Gualtieri: «Imprese, aiuti versati dal fisco. Ma nessuna statalizzazione»

Domenica 10 Maggio 2020 di Andrea Bassi e Luca Cifoni
Gualtieri: «Imprese, aiuti versati dal fisco. Ma nessuna statalizzazione»

Ministro Roberto Gualtieri, il decreto maggio fatica a vedere la luce. Pesano i contrasti nella maggioranza su alcune questioni centrali. La più importante riguarda l'intervento dello Stato a sostegno delle imprese. Dobbiamo prepararci a una nuova fase di massiccia presenza dello Stato nell'economia?
«Nessuna mano invisibile potrà mai porre riparo da sola a una crisi globale di questa portata. Lo Stato ha il dovere di intervenire a difesa e in sostegno dei lavoratori e delle imprese. Nessuno vuole statalizzare l'economia, ma servono interventi che siano al tempo stesso di protezione e di stimolo del nostro sistema produttivo. E' ciò che sta avvenendo nel mondo, ed è quello che stiamo facendo in Italia con interventi la cui dimensione non ha precedenti nella storia repubblicana».

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Con gli imprenditori sembra essere calato il gelo. Il presidente designato Carlo Bonomi definisce assurdo che lo Stato prima faccia indebitare le imprese e poi si propoga di entrare nel capitale; ma soprattutto che l'intervento del governo non può essere tutto debito e sussidi. I sussidi finiranno e ci troveremo con un debito enorme. Ci aiuta a capire qual è il senso di una manovra da 155 miliardi?  Qual è il giusto equilibrio tra prestito e contributo a fondo perduto?
«Questo governo considera assolutamente centrale il tema della vitalità delle imprese italiane, che tutti noi vogliamo restino il cuore pulsante della nostra economia. Abbiamo sempre detto che la liquidità garantita dallo Stato è necessaria ma non sufficiente. Per questo, oltre a erogare contributi a fondo perduto e sgravi agli affitti alle aziende più piccole per quasi dieci miliardi, garantiremo un supporto nella forma di equity o di strumenti ibridi di capitale alle imprese medio-grandi in difficoltà, per le quali il fondo perduto non è ammesso».

Questo supporto sarà in linea con le nuove regole europee che prevedono specifiche condizioni sia sui tempi e la remunerazione del sostegno statale sia sul regime di bonus e dividendi delle società che ne usufruiscono? 
«Sicuro, Ciò avverrà attraverso un patrimonio destinato di 50 miliardi conferito alla Cassa Depositi e Prestiti. Segnalo peraltro che il coinvolgimento di Cdp nell'acquisto di partecipazioni temporanee di minoranza nel capitale delle imprese figura anche tra le proposte che ci ha inviato Confindustria. Per quanto riguarda le Pmi, invece prevederemo dei forti incentivi fiscali alla ripatrimonializzazione, una garanzia pubblica su una parte del nuovo capitale, e la possibilità di ricevere un contributo patrimoniale nella forma di un titolo ibrido che non prevede alcuna partecipazione alla governance, e una parte del valore del quale potrà essere trasferito gratuitamente alle imprese che avranno investito in innovazione e sostenibilità e mantenuto l'occupazione. Si tratta di un insieme di interventi organico e coerente che sarà tra i più ampi e ambiziosi d'Europa. Siamo impegnati in un dialogo costruttivo con Confindustria per rafforzarlo ulteriormente». 

Quali misure di sviluppo entreranno nel decreto? Il decreto nasce per accordare dei bonus relativi ad aprile ma a metà maggio non è ancora in Gazzetta Ufficiale. Cosa ha imparato lo Stato dai problemi con le procedure dei precedenti provvedimenti? 
«I tempi sono stati condizionati dal ritardo con cui la Commissione Ue ha adottato le nuove regole sugli aiuti alle imprese, che costituiscono il cuore del decreto insieme allo sblocco degli investimenti e alla semplificazione delle procedure amministrative. La nuova indennità Inps per autonomi e stagionali sarà erogata in automatico in pochissimi giorni agli oltre 3,7 milioni di persone che l'hanno già percepita senza bisogno di nuova richiesta, e contiamo che il contributo a fondo perduto, a cui provvederà l'Agenzia delle entrate, arrivi alle imprese entro i primi di giugno. Naturalmente è stato frustrante constatare che una parte delle risorse stanziate tempestivamente il 17 marzo, con il dl Cura Italia, si sia impantanata nei meandri della burocrazia, mi riferisco in particolare alla Cig in deroga, per la quale due milioni di lavoratori stanno ancora aspettando il pagamento. Con il premioer Conte abbiamo chiesto all'Inps e al ministero del Lavoro di predisporre misure di semplificazione di una procedura che è evidentemente troppo complessa». 

