Lavoro, oltre 15.000 assunzioni in più, ma l'occupazione è solo temporanea. E mancano specialisti

Mercoledì 26 Gennaio 2022 di Serena De Salvador
Lavoro, oltre 15.000 assunzioni in più, ma l'occupazione è solo temporanea. E mancano specialisti

PADOVA - Dopo l’ecatombe del 2020, il 2021 ha dato i segni di una ripresa economica tanto agognata quanto pronosticata. Le assunzioni sono cresciute, le richieste del mercato (specie per il manifatturiero) non mancano. Eppure il mondo del lavoro padovano, che riflette l’andamento veneto, è quanto mai segnato da precarietà, instabilità, incertezza.

Perché? Perché se la quantità di lavoro e contratti a un primo sguardo sembra non mancare, è invece la qualità ad aver imboccato una china verso il costante ribasso. Il dato che più di tutti lo dimostra è quello delle assunzioni. E su tutto ciò aleggiano gli spettri delle possibili nuove ondate pandemiche e dei folli rincari di materie prime e bollette. 

I NUMERI
A tracciare il quadro sul lavoro dipendente nel settore privato è l’osservatorio di Veneto Lavoro che fornisce il bilancio 2021 raffrontato con i due anni precedenti e prendendo in esame i contratti indeterminati, determinati e di apprendistato. Nel Padovano nel 2021 vi sono state 79.972 assunzioni totali: 15.247 in più rispetto al 2020, quando erano state 64.725. Nel 2019 invece furono 82.420. Va però sottolineato che queste cifre comprendono sopratutto contratti a tempo determinato e apprendistati, dunque occupazioni che durano pochi mesi. Veneto Lavoro ha eseguito la stessa comparazione anche prendendo in esame il mese di dicembre. Ecco che a dicembre scorso in provincia si contavano 5.369 assunzioni, 1.744 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (3.625), mentre nel 2019 erano state 4.965. Anche in questo caso però non bisogna dimenticare che si tratta di dati che comprendono anche posizioni a tempo determinato, rinnovi e apprendistati.
E un peso decisivo ha avuto il blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre. I contratti a tempo indeterminato, protetti anche dalla cassa integrazione, hanno segnato un calo costante ma contenuto. Anche l’apprendistato, nonostante le assunzioni degli ultimi mesi 2021, ha avuto una contrazione, ma è sui tempi determinati che si è scaricato il maggior peso degli effetti del Covid, con un affossamento concentrato soprattutto a maggio e giugno 2020. Con meno assunzioni, ci sono state anche meno cessazioni dei contratti, ma tra queste a crescere sono state le dimissioni (+9% rispetto al 2019).


L’ANALISI
«La situazione è tutt’altro che rosea – spiega Aldo Marturano, segretario generale della Cgil padovana – I numeri in sé denotano una crescita delle assunzioni, come c’è anche una rinnovata domanda di prodotti e servizi. Eppure se quantitativamente il lavoro sembra andare bene, è la qualità a essere sempre più carente. I contratti a tempo indeterminato sono ormai un’esigua minoranza, circa uno su dieci, e ciò crea un’economia senza stabilità, con sempre più lavoratori poveri (in Italia sono 8 milioni). In tutto ciò le aziende faticano a trovare personale specializzato e per questo le assunzioni sono solitamente a termine. Aggiungiamo i folli rincari di materie prime e utenze ed ecco che la crescente inflazione fa sì che i salari non possano reggere. Lo dimostra anche la grande fuga dal terziario, vessato dalle chiusure, verso altri settori come il manifatturiero, dove però, come detto, poi non si trovano lavoratori specializzati. Le dimissioni toccano infatti anche punte del 40%».
«Il Padovano rispetto ad altri territori riesce a galleggiare grazie alla grande varietà di imprese che vanta in tutti i settori – aggiunge Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl Padova Rovigo – Ora però questo potenziale va sfruttato, specie a fronte dei fondi che arriveranno con il Pnrr. Servono investimenti per creare condizioni di lavoro duraturo, ponderando una strategia precisa che tenga conto delle specificità e dei bisogni di ciascuna zona. E serve una formazione mirata e continua, con politiche attive che non vadano a supporto solo della disoccupazione, ma che sappiano creare le tipologie di lavoratori di cui il territorio ha realmente bisogno. A partire dalle scuole e passando per l’università, che è un fenomenale strumento di eccellenza per Padova. La differenziazione deve essere un cavallo di battaglia portato avanti in sinergia da aziende, politica e sindacati, per creare il lavoro di cui c’è davvero bisogno ma anche per farlo fruttare».
 

Ultimo aggiornamento: 07:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci