Meno dirigenti esterni, e più spazio alla crescita dei funzionari interni. È una delle novità contenute nel decreto sulla Pubblica amministrazione approvato giovedì scorso dal governo e che ora attende di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento introduce alcune novità sull’accesso alla dirigenza dello Stato. Innanzitutto mettendo un nuovo limite alle assunzioni dall’esterno, anche a quelle per il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
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LA DECISIONE
La seconda novità è che i funzionari pubblici più “bravi” e quelli a cui già sono stati assegnati posti di responsabilità, avranno una via d’accesso accelerata alla dirigenza pubblica. Con un comma di sole tre righe, il provvedimento voluto dal ministro per la Pa Paolo Zangrillo, aumenta le quote di posti “riservati” agli interni per il passaggio alla dirigenza di seconda fascia. Come funzionerà? Una volta che un’amministrazione avrà deciso quanti nuovi posti di dirigente saranno necessari, potrà riservare ai suoi funzionari interni una quota di posti non superiore al 40 per cento. A questi posti riservati potranno concorrere tutti i funzionari che hanno alle spalle almeno cinque anni di servizio e che abbiano i titoli richiesti per accedere alla posizione. Sarà la Scuola Nazionale della Pubblica amministrazione ad effettuare delle «procedure comparative» tra i candidati e che terranno conto di diversi fattori: la valutazione conseguita nell’attività svolta, dei titoli professionali, di studio o di specializzazione ulteriori rispetto a quelli previsti per l’accesso alla qualifica dirigenziale, e in particolar modo del possesso del dottorato di ricerca, ma anche degli incarichi che il funzionario ha svolto rispetto alla posizione dirigenziale che deve essere coperta.
Nella direzione di “premiare” il personale interno, va anche un’altra norma. Quella che permette una sorta di “stabilizzazione” dei dirigenti che hanno contratti a termine. Si tratta, ancora una volta, dei cosiddetti “articolo 19 comma 6”.
IL PASSAGGIO
Anche per loro ci potrà essere una quota riservata, fino al 30 per cento (oggi è del 15 per cento), per le nuove posizioni dirigenziali che si apriranno all’interno delle amministrazioni. Per essere “stabilizzati” i dirigenti “articolo 19 comma 6” dovranno superare una prova orale che sarà però soltanto a carattere “esperienziale”, ossia basata sul lavoro concretamente svolto nel ruolo occupato nella Pubblica amministrazione.
Ma questa stabilizzazione non sarà possibile per tutti i dirigenti a termine. Per accedere a questa possibilità, sarà necessario comunque avere già un contratto a tempo indeterminato con un’amministrazione. La “stabilizzazione” insomma, è rivolta a quei funzionari pubblici che sono stati promossi sul campo e hanno ottenuto incarichi dirigenziali a termine, mentre non si applicherà ai dirigenti provenienti dall’esterno. Il decreto approvato giovedì, poi, prevede anche la creazione di un Osservatorio del lavoro pubblico presso il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio, con il compito di promuovere le iniziative di indirizzo in materia di lavoro agile, innovazione organizzativa, misurazione e valutazione della performance, formazione e valorizzazione del capitale umano nelle amministrazioni pubbliche. Infine, come previsto, ci sarà il commissariamento del Formez Pa, la società in house del Dipartimento della funzione pubblica. Fino al cambio della governance, sarà direttamente il capo del Dipartimento a svolgere le funzioni di commissario.