Autorizzazioni a pubblica amministrazione: il silenzio-assenso avrà bisogno di una “certificazione”

Mercoledì 28 Aprile 2021 di Andrea Bassi
Semplificazioni: il silenzio-assenso avrà bisogno di una “certificazione”

Il lavoro sul decreto semplificazioni che dovrà accompagnare il Recovery plan, procedono. Sul tavolo è spuntata anche una norma per cambiare la regola del “silenzio-assenso”. Ogni qual volta un cittadino o un’impresa chiede un’autorizzazione a una pubblica amministrazione, se quest’ultima non risponde entro un termine che può andare dai 90 ai 180 giorni, il via libera si ritiene concesso.

Una norma che sulla carta dovrebbe andare già oggi incontro alle esigenze di velocizzazione e di certezza dei tempi dell’azione delle amministrazioni.

Ma in realtà non è così. Soprattutto quando si devono investire cifre rilevanti, l’inerzia di una amministrazione pubblica non viene considerata abbastanza per poter avviare un cantiere o un’opera. Il timore è che possano essere sollevate eccezioni in ogni momenti in grado di fermare i lavori. La norma che dovrebbe essere inserita nel decreto semplificazioni, invece, introdurrà quella che i tecnici al lavoro sul provvedimento definiscono una «clausola di conclusione del procedimento». 

IL FUNZIONAMENTO

Di cosa si tratta? Una volta chiesta un’autorizzazione e decorso il termine senza che l’amministrazione non abbia assunto nessuna decisione, il richiedente potrà chiedere un “certificato” che attesti il silenzio-assenso. In questo modo si avrebbe un atto da opporre alle possibili successive richieste. In effetti, in questo modo, è come se il silenzio-assenso fosse in qualche modo superato. Inoltre, sempre allo studio, c’è l’eliminazione dai procedimenti della pubblica amministrazione, dei cosiddetti termini “ordinatori”, quei termini entro i quali esprimere un parere o adottare un atto che, tuttavia, non sono tassativi perché se sforati non comportano nessuna sanzione per l’amministrazione pubblica.

Tutti i termini insomma, dovrebbero diventare “perentori”. Ieri il ministro Brunetta, proprio per discutere di semplificazioni, ha incontrato il leader della Lega Nord Matteo Salvini. «Abbiamo condiviso pienamente l’urgenza di riformare la Pubblica amministrazione per garantire servizi migliori a cittadini e imprese e per eliminare i colli di bottiglia che strozzano lo sviluppo», ha sottolineato Brunetta.

Che poi ha detto che andrà «avanti con le semplificazioni delle procedure, a partire dal silenzio-assenso per velocizzare le opere». Con Salvini, ha spiegato ancora il ministro, c’è anche una «totale sinergia sullo sblocco e la digitalizzazione dei concorsi. La Pa», ha aggiunto Brunetta, «ha bisogno delle migliori professionalità per realizzare investimenti e progetti a beneficio di 60 milioni di italiani». Sul decreto semplificazioni che sarà adottato molto probabilmente a metà maggio, stanno lavorando diversi ministeri. Oltre alla Funzione pubblica, a comporre il provvedimento saranno anche il Ministero della transizione ecologica e quello delle infrastrutture. 

LE MISURE

Il ministro Roberto Cingolani ha messo già a punto una serie di misure per snellire le procedure che riguardano gli impianti delle rinnovabili. Soprattutto in merito alla partecipazione delle sovrintendenze alle procedure. Secondo la bozza del provvedimento, il ministero della cultura e le Soprintendenze partecipino al «procedimento unico» solo qualora gli impianti si trovino in «aree sottoposte a tutela» o in aree dove vi si «accerti» l’esistenza di beni archeologici. Mario Draghi, invece, ha annunciato in Parlamento una serie di modifiche al codice degli appalti, e l’estensione fino al 2023 delle semplificazioni adottate a luglio dello scorso anno . 
 

Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 21:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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