Nel Def il governo prevede che quest'anno l'Italia avrà un debito del 155%. La Commissione Ue prevede quasi il 160%. La Bce sta comprando Btp sul mercato sostenendo i corsi dei nostri titoli. Ma la Corte Costituzionale tedesca ha sentenziato che la Bce è probabilmente uscita dal seminato del suo mandato. C'è il rischio che l'azione della Bce si indebolisca? Cosa accadrebbe se i mercati perdessero la fiducia negli interventi di Francoforte?
«L'indipendenza dalla Bce non è in alcun modo vincolata dalle Corti nazionali ed è garantita dal diritto dell'Unione, sul quale l'unico organismo titolato ad esprimersi è la Corte di Giustizia. Per l'Italia questi principi sono fondamentali. L'azione della Bce proseguirà con immutata efficacia a sostegno dell'economia europea e della stabilità finanziaria e sono certo che il governo tedesco e la Bundesbank, destinatari di questa singolare sentenza, sapranno fornire alla corte di Karlsruhe le chiarificazioni richieste». 
Il dipartimento Tesoro sta immaginando un nuovo strumento specifico per gli investitori retail e le famiglie. A grandi linee, come si differenzierà dal Btp Italia e in che modo sarà finalizzato al finanziamento delle spese per il superamento della crisi Covid?
«Ora siamo molto concentrati su un buon esito dell'emissione del Btp Italia prevista per i prossimi giorni. Stiamo anche lavorando su un nuovo prodotto per il retail che avrà caratteristiche diverse dal Btp Italia, ma che analogamente al Btp Italia andrà a finanziarie le spese per fronteggiare la crisi Covid e rilanciare l'economia».

Che fine ha fatto il progetto Green bond? È stato messo in pausa?
«No, il lavoro tecnico procede. Si tratterà poi nei prossimi mesi di trovare una finestra di mercato adeguata per il varo del primo titolo».   

L'Italia utilizzerà il Fondo salva-Stati oppure peserà il no avanzato da M5S?
«È positivo che dal primo giugno il Mes potrà offrire a tutti i paesi una nuova linea di finanziamento a 10 anni per il 2% del Pil a tasso vicino allo zero per spese sanitarie e di prevenzione dirette e indirette legate al Covid, senza condizioni aggiuntive presenti e future. Si tratta di una rete di sicurezza la cui disponibilità concorre a rafforzare la stabilità finanziaria. Qualora valuteremo l'opportunità di un suo utilizzo sarà naturalmente coinvolto il Parlamento».

A che punto sono le trattative per la costituzione del Recovery Fund?
«Siamo impegnati perché sia operativo già nella seconda metà del 2020 e abbia dimensioni tali da contribuire in misura significativa al rilancio dell'economia e al sostegno dei territori e dei settori più colpiti». 

Come sta uscendo il progetto europeo da questa crisi senza precedenti? Di là della contrapposizione Nord-Sud, per chi crede nell'Europa non potrebbe essere questo il momento per far avanzare ragionevoli proposte di rafforzamento delle istituzioni, come ad esempio una politica fiscale comune in grado di competere con il campo sovranista?
«Dopo una iniziale reazione inadeguata, c'è stato un importante salto di qualità e si stanno realizzando strumenti che sarebbero stati impensabili prima della crisi: basti pensare al fatto che l'Ue si finanzierà sui mercati per sostenere politiche comuni. È fondamentale che questo slancio non si attenui e che le innovazioni in discussione siano all'altezza delle aspettative e si traducano in rafforzamento permanente della governance economica affinchè l'Europa possa rilanciare il proprio progetto». 

