Lavoro: assumere colf, operai e camerieri sarà più difficile. Cosa cambia dal 13 agosto

Non vale più il rinvio ai contratti collettivi. A chi non si adegua multa fino a 1.500 euro

Domenica 7 Agosto 2022 di Luca Cifoni
Non vale più il rinvio ai contratti collettivi A chi non si adegua multa fino a 1.500 euro

L’entrata in vigore è prevista il 13 agosto: tra pochi giorni, in piena stagione estiva, i datori di lavoro che assumeranno (comprese le famiglie a cui serve personale domestico) dovranno fornire a ciascun neodipendente una comunicazione dettagliatissima su diciassette punti diversi: oltre a informazioni di base come quelle su sede di lavoro, retribuzione e periodo di prova anche l’eventuale variabilità degli orari lavorativi o dei cambiamenti di turno, le modalità di recesso e quelle di fruizione delle ferie e altri elementi ancora.

Insomma le lettere di assunzione - in forma cartacea o elettronica - si avviano ad essere documenti complessi e ponderosi, difficili da compilare per chi li deve redigere e paradossalmente poco comprensibili per i destinatari.

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LA PUBBLICAZIONE

In larga parte le specifiche richieste vengono oggi sintetizzate attraverso il rinvio ai contratti collettivi di lavoro, ma ora questa procedura a quanto pare non sarà più possibile. Dai consulenti del lavoro ai commercialisti, fino a varie associazioni imprenditoriali, si moltiplicano gli appelli al governo per un rinvio della nuova normativa. Che prevede tra l’altro multe salate per chi non rispetta gli obblighi: da 250 a 1.500 euro per ciascun lavoratore. E le sanzioni si applicano anche nel caso di mancata risposta entro 60 giorni ai dipendenti già assunti che chiedono di ricevere le stesse informazioni. La novità è scattata con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, lo scorso 29 luglio, del decreto legislativo 104/2022, ora noto come “decreto trasparenza”: dopo i consueti 15 giorni diventerà operativo. Il provvedimento recepisce una direttiva europea e ha l’obiettivo - del tutto condivisibile - di assicurare ulteriori tutele ai dipendenti, intervenendo in quelle situazioni in cui la mancanza di chiarezza sulle condizioni di lavoro si trasforma in privazione di diritti o in sfruttamento. Ma a detta dei critici dà una lettura esageratamente formale e burocratica delle indicazioni di Bruxelles. E poi arriva alla vigilia di Ferragosto senza nessuna preparazione, senza indicazioni o circolari e nemmeno una modulistica che possa permettere ai datori di lavoro di rispettare effettivamente l’obbligo. Insomma il contrario di una semplificazione.

LA PLATEA

La platea interessata è larghissima, con poche eccezioni. Sono compresi tutti i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato o determinato, o a tempo parziale, compresi quelli del settore agricolo e della pubblica amministrazione, poi i titolari di contratto di lavoro somministrato, intermittente, di collaborazione o di prestazione occasionale, infine i marittimi e i lavoratori domestici: quest’ultimo è un dato particolarmente rilevante perché le famiglie normalmente sono escluse dagli adempimenti più gravosi per colf badanti o altri collaboratori (ad esempio non hanno il ruolo di sostituto d’imposta). Di fatto restano fuori solo i lavoratori autonomi, i dipendenti pubblici che operano all’estero, i titolari di rapporti di lavoro che non superano le tre ore a settimana e pochissimi altri.

 

Come accennato, l’appesantimento per i datori di lavoro non riguarda solo le nuove assunzioni ma anche i rapporti di lavoro in corso al primo agosto, per i quali possono essere richieste dagli interessati le stesse informazioni di dettaglio, con obbligo di risposta entro sessanta giorni. Un onere che tocca anche le amministrazioni pubbliche, per le quali potrebbe tradursi - evidenziano i consulenti del lavoro - in un aggravio ai danni dell’utenza. Proprio i consulenti del lavoro con il loro Consiglio nazionale, così come l’analogo organismo dei Dottori commercialisti, hanno chiesto al ministro del Lavoro Orlando un periodo transitorio per l’applicazione delle nuove regole, nel quale non scattino le sanzioni. La richiesta è forte anche da parte delle associazioni imprenditoriali, che vorrebbero pure chiarimenti sulle modalità operative.

GLI ALTRI PUNTI

Il provvedimento contiene in realtà anche altri punti tutti da approfondire. Ad esempio l’articolo 8 specifica in linea generale che il datore di lavoro non può vietare al dipendente lo svolgimento di altre attività lavorative al di fuori dell’orario, salvo i casi di pregiudizio per la salute, esigenze di servizio pubblico o conflitto di interesse. Mentre l’articolo 10 introduce una procedura in base alla quale il lavoratore con almeno sei mesi di anzianità presso lo stesso datore di lavoro o committente potrà chiedere «che gli venga riconosciuta una forma di lavoro con condizioni più prevedibili, sicure e stabili, se disponibile». In caso di risposta negativa della controparte, la richiesta potrà essere ripetuta dopo sei mesi. Resta da capire che margine di applicabilità effettiva avrà questo principio, dal quale sono esplicitamente esclusi i lavoratori domestici. Per quanto riguarda la formazione, viene specificato che qualora sia richiesta per legge o per contratto deve essere svolta gratuitamente e considerata come orario di lavoro.

Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 19:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA