Sanità integrativa, scatta la stretta sulle prestazioni

Mercoledì 2 Febbraio 2022 di Marco Barbieri
Sanità integrativa, scatta la stretta sulle prestazioni

La pandemia non ha lasciato nulla come prima.

Soprattutto sul fronte sanitario.

Mentre il sistema pubblico ha dovuto arginare – in quantità e qualità – gli effetti della patologia Covid, alla sanità integrativa è toccato di soddisfare almeno in parte la domanda inevasa di salute, quella rimasta senza risposta da parte del Sistema sanitario nazionale (Ssn) a causa dell’emergenza sanitaria. Visite specialistiche, analisi di laboratorio, interventi non programmabili nel pubblico a causa della saturazione da Covid: «Nei primi nove mesi dello scorso anno abbiamo erogato 4 milioni di prestazioni, a fronte dei 2,5 milioni dell’intero 2020». I numeri raccontano da soli il cambiamento. Quelli forniti da Silvano Bettini e Michela Spera, presidente e vicepresidente di Metasalute sono chiari. E spiegano in gran parte la necessità di adeguare la polizza contrattuale per coprire tutti i lavoratori metalmeccanici (e i familiari a carico del dipendente): 1,2 milioni di iscritti e 1,8 milioni di assistiti.

EFFETTO RAFFREDDAMENTO

 Era lecito aspettarsi che le limitazioni imposte dalla pandemia avessero avuto un effetto di raffreddamento sull’erogazione di servizi sanitari. «È stato vero forse nel 2020, complice il lockdown le prestazioni sono cresciute di poco, nell’ordine di circa il 10% rispetto al 2019. Ma nel 2021 il ricorso ai servizi offerti dalla polizza è esploso» aggiunge Bettini. Il più grande fondo sanitario integrativo contrattuale, Metasalute, un mese fa ha dovuto comunicare ai propri iscritti la necessità di definire una politica di compartecipazione, imponendo dei massimali di spesa, franchigie e scoperti. «I piani sanitari senza limitazioni non sono più praticabili, abbiamo preferito rinegoziare una copertura con il gestore per assicurare non solo per il 2022, ma per tutto il 2023, un’efficace tutela della salute degli iscritti con prestazioni qualitativamente rilevanti, anche per i familiari a carico. E siamo certi che non c’è nessun Fondo, a parità di contribuzione, che attualmente offra di meglio». Il presidente Bettini spiega così la necessità di ricorrere a un adeguamento delle prestazioni, senza dover ricorrere a una nuova gara per cercare un gestore, «che in questa congiuntura di mercato avrebbe preteso molto di più e dato molto di meno». Il rapporto con Rbm-Intesa Sanpaolo continua quindi per altri due anni. Il tempo necessario, si spera, per uscire dall’incubo Covid. «Senza rinunciare a prestazioni di assoluta qualità, pensi solo alla copertura odontoiatrica. Non a caso l’utilizzo della nostra polizza è del 40%, più del doppio di quanto viene utilizzato dagli iscritti di altri fondi contrattuali» spiega Spera. Bisogna ricordare che la quota a carico dell’azienda è di (soli) 156 euro all’anno per ogni lavoratore, e non si è registrata alcuna morosità, nonostante la crisi. Tuttavia, la platea degli iscritti ricomprenderà in forma gratuita i figli fiscalmente a carico fino a 26 anni, con la possibilità di iscrivere senza limiti di età i figli con disabilità. Saranno esclusi dall’iscrizione gratuita i figli non fiscalmente a carico, che avranno comunque l’opportunità di aderire al Fondo mediante il versamento della contribuzione. Per i familiari non fiscalmente a carico è previsto un lieve incremento della contribuzione per accedere ai Piani sanitari. «Abbiamo sempre puntato sulla prevenzione – prosegue Spera – e continueremo a farlo. Per procedere alla prestazione è sempre sufficiente la prescrizione del medico di base, cioè non interveniamo solo di fronte a una patologia conclamata, o dopo un intervento, a rimborso, ma anche e soprattutto nelle fasi diagnostiche preventive». L’offerta robusta e articolata è possibile anche grazie alle caratteristiche del partner. Rbm Intesa Sanpaolo assicura una solidità che in tempi di crisi – come questo di pandemia che stiamo vivendo – è un vantaggio. La scorsa estate l’Antitrust ha sottoposto Rbm Intesa Sanpaolo a un’indagine a fronte di alcune denunce di qualche migliaio di consumatori per “pratica commerciale aggressiva”, con condotte e omissioni volte “a ostacolare l’esercizio dei diritti che derivano dal rapporto contrattuale”. Si sa, sui grandi numeri la percentuale di errore diventa più visibile, ma a fronte di una platea di 1,8 milioni di assistiti, il problema si è manifestato in poche migliaia di casi. La sanità integrativa è stata messa alla prova, in maniera diversa, ma pur sempre severa, dagli effetti della pandemia. «I metalmeccanici sono il motore dell’Italia – conclude Bettini – vogliamo candidarci a trovare nuove forme di collaborazione con il sistema sanitario pubblico, magari attraverso convenzioni che possano riguardare anche l’intramoenia e l’alta diagnostica». 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 19:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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