Il governo prima dell'emergenza stava affrontando gravi crisi industriali a partire da Alitalia e Ilva. Il caso Alitalia sembra incanalato verso una nazionalizzazione da 3 miliardi. Quali sono invece i progetti per l'Ilva di Taranto?
«Su Ilva abbiamo iniziato il dialogo con Mittal per il co-investimento dello Stato nella società che produce acciaio a Taranto. Affronteremo presto anche il nodo esuberi, abbiamo detto che non ci saranno licenziamenti ma ci sarà una cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione. Dobbiamo mettere Taranto in grado di produrre acciaio con metodi innovativi, il piano del preridotto e del forno elettrico per la produzione di acciaio green con emissioni ridotte è un importante progetto di politica industriale per il quale utilizzeremo anche fondi Ue».

A proposito di banche. I prestiti garantiti dallo Stato alle imprese arrancano. Il suo collega di governo Patuanelli sostiene che ci sono delle banche che rallentano le erogazioni. A loro volta i banchieri chiedono di essere esentati da responsabilità in caso di default delle imprese che hanno ricevuto il prestito. Dove sta il cortocircuito? 
«I dati sono in netto miglioramento, ma non ancora soddisfacenti. Siamo a quasi 130.000 prestiti per i quali è stata richiesta la garanzia del Mediocredito Centrale per un importo superiore a 6,8 miliardi, mentre per la garanzia Sace rivolta alle imprese più grandi sono attualmente circa 250 le istruttorie aperte da parte delle banche per altrettante operazioni di finanziamento per un valore complessivo di circa 18 miliardi, che appena ultimate riceveranno la garanzia dello Stato in 48 ore. I numerosi esempi di erogazione tempestiva dei prestiti dimostrano che la normativa consente delle procedure rapidissime, ed è quindi ingiustificabile che ci siano casi in cui ciò non avviene e le singole filiali richiedono documentazione non necessaria o si dimostrano più rigide del necessario. Siamo pronti a ulteriori interventi normativi ma questo non deve costituire un alibi per nessuno. È comunque bene ricordare che grazie alla moratoria introdotta nel Cura Italia sono stati congelati oltre 1,6 milioni di prestiti e mutui a quasi 900.000 famiglie e oltre 650.000 imprese per un ammontare complessivo di quasi 180 miliardi di euro». 

Le imprese chiedono soprattutto sburocratizzazioni. Anche su questo il governo ha annunciato interventi. Con quali priorità?
«Si stanno mettendo a punto, con la collaborazione di vari settori del governo e il coordinamento di Palazzo Chigi, misure ad ampio spettro in vari settori, a partire dall'edilizia e dagli appalti. Dopo il sostegno e l'iniezione di liquidità, deve arrivare anche l'alleggerimento delle procedure e degli oneri per lavorare e produrre, eliminando nei settori regolati anche dalle norme europee quel sovrappiù non necessario che ha appesantito tutto il sistema. Si sta pensando anche a misure urgenti di liberalizzazione e semplificazione di tutte le procedure amministrative che interessano cittadini e imprese nei campi più svariati, mettendo al primo posto la fiducia nei cittadini e in quello che dichiarano. Alcune di queste misure saranno già anticipate nel decreto Rilancio, mentre il grosso confluirà in un organico decreto semplificazione».

 Che autunno ci aspetta? Il premier Conte ai sindacati ha detto che il governo farà il possibile, ma che il maxi decreto non sarà la panacea di tutto e non tutti quelli che perderanno il lavoro lo ritroveranno. Temete tensioni sociali?
«Lo straordinario senso di responsabilità con cui i nostri cittadini hanno affrontato questi mesi dimostra non solo che l'Italia ha in sé la forza per superare un momento così critico ma anche quella di affrontare sfide di portata mondiale con un grande spirito di coesione sociale. Ora si tratta di non disperdere i risultati degli sforzi degli italiani. Siamo consapevoli delle difficoltà che ancora ci aspettano, ma stiamo varando misure imponenti che partono dalla ferma volontà di non lasciare indietro nessuno».
 

Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 00:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA