Assegno unico a rischio taglio per 7 milioni di famiglie, cosa fare per evitare di ricevere di meno

Per avere gli aumenti va aggiornato l’Isee. Corsa contro il tempo: manca solo un mese. Chi non invierà la nuova dichiarazione si fermerà alla soglia minima di 50 euro

Domenica 29 Gennaio 2023 di Francesco Bisozzi
Assegno unico a rischio taglio per 7 milioni di famiglie, cosa fare per evitare di ricevere di meno


ROMA Arrivano gli aumenti dell’assegno unico per i figli, ma in realtà circa sette milioni di assegni sono a rischio tagli. Infatti chi riceve oggi più della cifra minima, cinquanta euro a figlio, deve aggiornare il proprio Isee tramite la Dsu, la Dichiarazione sostitutiva unica, entro il 28 febbraio. Altrimenti a partire da marzo si dovrà accontentare dell’importo base, riservato a chi ha al momento una soglia Isee sopra 40mila euro o non identificata. 

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Assegno unico a rischio taglio 

In particolare, ammontano a quasi 4 milioni gli assegni che in caso di mancato aggiornamento dei parametri economici di riferimento vanno incontro a una vera e propria stangata: parliamo dei beneficiari con Isee fino a 15mila euro, quelli che oggi incassano 175 euro al mese (senza tener conto delle maggiorazioni) e che se non comunicheranno il nuovo Isee nei tempi previsti si vedranno decurtare 125 euro al mese.
La legge di Bilancio ha introdotto aumenti per i nuclei numerosi: viene per esempio incrementata del 50% la maggiorazione mensile per i nuclei con almeno 4 figli, che quindi passa da 100 a 150 euro. Mentre sale del 50% l’assegno per i nuclei con tre o più figli a carico, limitatamente agli importi per i figli di età compresa tra uno e tre anni, per livelli Isee fino a 40mila euro. 


L’Inps ha chiarito che a partire dal mese di marzo l’erogazione avverrà d’ufficio – sarebbe a dire che gli attuali beneficiari non devono presentare una nuova domanda – specificando però che in assenza di una nuova Dsu, con i dati Isee aggiornati, l’assegno 2023/2024 sarà erogato «con riferimento agli importi minimi previsti dalla normativa», corrispondenti come detto a cinquanta euro a figlio.

Da marzo a novembre del 2022, ha rilevato sempre l’Inps, sono stati erogati con l’assegno unico universale 11,6 miliardi di euro per 9,5 milioni di figli, riferiti a una platea di circa 5,6 milioni di famiglie richiedenti. Gli importi medi mensili sono risultati pari a 233 euro per nucleo e a 146 euro per figlio. Circa il 47% degli assegni pagati per figlio si riferisce a beneficiari appartenenti a nuclei con Isee inferiore ai 15mila euro, quindi parliamo di quasi la metà dei precettori. Circa il 23% dei figli, invece, appartiene a nuclei familiari che non hanno presentato Isee. 

L’importo di partenza dell’assegno per ciascun figlio minore, in assenza di maggiorazioni, è di 50 euro senza Isee o con Isee pari o superiore a 40mila euro. La cifra massima è di 175 euro, per Isee fino a 15mila euro, che con le maggiorazioni può raggiungere la soglia dei 195 euro. Per quanto riguarda i nuclei percettori di reddito di cittadinanza (anche loro possono attingere alla misura lanciata la scorsa primavera per razionalizzare le prestazioni di sostegno rivolte alle famiglie con figli) quelli con almeno una mensilità della prestazione integrata dall’assegno unico erano a novembre 493mila (per 835mila figli). Nel loro caso si procede al calcolo dell’integrazione dell’assegno unico universale sottraendo, dall’importo teorico dell’assegno spettante, la quota di sussidio relativa ai figli che fanno parte del nucleo familiare. L’importo medio mensile di tale integrazione è risultato pari a 166 euro per nucleo nel periodo preso in esame. 


LE CIFRE
Quindi, se è vero da un lato che a partire dal primo marzo sarà più semplice ricevere l’assegno unico universale per i figli a carico, visto che l’Inps proseguirà in automatico il pagamento per chi già ne usufruisce, dall’altro sono diversi milioni i beneficiari che incasseranno la cifra base se non comunicheranno in tempo i dati relativi alla loro situazione finanziaria. La buona notizia, per gli eventuali ritardatari, e che chi aggiornerà l’Isee entro il 30 giugno potrà comunque ottenere gli importi arretrati ricalcolati in base al parametro dal mese di marzo. Chi arriverà dopo questa data, al contrario, non avrà più diritto alle somme non corrisposte in precedenza.
 

Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA