Sul tavolo della Commissione europea due proposte alternative per chiudere il dossier Ita-Alitalia. Le ha messe a punto il Tesoro, d’intesa con la newco guidata da Fabio Lazzerini e dopo un summit a Palazzo Chigi, per sbloccare l’impasse e provare a rompere il muro della Ue.
Gli euroburocrati guidati da Margrethe Vestager vorrebbero invece che la newco cedesse su tutti questi fronti, senza porre altre questioni. Di più. Premono perché Ita parta con una mini flotta, un numero limitato di slot e senza la tradizionale livrea tricolore, il tutto per marcare in maniera evidente la discontinuità tra le due società. Non contenti del fuoco di sbarramento alzato nell’ultima call di ieri sera, hanno anche fatto sapere a Roma che non sono ancora arrivate le integrazioni richieste per ottenere i ristori Covid per i mesi di gennaio e febbraio.
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Le criticità
Il che significa che a fine mese non ci saranno i soldi per pagare gli stipendi e la Cig agli 11 mila dipendenti della compagnia. Ma la colpa questa volta non è di Bruxelles perché ad essere in clamoroso ritardo, anche in considerazione della particolare situazione, sarebbe la struttura commissariale guidata da Giuseppe Leogrande. Che solo ultimamente è stata integrata da altri due commissari: Gabriele Fava e Daniele Santosuosso. Si tratta di circa 30 milioni di indennizzi Covid fermi al palo, ossigeno puro per le buste paghe di piloti, hostess e personale di terra. Ma anche per i fornitori di Alitalia.
Secondo quanto risulta al Messaggero, il costo medio di una mensilità di stipendi, incluso l’anticipo della Cigs base, che dovrebbe essere pagata dagli uffici Inps - ma finora è stata erogata dalla compagnia per la quota base (fino a circa mille euro lordi al mese) - salvo poi compensare l’importo con i versamenti dovuti, è di circa 20 milioni. AZ ha pagato in ritardo gli stipendi di marzo e, denunciano i sindacati, adesso bisogna trovare le risorse anche per il carburante, le tasse aeroportuali e di navigazione. Altrimenti gli aerei resteranno a terra e i libri di Alitalia finiranno in tribunale. Dal Mef è cresciuto in queste ore il pressing sui commissari per accelerare le pratiche e scongiurare che a fine mese possa scoppiare una vera bomba sociale. Anche perché i costi per mantenere la struttura non sono modesti. Ed è forse anche per questo, per evitare che la situazione si avviti in maniera irreparabile, che oggi i tre ministri incaricati dal premier Mario Draghi di sbrogliare il dossier - Giancarlo Giorgetti, Daniele Franco ed Enrico Giovannini - si incontreranno dopo il summit con il presidente del Consiglio. Con il duplice obiettivo di ottenere l’ok dalla Commissione europea per Ita e l’invio dei ristori. Ieri in serata dal vertice a Palazzo Chigi è emerso l’impegno ad accelerare i tempi. Confermata la linea Draghi: accordo entro 24 ore o Ita andrà da sola, affittando gli aerei da Alitalia.