Diesel e benzina più cari dal 5 febbraio (per l'embargo russo): così aumeranno i prezzi dei carburanti

I prezzi dei carburanti, che hanno già superato i 2 euro al litro alla modalità "servito", saliranno ancora di più

Venerdì 3 Febbraio 2023
Diesel e benzina più cari dal 5 febbraio (per l'embargo russo): cosa cambia e come aumentano i prezzi

Per i carburanti è in arrivo un nuovo rialzo dei prezzi. "Colpa" dell'embargo europeo contro il petrolio russo: ciò significa che i prezzi di benzina e soprattutto diesel, che hanno già superato i 2 euro al litro alla modalità "servito", saliranno ancora di più. 

I dati

I dati settimanali del Ministero dell’Ambiente evidenziano come il prezzo al servito per diesel e benzina sia rispettivamente di 2,007 euro al litro e 2,051 euro al litro, mentre al "self" i prezzi sono tra 1,859 e 1,883 euro per la benzina e tra 1,904 e 1,926 euro per il diesel.

I rincari

«Rispetto al 31 dicembre 2022, oggi un litro di benzina costa quasi 23 centesimi in più, con un rincaro del 13,8%, pari a una stangata di 11 euro e 36 per un pieno da 50 litri, 273 euro su base annua considerando 2 pieni di carburante al mese a famiglia, mentre il gasolio sale del 12%, oltre 20 centesimi al litro, pari a 10 euro e 22 centesimi a rifornimento», ha spiegato Dona, il presidente dell'Unione nazionale consumatori. 

Cosa cambia dal 5 febbraio

L'Unione Europea dall'inizio della guerra ha già dimezzato le importazioni di gasolio russo, aumentando quello importato dagli Stati Uniti e da altri Paesi. Dal 5 febbraio verrà vietata l'importazione: da quel giorno ci saranno un milione di barili in meno al giorno un quarto della domanda di tutta l'Ue.

Le scorte

In questi ultimi due mesi c’è stata una vera e propria corsa all’acquisto di prodotti petroliferi raffinati: basti pensare che l’Europa nel 2022 ha importato dalla Russia una media di 600.000 barili al giorno di gasolio, nel mese di dicembre invece la media quotidiana è stata di circa 800.000.

E nel frattempo sono stati “stressati” anche gli altri canali di approvvigionamento: dagli Usa ad esempio sempre a dicembre sono arrivati in Europa 210.000 barili al giorno in più. Si è fatta incetta anche dall’India e dalla Cina. Secondo analisti di settore l’import complessivo nell’Ue di gasolio/diesel non era mai stato così alto dal 2015. Un accaparramento continuato anche nelle prime due settimane di gennaio: secondo quanto riportato dalla Cnn che cita i dati Vortexa, i Paesi europei hanno raccolto quasi 8 milioni di barili di diesel russo.


La situazione in Europa

L’importazione di gasolio da fornitori più lontani, compresi gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, farà aumentare i costi di trasporto del gasolio. «Ci aspettiamo che i prezzi del diesel aumentino in Europa. Ci aspettiamo una sorta di picco a febbraio, marzo» ha dichiarato alla Cnn Mark Williams, direttore della ricerca presso Wood Mackenzie. Non è detto però che peserà per tutti allo stesso modo. Perché all’interno dell’Europa la situazione tra un Paese e l’altro è molto diversificata. Per la Germania non sarà semplice fare a meno del gasolio russo che finora ha contribuito al 30% del suo fabbisogno, e così la Francia e l’Olanda (entrambe al 27%). Per non parlare dei paesi baltici che fino a questo momento hanno importato il 50% del loro fabbisogno di gasolio/diesel dalle raffinerie russe. Sta messo abbastanza maluccio anche il Regno Unito (29%).

Cosa succede in Italia

Da noi in Italia, invece, il discorso è completamente diverso: fino a giugno 2022 la Russia ci forniva soltanto il 5% di gasolio/diesel. Da luglio 2022 la quota è stata completamente azzerata: dalla raffinerie di Putin non è arrivato nemmeno più un barile.

D’altronde con i nostri 13 impianti sparsi per la penisola siamo praticamente autonomi: a fronte di un consumo interno di prodotti raffinati pari a 55 milioni di tonnellate, ne raffiniamo quasi 71. E potremmo spingere ancora di più il pedale sull’acceleratore, visto che la capacità produttiva teorica arriva a 88 milioni di tonnellate (la Germania, invece, ne consuma 92 e nel produce 83). Anche i dati sul solo gasolio sono in linea: ne consumiamo 26 milioni di tonnellate e ne produciamo quasi 30. È abbastanza ovvio però ritenere che una parte della domanda di altri Paesi Ue possa rivolgersi anche alle raffinerie italiane (che già esportano oltre 27 milioni di tonnellate di prodotti) facendo quindi alzare i prezzi anche in Italia.

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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