovabili si sono notevolmente ridotti, ed è ora di una riforma «strutturale» che vada oltre le pezze importanti messe dal governo da luglio a oggi per alleggerire i rincari per 26 milioni di famiglie e 6 milioni di microimprese. Ora bisogna aiutare anche le più grandi, soprattutto quelle energivore che oggi incontreranno il ministro Giorgetti al Mise. Del resto «la stabilizzazione dei prezzi non è imminente», ha spiegato il ministro.

LA RIFORMA DI LUCE E GAS

L'Italia come spiegato da Cingolani sta valutando un nuovo intervento temporaneo sull'Iva, dopo la riduzione sul gas (dal 18% al 5%) riconosciuta a famiglie e microimprese. Un dossier delicato che tocca direttamente il gettito a favore del Tesoro (l'Iva in bolletta vale circa 10 miliardi), e che in queste ore è al vaglio del Mef. È toccato al Mise, invece approfondire i risparmi possibili sugli incentivi alle rinnovabili. Innanzitutto, dalla cartolarizzazione, quindi dallo spostamento in avanti, degli oneri di sistema, anche attraverso l'emissione di bond, si può ottenere una riduzione di circa 3 miliardi. Almeno altri 1,5 miliardi possono essere ricavati dalle risorse delle aste C02 che in genere vanno a Mite e Mef. Si può arrivare anche a 2 miliardi in base alle stime per quest'anno. Altri 4-5 miliardi potrebbero arrivare di fatto dagli extraprofitti delle società energetiche. Il Mite immagina più una rimodulazione degli incentivi che tenga conto dei prezzi di mercato, che una tassazione degli ex-post degli utili. Dunque altri 1,5 miliardi si possono recuperare riducendo gli incentivi al fotovoltaico ancorandoli ai prezzi dell'energia ante-crisi a fronte di un allungamento della concessione. Altri 1-2 miliardi si possono raccogliere dagli impianti idroelettrici non incentivati e non con contratti a lungo termine. Si tratta di 40 terawattora di idroelettrico. I contratti vanno «assolutamente rispettati», ha spiegato il ministro, ma l'operazione da concordare può valere 1 a 2 miliardi l'anno. L'ipotesi è quella di intervenire su metà della produzione nazionale estraendo tutto il margine, quindi i profitti, oltre un livello di equa remunerazione che potrebbe essere individuato per esempio in 50 terawattora (ieri il prezzo dell'elettricità era oltre i 200 euro per megawattora). Infine, altri 1,5 miliardi potrebbero arrivare con la negoziazione a medio-lungo termine delle energie rinnovabili. L'obiettivo è sganciare il prezzo delle rinnovabili da quello del gas. Tutte misure da accompagnare al raddoppio dell'utilizzo di gas nazionale. Da vendere magari alle imprese a prezzi vantaggiosi. Ma per Matteo Salvini non basta. 

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