Bruno Le Maire, ministro dell'Economia della Francia: «Un nuovo Patto di stabilità e più investimenti anti-crisi»

Giovedì 18 Marzo 2021 di Umberto Mancini
Bruno Le Maire, ministro dell'Economia della Francia: «Un nuovo Patto di stabilità e più investimenti anti-crisi»

Spinta agli investimenti, rafforzamento della collaborazione tra Francia e Italia sulle nuove tecnologie, impegno a rendere più competitiva l’Europa rispetto a Cina e Stati Uniti, anche cambiando le regole Ue e modificando il Patto di Stabilità. Bruno Le Maire, da quasi quattro anni ministro dell’Economia francese e responsabile dell’attuazione del Recovery Fund per il suo Paese, ha le idee chiare su come affrontare il futuro e vincere la sfida della pandemia.

E’ a Roma per incontrare i ministri Franco, Colao e Giorgetti e fare il punto sulle strategie della ripartenza che illustra in questa intervista esclusiva al Messaggero.


Ministro Le Maire, Francia e Italia sono stati tra i primi paesi a promuovere il Recovery Fund: quali sono le sfide future e le aree di collaborazione in cui Parigi e Roma possono lavorare per dare una spinta alla ripresa?
«Credo che la parola chiave per il 2021 debba essere investimento. L’Europa deve investire, investire, investire. Nel 2020 abbiamo protetto l’economia, nel 2021 dobbiamo rilanciarla. Questo è estremamente importante perché abbiamo due concorrenti, Cina e Stati Uniti, le cui economie sono già ripartite. In particolare la Cina, dove la ripresa è già molto significativa. Quindi è fondamentale che l’Europa acceleri l’attuazione del suo piano di rilancio per permetterci di innovare e continuare a partecipare alla corsa tecnologica. Perché il Ventunesimo secolo sarà all’insegna dell’innovazione e delle nuove tecnologie. Da questo punto di vista, credo che la nostra cooperazione con l’Italia sia esemplare e debba continuare in nuove aree».

 
In quali, esattamente?
«Vedo due nuovi spazi entro i quali possiamo correre insieme, con l’obiettivo di rafforzare la sovranità tecnologica europea. Il primo è lo sviluppo dell’idrogeno: stiamo per lanciare un importante progetto di interesse comune europeo (Pice) e speriamo che sia notificato prima della fine del 2021 onde poter mettere a terra i progetti già nel 2022. La Francia investirà 7 miliardi di euro sull’idrogeno e vogliamo che l’Italia partecipi pienamente a questo progetto. Il secondo spazio di crescita riguarda l’elettronica. Abbiamo visto chiaramente durante questa crisi che è rischioso essere troppo dipendenti dall’Asia per la produzione di semiconduttori. Noi, francesi e italiani, abbiamo un’azienda esemplare in questo settore: STMicroelectronics. Vorremmo che Francia e Italia si impegnassero in un secondo progetto in questo settore, con l’obiettivo di diventare indipendenti nella produzione di semiconduttori, in particolare per l’industria europea».


E sulla salute cosa intendete fare? Quali progetti sul tavolo? Si tratta di una emergenza assoluta che va affrontata insieme.
«Stiamo lavorando su inviti coordinati a presentare piani tra gli Stati membri affinché possa nascere un progetto di interesse comune europeo».


L’Europa ha bisogno di nuove regole, di recente lei ha fatto cenno a modifiche, una volta finita l’emergenza, al Patto di stabilità. Come dovrebbe cambiare? Come può essere reso più flessibile e adattato ai nostri tempi?
«Con l’Italia e con il commissario Paolo Gentiloni abbiamo un’ottima cooperazione. Siamo anche convinti che le finanze pubbliche devono essere ben gestite. Dobbiamo mantenere un principio di responsabilità. Semplicemente perché, quando sarà il momento, sarà necessario ricostituire le riserve per poter affrontare una possibile nuova crisi. Come possiamo farlo? Abbiamo bisogno di un dibattito sulle nuove regole di bilancio a livello europeo, che dovranno tenere conto delle conseguenze di questa crisi. Dobbiamo fare attenzione a non ripetere gli errori del 2010-2011, quando abbiamo voluto consolidare le nostre finanze pubbliche troppo rapidamente, il che ha avuto un impatto negativo sulle nostre economie. Oggi la mia priorità è il sostegno economico».


