Nella riforma fiscale sul tavolo del Consiglio dei ministri, ci sarà anche il riordino delle cosiddette “spese fiscali”.
IL GETTITO STATALE
Cosa emerge? Ci sono ben 204 spese fiscali ognuna delle quali “erode” il gettito statale di meno di 10 milioni l’anno. Si tratta, insomma, di micro-aiuti settoriali. I primi che potrebbero essere oggetto della prossima revisione. Negli anni passati le ipotesi di revisione sono state del resto molte. Si è andati dai tagli lineari delle detrazioni e deduzioni, fino all’abbassamento di uno o due punti percentuali di tutte le voci che oggi danno diritto ad uno sconto del 19% sull’imposta (dalle palestre, alle spese funerarie, lasciando fuori soltanto gli interessi sui mutui per le prime case e le spese sanitarie). In generale tutti i tentativi di mettere mano al dossier delle agevolazioni si sono infranti contro le proteste delle varie categorie interessate a questo o quello sconto di imposta, che si sono puntualmente mosse in reazione ad ogni ipotesi di riordino. Anche l’idea di un taglio trasversale è in fondo un tentativo di aggirare questa difficoltà. Stavolta però c’è la volontà di fare almeno il primo passo. La relazione presentata dal ministero dell’Economia traccia un quadro dell’andamento delle spese fiscali atteso nel 2022-2023. Se il 2021 si chiuderà, come detto, con un ammontare di “sconti d’imposta” di 68 miliardi, nel 2022 questa cifra scenderà a 64,6 miliardi, per risalire leggermente nel 2023 a 65,1 miliardi di euro. La riduzione nel prossimo biennio sarà, comunque, di circa 3 miliardi. Salvo misure straordinarie.
I SUSSIDI
Nella Nadef su questo tema non vengono date altre particolari indicazioni. Viene invece espressamente prevista la «revisione» dei sussidi ambientalmente dannosi, alcuni dei quali comunque rientrano anche tra le spese fiscali. Si tratta di oneri per circa 17 miliardi l’anno che vanno a beneficio di produzioni che sono considerate inquinanti. Nella Nadef è spiegato che «le entrate derivanti dalla revisione delle imposte ambientali e dei sussidi ambientalmente dannosi andranno utilizzate per ridurre altri oneri a carico dei settori produttivi». Ma non sarà un passaggio semplice da attuare, come dimostrano le ultime misure che il governo ha assunto per ridurre l’impatto in bolletta dell’aumento dei costi energetici. Il taglio dell’Iva sul gas, per esempio, può a tutti gli effetti essere considerato un sussidio ambientalmente dannoso. Non solo. Con il petrolio che viaggia a quota 80 dollari al barile, cancellare i sussidi al diesel, uno dei principali sussidi ambientalmente dannosi inseriti nel catalogo del governo, potrebbe risultare molto complesso. Per ora l’unica cosa certa è l’intenzione di agire su questo fronte. Ma il modo è ancora tutto da decifrare. Nella relazione sulle spese fiscali che accompagna la Nota di aggiornamento del Def, il governo dà anche un’altra importante indicazione sulla prossima riforma fiscale. «Stabiliti i principi guida della riforma», spiega il documento, «saranno predisposti i decreti attuativi, per riformare nel concreto il nostro sistema fiscale. Oltre al Parlamento e al Governo, in questa occasione», si legge ancora, «saranno coinvolti gli esperti più autorevoli e le strutture della Pa competenti, e saranno naturalmente ascoltate le parti sociali».