Dopo anni di rendimenti ridotti praticamente a zero, la crescita dell’inflazione e l’intervento delle banche centrali volto per ricondurla sotto controllo ha ridato fiato ai rendimenti obbligazionari. Il rendimento del Btp decennale sul mercato è sui massimi dal 2013 e il ritorno dell’appetito degli investitori per le obbligazioni era già presente nell’ultima emissione del Btp Italia, confermato con forza dal Btp trentennale. Ora tocca al nuovo Btp Italia. Sarà in offerta dal 6 al 9 marzo l’edizione numero 19 del BTp italia, il titolo di Stato pensato per i piccoli risparmiatori e indicizzato all’inflazione. Il nuovo strumento al centro della strategia del governo con l’obiettivo di riportare quote crescenti del debito pubblico nelle mani degli investitori italiani, avrà una durata di 5 anni e offrirà il consueto premio dell’otto per mille a chi lo acquista in asta e lo mantiene in portafoglio fino alla scadenza.
Gli scenari
Con i rendimenti a questi livelli, i Btp tornano appetibili, visto che non si vedono all’orizzonte rischi concreti per i conti italiani. Senza contare che in una prostettiva di inversione della politica monetaria, un taglio dei tassi può portare a far crescere i prezzi e rendere conveniente un alleggerimento delle posizioni anche prima della scadenza. Ci sono però delle variabili da considerare nel dosare i titoli governativi in portafoglio. La Bce ha confermato che partirà a breve il QT-Quantitative Tightening, ovvero la riduzione del bilancio della Bce da tutti quegli asset che la banca centrale ha acquistato nell’ambito del programma lanciato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi. «Il ritmo di tale riduzione», ha detto, «sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese dall’inizio di marzo alla fine di giugno 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo».
Ma i falchi del Nord sono già in agguato, manifestando il desiderio che lo smobilizzo dei BTP e degli altri debiti sovrani oggetto di shopping della Bce con il precedente QE avvenga a un ritmo ancora più veloce. Secondo i calcoli di Giulia Branz di Scope Ratings gli investitori privati dovranno aumentare i titoli di stato italiani detenuti di circa 90-120 miliardi di euro all’anno, nei prossimi anni, per soddisfare sia gli elevati bisogni di finanziamento del governo che per compensare la fine degli acquisti di BTP & Co da parte della Bce. Questo vuol dire che sarà cruciale l’apporto degli investitori italiani e soprattutto degli investitori retail, visto che gli investitori stranieri hanno ridotto la loro quota investita nei titoli di Stato italiani dal 33% del totale del 2021 al 28%.
Il risparmio
Del resto, la dote custodita nei portafogli degli italiani non è da poco. Ed è su questa che conta il governo Meloni per rifinanziare il debito italiano nei prossimi mesi ed anni. Gli asset finanziari detenuti dagli italiani ammontano a 4,8 trilioni di euro, di cui 1,6 trilioni di euro sotto forma di cash e depositi. Di qui la convinzione che le prossime emissioni del Tesoro avranno rendimenti molto appetibili. Scope rating conclude sottolineando la solidità dei conti italiani. Al momento l’Italia può vantare una stabilità, grazie alla maggioranza parlamentare che sostiene il nuovo governo e all’impegno del governo Meloni di adottare una politica che si basa su rapporti sereni con l’Unione europea. L’outlook dell’Italia, sia in termini di crescita del Pil che di conti pubblici appare inoltre resiliente. Sotto i riflessori anche la resilienza dello spread e dei tassi, visto che i tassi sui BTP, nonostante la riduzione del sostegno della Bce. Dai dati dell’Eurotower è emersa la riduzione cumulativa netta, da parte della Bce, di BTP & Co detenuti con i suoi programmi PEPP e PSPP, pari a 746 milioni di euro, dalle elezioni italiane del settembre del 2022 a oggi.