Tassa caldaie, l'Europa frena sull'imposta: svolta green al palo

L’Europarlamento contro le misure anti-inquinamento per case e auto. Nel mirino anche i maggiori oneri per il consumo di benzina e diesel

Martedì 7 Giugno 2022 di Gabriele Rosana
Caldaie, l'Europa frena sulla "tassa": svolta green al palo
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«I costi della transizione ecologica non possono pesare sulle tasche dei cittadini». Soprattutto adesso che il ritorno della guerra nel continente ha spinto i prezzi dell’energia su valori record. E l’Europa si prepara a un mezzo passo indietro. È alzata di scudi al Parlamento europeo contro l’iniziativa della Commissione di istituire un prelievo sulle caldaie, per il riscaldamento domestico e anche su benzina e diesel per il trasporto su gomma, una misura anti-inquinamento che aumenterebbe i costi in bolletta e la fattura alla pompa di benzina per gli utenti Ue.

La proposta per limitare l’uso dei combustibili fossili nei consumi privati, dalla caldaia al serbatoio dell’auto, era stata avanzata in origine un anno fa, in tempi in cui la rivoluzione verde non doveva fare i conti con la fuga anticipata dalle forniture russe. Non avrà vita facile al dibattito parlamentare di oggi e soprattutto domani, quando gli eurodeputati saranno chiamati a votare su otto dei dodici provvedimenti contenuti nel “Fit for 55”, il maxi-pacchetto con cui l’Ue vuole ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030 (rispetto ai valori del 2030). Tappa intermedia verso l’obiettivo di lungo periodo del Green Deal, che punta a fare dell’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

«Chi inquina paga» è il principio alla base della logica che Bruxelles, nel luglio di un anno fa, ha voluto estendere dal comparto industriale anche alle famiglie, inglobando pure trasporti e edifici: da quasi vent’anni il sistema Ets (acronimo inglese che sta per Emission Trading Scheme) ha introdotto una sorta di “permesso a inquinare” venduto su un mercato dedicato, che adesso Bruxelles vorrebbe replicare anche per caldaie e carburante. Quando la Commissione mise a punto i contenuti del suo ambizioso “Fit for 55”, introducendo all’ultimo momento l’istituzione di un meccanismo Ets II, parallelo rispetto all’originario che rimarrebbe dedicato alle grandi industrie, e limitato solo a trasporti su strada e riscaldamento domestico, la decisione fu avversata all’interno da molti membri del collegio presieduto da Ursula von der Leyen, a cominciare dal numero due Frans Timmermans, socialista, che del pacchetto Clima è pure titolare.

Sostenuta in particolare dall’allora governo tedesco, la proposta andò però avanti, destinata tuttavia a fare i conti con l’opposizione della maggioranza dell’Europarlamento e di molti Stati membri, sempre timorosi dell’avvento di un movimento come quello dei gilet gialli ma su scala europea. Ecco allora che al primo tornante arriva la battuta d’arresto: nel testo che dovrà essere approvato domani dalla plenaria dell’Eurocamera, e che ha già ricevuto il via libera dalla commissione parlamentare Ambiente, gli eurodeputati chiederanno che il sistema che crea un Ets II per edilizia e trasporti fissi un tetto al prezzo a 50 euro per permesso e, soprattutto, che si limiti solo a quelli commerciali e risparmi le abitazioni e i mezzi privati dei cittadini Ue, perlomeno fino al 2029, se non più tardi. Un’eventuale estensione - è la richiesta che voterà l’Aula - potrà essere avanzata dalla Commissione solo dopo un’attenta valutazione dell’impatto del provvedimento. Almeno metà dei guadagni prodotti dalle aste del nuovo Ets per edifici e trasporti su strada dovrebbe poi essere destinata al Fondo sociale per il clima che stanzierà sostegni economici per accompagnare la decarbonizzazione dei nuclei familiari a basso reddito. 

Il passaggio

Ma domani il Parlamento europeo dirà la sua anche su altri sette provvedimenti del “Fit for 55”, in vista del negoziato con il Consiglio: altri due riguardano la riforma dell’Ets originale, con l’estensione del meccanismo di scambio delle quote di emissione a tutto il trasporto aereo in partenza dall’Europa e la fine rapida entro il 2025 (due anni prima della data prevista dall’esecutivo) delle quote gratuite riconosciute alle industrie inquinanti. Poi, tra gli altri testi normativi, c’è l’introduzione della “Carbon Tax”, cioè il prelievo sul carbonio alla frontiera che preoccupa i partner commerciali dell’Ue, e l’obiettivo emissioni zero per le automobili nel 2035, che farebbe abbattere la scure Ue sulla produzione di veicoli a benzina e diesel nei prossimi 15 anni.

Ultimo aggiornamento: 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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