Il premier Draghi e il presidente Macron, che si sono recentemente sentiti, sembrano avere un rapporto consolidato. Saranno in grado di dare la spinta necessaria per far uscire l’Ue dalla crisi e allo stesso tempo cambiare alcune regole europee?
«Sono convinto che la cooperazione italo-francese abbia guadagnato nuovo slancio dall’arrivo di Mario Draghi alla guida del governo italiano. Abbiamo sempre avuto un ottimo scambio con l’Italia, e le confermo che il presidente Macron apprezza Draghi in modo particolare. Io stesso ho avuto l’opportunità di lavorare con lui a lungo quando era presidente della Banca centrale europea».

 
Ci sono molti temi sul tappeto, molti nodi da sciogliere.
«Noi francesi abbiamo molte aspirazioni in comune con l’Italia, dalla riforma del Patto di Stabilità allo sviluppo di nuovi progetti industriali oltre a quelli menzionati, dall’accelerazione dell’integrazione della zona euro, con l’unione bancaria, fino alla creazione di un bilancio comune. Su tutti questi temi siamo in linea con l’Italia e questo dovrebbe permetterci di rafforzare la sovranità dell’Europa irrobustendo le nostre economie».


Ministro, cosa le ha insegnato questa terribile pandemia?
«Credo che ci siano molte lezioni da imparare da un punto di vista economico e finanziario. La prima lezione da trarre è la necessità di essere più indipendenti nelle nostre catene del valore. Abbiamo constatato quanto è pericoloso l’eccessiva dipendenza dall’estero per i principi attivi delle medicine, dei semiconduttori e delle batterie elettriche. Dunque, è imperativo rafforzare l’indipendenza economica. La seconda lezione è finanziaria, lo dico chiaramente: ci ha salvato la Bce. Grazie a ciò, la zona euro ha tenuto, sicché abbiamo potuto coordinare efficacemente le nostre politiche economiche. È la prova che l’Unione è uno scudo efficace contro la crisi e che è nel nostro interesse collettivo rafforzarla. Su queste due questioni, economica e finanziaria, siamo decisamente più forti se restiamo uniti: se avessimo agito singolarmente, avremmo sicuramente sofferto di più».


La Francia, come l’Italia, si è sempre affidata all’Europa, alla capacità dell’Unione di essere all’avanguardia nelle questioni economiche, ma anche di proporre riforme. Che consiglio darebbe al nostro neo ministro dell’Economia, Daniele Franco?
«Non credo di avere consigli da dare a nessun ministro delle finanze. Stiamo lavorando insieme, ciascuno dà ciò che ha. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con Daniele Franco e le assicuro che è stato uno scambio eccellente. Naturalmente registriamo con favore l’ambizione del governo italiano di mettere mano a riforme essenziali nel campo dell’amministrazione, della giustizia e della concorrenza. Sono riforme che vanno nella giusta direzione. E sia Franco che l’Italia potranno contare sul mio sostegno quando il Piano nazionale di rilancio e resilienza italiano sarà presentato alla Commissione e agli Stati membri».


Il suo ministero ha messo online lo stato di avanzamento delle spese del vostro piano di rilancio, “France Relance”. Non sarebbe logico che l’Italia facesse lo stesso?
«Penso che questa sia una modalità che tutti gli Stati europei dovrebbero abbracciare. Il piano France Relance comprende molte spese, molti investimenti. Penso sia assolutamente necessario essere trasparenti con i nostri cittadini sulla destinazione dei fondi, per questo abbiamo messo online il nostro piano. Sottoporrò questo schema a Franco, poi sarà l’Italia a decidere quale modalità scegliere per comunicare con i suoi cittadini».


Lei è ottimista sul livello di cooperazione che si è instaurato tra i nostri due Paesi. Durerà anche in futuro?
«Dobbiamo approfittare di questa crisi trasformando le criticità in opportunità per rafforzare la cooperazione franco-italiana. Sono ministro dell’Economia e delle Finanze da quasi quattro anni, e ho sempre voluto rafforzare i legami tra Francia e Italia. Dopo questa emergenza economica e sanitaria, spero davvero che si possano costruire nuovi progetti sempre più ambiziosi con l’Italia, al servizio della crescita e dell’occupazione».
 

Ultimo aggiornamento: 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA