Btp e Bund, differenziale a quota 139. L’Istat alza le stime di crescita e lo spread cala ai livelli del 2022

Nell’ultimo trimestre dell’anno il Pil è salito dello 0,2%, più delle attese. Il traino delle costruzioni

Mercoledì 6 Marzo 2024 di Michele Di Branco
Btp e Bund, differenziale a quota 139. L’Istat alza le stime di crescita e lo spread cala ai livelli del 2022

Crescita un po’ meglio del previsto con riflessi positivi anche sullo spread. E, dunque, sui conti pubblici. Doppia notizia positiva per l’Italia. Nel quarto trimestre del 2023 il Pil è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nei confronti del quarto trimestre del 2022. Lo ha accertato l’Istat che, nella stima dei conti economici trimestrali, ha confermato la crescita congiunturale rispetto alla stima preliminare di fine gennaio. In termini tendenziali, invece, la crescita risulta in lieve rialzo rispetto allo 0,5% registrato in via preliminare. Un piccolo miglioramento, insomma. Ma capace di farsi sentire sui mercati. Lo spread tra Btp e Bund, infatti, ha chiuso sui minimi da gennaio 2022. Vale a dire il livello più basso da oltre due anni. Nella seduta di ieri il differenziale di rendimento tra il Btp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco si è attestato a 139 punti base (136 punti il minimo a metà seduta), contro i 142 punti della chiusura della giornata precedente. In decisa flessione anche il rendimento del BTp decennale benchmark, che ha segnato un’ultima posizione al 3,7%, dal 3,81% del closing della vigilia, in questo caso al minimo da inizio di quest’anno. 
Entrando più nel dettaglio sull’andamento del Pil, l’Istat ha osservato che «la crescita è spiegata soprattutto dagli investimenti, dalla domanda estera netta e dalla spesa delle Pa che hanno fornito contributi positivi pari rispettivamente a 0,5, 0,4 e 0,1 punti».

Per contro, tuttavia, i consumi delle famiglie e delle Istituzioni sociali private hanno sottratto 0,8 punti alla crescita del Pil, mentre il contributo della variazione delle scorte è risultato nullo. Tra le componenti dell’offerta, in crescita dell’1,1% il valore aggiunto dell’industria, per via del forte incremento delle costruzioni cresciute del 4,7%, mentre sono in lieve calo sia l’agricoltura, sia i servizi. Quanto ai principali aggregati della domanda interna, sono in diminuzione rispetto al trimestre precedente i consumi nazionali dello 0,9%, mentre gli investimenti fissi lordi crescono del 2,4%, le importazioni dello 0,2% e le esportazioni dell’1,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,2 punti alla crescita del Pil a seguito del contributo negativo di 0,8 punti percentuali dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private. Per contro, sia gli investimenti fissi lordi sia la spesa delle Pa hanno fornito un contributo positivo alla crescita del Pil, rispettivamente pari a 0,5 e 0,1 punti percentuali. Positivo anche il contributo della domanda estera netta, che è risultato pari a 0,4 punti percentuali, mentre nullo è stato quello della variazione delle scorte. In crescita dello 0,8%, evidenzia l’Istituto di statistica, sono risultate le ore lavorate, dello 0,5% le posizioni lavorative, dello 0,6% le unità di lavoro e dello 0,4% i redditi pro-capite. 

I PAESI ESTERI

Fuori dai confini, la situazione resta piuttosto fluida. Nel quarto trimestre, il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,8% negli Stati Uniti e solo dello 0,1% in Francia, mentre è diminuito dello 0,3% in Germania, confermando la forte sofferenza di Berlino. In termini tendenziali si è registrata una crescita del 3,1% negli Stati Uniti e dello 0,7% in Francia, mentre in Germania si è registrata una diminuzione dello 0,2%. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,1% nel confronto con il quarto trimestre del 2022.

Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 12:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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