Colf, badanti e baby sitter: niente maxi detrazione: salta lo sgravio anti-inflazione del governo

Nell'ultima bozza del decreto Lavoro scompare il raddoppio della detrazione sui contributi versati dalle famiglie. L'ira delle associazioni

Mercoledì 3 Maggio 2023 di Red. Eco
Colf, badanti e baby sitter: niente maxi detrazione: salta lo sgravio anti-inflazione del governo

Brutta notizia per colf, badanti e baby sitter. Gli sgravi fiscali per la loro assunzione dovevano raddoppiare con l'ultimo decreto Lavoro del governo Meloni, varato l'altro ieri in Consiglio dei ministri e ancora non pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Nell'ultima versione del testo, però, scompare l'innalzamento della soglia di deducibilità dei contributi versati dalle famiglie, che doveva passare da 1.500 a 3mila euro. Il provvedimento è saltato per problemi di copertura finanziaria, con la Ragioneria dello Stato che sta completando le verifiche per cercare le risorse necessarie a tutte le misure. Il testo finale bollinato, quindi, per avere tutti i conti in regola non dovrebbe più prevedere la misura. 

Come doveva funzionare

Il raddoppio degli sgravi fiscali doveva valere per le famiglie, nonché datori di lavori di colf, badanti e baby sitter, agendo sui contributi previdenziali e assistenziali.

Oggi le famiglie in dichiarazione dei redditi possono scalare dal reddito complessivo valido per la definizione dell'Irpef un massimo di 1.549 euro. Con l'ultimo provvedimento si sarebbe arrivati esattamente a 3mila euro per l'anno d'imposta 2023. 

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Perché è saltato

Le difficoltà a far quadrare tutti i conti sembrano aver indotto la retromarcia dell'esecutivo, che non a caso non cita la misura nel comunicato di Palazzo Chigi con cui si presenta il decreto Lavoro. Non è escluso, però, che si sia fatto un ragionamento sul fatto che lo sgravio lo avrebbero avuto solo le famiglie con collaborazioni per diverse ore a settimana, escludendo quelle saltuarie. 

Cosa chiedono le associazioni di categoria

Le associazioni di categoria, comunque, aspettavano questo un piccolo aiuto, per compensare almeno in parte i rincari seguiti all'adeguamento all'inflazione dei contratti.
La richiesta di Assindacolf al governo Meloni è di reinserire la misura del decreto e poi di fare ulteriori passi per aiutare le famiglie, con nuovi incentivi per la regolarizzazione, sgravi sull'intera retribuzione di colf e badanti e una revisione generale di deduzioni e detrazioni fiscali. L'auspicio è che l'esecutivo possa venire incontro alle necessità della categoria con la legge delega sulla riforma fiscale.

Ora, con un'inflazione che resta ancora sopra l'8% a marzo, il timore delle associazioni è che i problemi per le famiglie aumentino con il prossimo round di adeguamenti salariali. Tra qualche mese i contratti costeranno di più e, anche se dovesse tornare all'ultimo istante lo sgravio previsto dal governo, rimarebbe invariata la parte più pesante del costo del lavoro, fatta di ferie, stipendi, tredicesima e tfr. Insomma, come segnala l’Osservatorio Domina, che aveva calcolato il possibile risparmio della nuova maxi-detrazione, senza un intervento decisamente più corposo si rischia di fornire una risposta del tutto insufficiente rispetto agli aumenti dell'ultimo anno e mezzo.

«Il governo avrebbe deciso di eliminare dal Decreto lavoro la proposta dell’innalzamento del tetto alla deducibilità dei contributi Irpef da 1.549,37 a 3.000 Euro, in favore delle famiglie datrici di lavoro che assumono regolarmente colf e badanti; se confermato dal testo bollinato in Gazzetta Ufficiale, sarebbe un’ulteriore occasione persa per sostenere le famiglie nel sopportare il costo del lavoro domestico ma anche per far emergere il lavoro irregolare - dichiara l’avv. Filippo Breccia Fratadocchi, Vicepresidente di Nuova Collaborazione – Associazione nazionale datori di lavoro domestico - C'è grande rammarico per questa scelta perché la misura originariamente prevista, avrebbe determinato un maggiore gettito per le casse dell’Inps. L’importo di 1.549,37 Euro rappresenta infatti la deducibilità massima dei contributi che si ottiene attualmente con orari di lavoro di poco superiori alle 30 ore settimanali. Un passo importante si sarebbe compiuto anche nella lotta al lavoro nero».

Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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