Bce, piano anti-spread: aiuti ai Paesi ad alto debito. Lagarde segue il modello Draghi

L’obiettivo è prevenire la tempesta sui rendimenti in vista della prima stretta monetaria del decennio

Lunedì 6 Giugno 2022 di Roberta Amoruso
Bce, piano anti-spread: aiuti ai Paesi ad alto debito. Lagarde segue il modello Draghi

La prima stretta monetaria degli ultimi dieci anni non arriverà da sola. Ma sarà anticipata dal giusto antidoto anti-spread a sostegno soprattutto del debito dei Paesi più in difficoltà. Qualcosa di molto simile allo strumento lanciato nel 2012 da Mario Draghi da presidente della Bce con il famoso “what ever it takes”. Dunque, giovedì il consiglio direttivo della Bce potrebbe appoggiare il nuovo “scudo antispread”, un piano di acquisti di obbligazioni governative fresco e rivisto a cui ricorrere in caso di impennata dei rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi più fragili e indebitati dell’Eurozona, come Italia e Spagna. Un buon motivo per rincuorare le Borse, spinte anche dal progressivo ritorno alla normalità in Cina dopo i lunghi e severi lockdown anti-Covid
La mossa della Bce descritta dal Financial Times, ha l’obiettivo preciso di far sapere al mercato, forte e chiaro, che Francoforte è pronta ad agire come potrà per evitare un’esplosione dei rendimenti, da diverse settimane sotto tensione in vista della fine del programma di acquisto di titoli (App) che si chiuderà a breve e del conseguente aumento dei tassi che scatterà a luglio. 

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La stretta monetaria in arrivo serve a frenare un’inflazione che a maggio ha toccato l’8,1% nell’Eurozona, il quadruplo dell’obiettivo di medio termine della Bce.

Ma, nelle previsioni, la maggioranza del Consiglio direttivo spingerà la presidente Christine Lagarde ad utilizzare un linguaggio particolarmente risoluto nel comunicato finale pur di evidenziare che Francoforte è pronta a scendere in campo in caso di eccessiva frammentazione delle condizioni finanziarie nell’Eurozona. Parole che potrebbero riecheggiare nella sostanza quanto dichiarato dalla stessa Lagarde lo scorso 23 maggio sul blog della Bce. «Se necessario», aveva detto, «possiamo definire e dispiegare nuovi strumenti per mettere in sicurezza la trasmissione della politica monetaria mentre ci muoviamo lungo il sentiero della normalizzazione». 

 

Le manovre

I rumor sulle future mosse della Bce al centro del nuovo confronto atteso tra “falchi” e “colombe”, non sono comunque riusciti a rasserenare del tutto il mercato. Dopo un calo iniziale fino a 203 punti base lo spread ha chiuso a quota 208 (3,5 punti sotto i livelli di venerdì scorso), mentre il rendimento è salito al 3,4%, ritoccando i massimi da dicembre 2018, in una seduta di vendite generalizzate per i bond sovrani. Al rialzo dei rendimenti ha contribuito il ritorno dell’appetito al rischio degli investitori, alimentato dall’allentamento delle misure restrittive contro il Covid in Cina e dalle indiscrezioni del Wall Street Journal per la conclusione dell’inchiesta delle autorità di Pechino su Didi, la Uber cinese, le cui app potrebbero tornare presto negli app store. Qualcosa che il mercato ha letto come la fine della pressione regolatoria sui giganti hi-tech del colosso asiatico. Così i listini azionari preso a correre corso, con Hong Kong che ha brillato in Asia (+2,7%) e Milano (+1,6%) maglia rosa in Europa, davanti a Francoforte (+1,3%), Parigi e Londra (+1%). Positiva anche Wall Street mentre Goldman Sachs è convinta che la Fed possa gestire la stretta monetaria senza spingere l’economia e stelle e strisce in recessione. Il diradarsi dei timori sull’economia cinese e sulla continuità degli approvvigionamenti, in scia alle riaperture, ha poi spinto le commodity, con il rame ai massimi da aprile, e i titoli di materie prime, energia e vendite al dettaglio acquistati a piene mani.

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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